Biden-Putin: entrambi sognano il disgelo, ma l'accordo è ancora lontano

La strategia di Usa e Russia dietro le dichiarazioni ufficiali del summit di Ginevra. Dentro l'agenda delle relazioni bilaterali. Con Pechino sullo sfondo

di Lorenzo Lamperti
Esteri
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A quasi tre mesi esatti di distanza da quell'intervista in cui gli diede dell'"assassino", Joe Biden incontra Vladimir Putin a Ginevra. Un summit molto atteso, in una città completamente blindata. Sono stati mobilitati circa duemila agenti della polizia locale e 900 agenti di altre parti della Svizzera. Anche l'esercito è presente con mille uomini, mentre lo spazio aereo è stato temporaneamente ridotto in un raggio di 50 chilometri e fino a seimila metri. L'incontro è stato posto sotto un "alto livello di minaccia" e gli hotel in cui soggiornano le due delegazioni sono guardati a vista.

BIDEN-PUTIN, QUELLO CHE CONTA DAVVERO NON VERRA' DETTO IN CONFERENZA

E' già stato chiarito che al termine dell'incontro non ci sarà una conferenza stampa congiunta, ma ce ne saranno due separate. Avvertenza: le dichiarazioni ufficiali si possono ascoltare e registrare, ma quello che davvero conta in questo summit sarà quello non verrà detto. Quantomeno non davanti a microfoni e telecamere. Le tensioni tra Stati Uniti e Russia, ma anche tra buona parte dell'Unione europea e Russia, non consentono sostanziali scostamenti dalla linea retorica mantenuta durante il G7 di Cornovaglia e il vertice Nato di Bruxelles.

Come sempre in questi incontri bilaterali, ma ancor di più in questa occasione, ciò che conta davvero è quanto si diranno i due interlocutori faccia a faccia, lontani da agende e taccuini. E, ancora più importante, la strategia di Pentagono e Cremlino, quella che non si annuncia ma si porta avanti nel tempo. Che l'agenda sia vasta, molto più vasta di quanto verrà detto a livello ufficiale, lo dimostra che non sono stati previsti limiti di tempo alla durata dei colloqui, così come è stata data ampia autonomia ai due presidenti che potranno restare in compagnia dei rispettivi rappresentanti diplomatici, il segretario di Stato Usa Antony Blinken e il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, oppure restare anche a dialogare da soli.

BIDEN-PUTIN, L'AGENDA DEI COLLOQUI

Ma che cosa può esserci nell'agenda dei colloqui? Partiamo dagli aspetti che potrebbero essere esplicitati per passare poi a quelli più strategici. Innanzitutto, dovrebbero essere annunciati i ritorni dei rispettivi ambasciatori a Mosca e Washington. Un piccolo segnale comunque di riavvio di una relazione diplomatica precipitata ai minimi termini negli scorsi mesi, dopo i tentativi di Trump di riavvicinarsi a Mosca soffocati dal Pentagono e dal Russiagate. Spazio anche al riavvio del dialogo sul tema del controllo degli armamenti, dopo che Trump e Putin hanno messo fine ad alcuni accordi bilaterali in tal senso (con l'obiettivo di includere anche la Cina).

Da una parte, Biden si mostrerà duro sulle presunte influenze russe nei processi democratici occidentali e sulla questione della sicurezza cibernetica. Così come sul dissidente Navalny. Dall'altra parte, Putin ribadirà le sue posizioni sull'aggressività di Stati Uniti e Nato. Ma la realtà è che entrambi vogliono conoscere le rispettive linee rosse e i rispettivi paletti per cercare di dare una maggiore stabilità ai rapporti, seppur non ottimali.

BIDEN-PUTIN, LA STRATEGIA DI USA E RUSSIA

Poi però c'è la strategia. Abbiamo scritto qualche giorno fa di quella statunitense sulla Russia, ma che cosa pensa Mosca della sua posizione nel triangolo con Washington e Pechino? Ufficialmente, la Russia è proiettata a trasformare la partnership con la Cina in un'alleanza. Intervistato dalla tv americana Nbc, Putin ha dichiarato che le relazioni con la Cina rimangono a un livello "senza precedenti".  “La Cina è una nazione amichevole. Non ci ha dichiarato nemici, come hanno fatto gli Stati Uniti”, ha detto Putin.

LA VERITA' SUI RAPPORTI TRA RUSSIA E CINA

La realtà è più complessa. Tra i due giganti euroasiatici ci sono sempre stati sospetti reciproci. La Russia ha finora sempre lasciato campo alla Cina, sia per quanto riguarda la futuribile Via della Seta polare, attraverso la quale Pechino conta di arrivare in Europa passando dall'Artico (complice il riscaldamento dei mari) invece che dall'Indo Pacifico tagliando tempi e rischi di navigazione, sia per quanto riguarda la presenza cinese in Asia centrale. Ma le ha lasciato campo con circospezione, stando attenta per esempio a non svolgere esercitazioni militari nelle acque troppo vicine al proprio territorio, oppure a non aprire la rotta di navigazione più interna. O ancora, a mantenere una forte presa soprattutto difensiva sulle repubbliche ex sovietiche dell'Asia centrale, area in cui Pechino ha investito tantissimo negli scorsi anni guadagnando influenza geopolitica.

Da inizio millennio in poi, in particolare dopo la guerra di Crimea, la Russia è stata isolata dagli Stati Uniti e dall'occidente ed è stata costretta suo malgrado a rafforzare il legame con la Cina. Ma la partnership per ora non si è trasformata in una alleanza strategica. Mosca utilizza il potenziale allineamento strategico con Pechino come arma negoziale con Washington, che finora ha scommesso sull'impossibilità che quell'allineamento si potesse verificare totalmente.

USA-RUSSIA, UNA PARTITA A POKER CON TANTI BLUFF

ra, però, con il Pentagono che ha rivisto le proprie priorità strategiche mettendo in cima all'agenda proprio la Cina, qualcosa potrebbe cambiare. Non è un caso che Robert Kaplan, 'geopolitical chair' del Foreign Policy Research Institute e a lungo consulente del Pentagono ha dichiarato a Repubblica che "l'incontro finale con Putin a Ginevra è parte di un percorso ben inanellato. Stabilire un patto di non belligeranza coi russi, dopo aver rinsaldato le alleanze con gli europei, per isolare ulteriormente la Cina, ridimensionandone la competitività. D'altronde anche Putin si avvia all'incontro con l'intenzione di mandare un messaggio a Xi Jinping: 'Non invadere troppo i nostri interessi economici e politici perché abbiamo altre opzioni'".

Una complicata partita a poker, nella quale quello che viene detto a microfoni e telecamere accese è spesso e volentieri un bluff.