Albania, fine del "sogno", Da terra promessa per i Vip della tv al duro caso di Michele d'Angelo
L'incidente stradale costato la vita a un ragazzino e l'incubo carcere. I familiari: "Intervenga Meloni, è dentro da due mesi"
Albania, dal sogno della tv dei Vip all'incubo carcere per uno sfortunato incidente stradale
Sono passati solo dieci anni ma sembra già una vita. Nel 2015 l'Albania era considerato un Paese in grande crescita e un segnale era arrivato dall'iniziativa di Agon Channel, una emittente televisiva italiana fondata da Francesco Becchetti che operava dall'Albania e si rivolgeva al pubblico italiano, con l'intento di delocalizzare la produzione televisiva, anche se il progetto ebbe vita breve e il canale chiuse nel novembre 2015, venendo poi sostituito da ABC. Tra i conduttori italiani che hanno lavorato per Agon Channel ci sono stati Simona Ventura, Sabrina Ferilli e Maddalena Corvaglia. Altri volti noti coinvolti, come Luisella Costamagna e Diego Abatantuono, hanno partecipato a diversi programmi del canale. Questa tv rappresentava una sorta di "terra promessa".
Ma nel breve tempo molte cose sono cambiate, quella tv ha chiuso e i conduttori sono tornati a lavorare in Italia. Nel frattempo Italia e Albania hanno anche stretto l'accordo sui "migranti", ma quel centro di detenzione voluto dal governo al momento è un rebus, tra leggi europee e decisioni dei giudici il progetto al momento non decolla. Ma il rapporto tra il premier albanese Edi Rama e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è molto solido e su questo punta la famiglia di Michele D'Angelo per risolvere una questione giudiziaria intricata.
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Dal carcere albanese di Fier, dove è detenuto da quasi due mesi in seguito a un incidente stradale nel quale è rimasto vittima un ragazzino di 15 anni, morto tre giorni dopo in ospedale, la voce di Michele D’Angelo, professore di Biologia dell’università dell’Aquila, arriva attraverso la compagna Vanessa Castelli, anche lei collega di Ateneo. "Ho avuto un crollo psicologico, ma cerco di resistere. Non chiediamo privilegi, - si sfoga l'uomo in carcere in Albania e lo riporta La Repubblica - ma rispetto dei diritti fondamentali e delle garanzie che ogni cittadino dovrebbe avere, soprattutto in momenti così difficili".
"Dopo l’incidente, - spiega la compagna - ci aspettavamo che la polizia venisse a interrogare noi e i numerosi testimoni. Non vedendo arrivare nessuno, abbiamo deciso di recarci al commissariato la sera stessa. Ma era chiuso. Il mattino seguente ci siamo diretti al commissariato di Valona, dove un poliziotto ci ha detto di tornare a Fier. È stato solo dopo la nostra presentazione spontanea che Michele è stato trattenuto. Le accuse riguardano il mancato rispetto del codice stradale perché l’allontanamento dal luogo dell’incidente prevede solo una sanzione amministrativa". L'appello alla premier Meloni: "Dopo due mesi il mio compagno è molto provato La premier chieda a Tirana il rispetto dei diritti".