Guerra in Ucraina, travolti i Paesi Baltici: scambi -70% e crescita quasi a zero. Bruxelles corre ai ripari
La Commissione europea ha annunciato un programma di assistenza finanziaria per i Paesi baltici, che hanno subito impatti negativi a causa delle sanzioni contro la Russia
Guerra in Ucraina, Paesi Baltici in sofferenza: scambi -70% e crescita quasi a zero. L'UE prepara un piano d'aiuti
La Commissione europea ha deciso di venire incontro alle richieste dei Paesi baltici, che lamentano di aver subito danni collaterali della guerra in Ucraina. La Commissione europea, infatti, ieri ha annunciato un programma di assistenza finanziaria temporanea destinata ai Paesi baltici, che hanno subito impatti negativi a causa delle sanzioni contro la Russia. L’aiuto è concepito per mitigare la riduzione del turismo, degli investimenti e del commercio con la Russia. La regione è colpita in modo particolarmente duro a causa del calo del turismo e degli investimenti, insieme al crollo del commercio transfrontaliero.
Il Commissario per le Regioni e vicepresidente esecutivo della UE, Raffaele Fitto, sta guidando il piano, che mira a rilanciare le economie della Finlandia e dei suoi vicini baltici, secondo diplomatici e funzionari della Commissione a cui è stato concesso l'anonimato per parlare liberamente. L’assistenza finanziaria, spiega una fonte della Commissione, potrebbe contribuire a stabilizzare l’economia dei Paesi baltici, riducendo l’impatto di una riduzione del flusso turistico, degli investimenti esteri e delle esportazioni verso la Russia. Una mitigazione potrebbe limitare l’aumento della disoccupazione e la contrazione del PIL.
Il ruolo degli USA
La Commissione europea ha riconosciuto la forte interdipendenza economica che i Paesi baltici, come Estonia, Lettonia e Lituania, hanno con la Russia, soprattutto nei settori del turismo, degli investimenti e del commercio. L’assistenza temporanea mira a compensare le perdite economiche derivanti da queste restrizioni. Questo intervento è anche una conseguenza indiretta della decisione degli Stati Uniti, giunta a settembre, di ridurre o eliminare parte dell’assistenza per la sicurezza diretta a questi Stati, che confinano con la Russia. Al centro dell’attenzione c’è il Baltic Security Initiative (BSI), cornice con cui gli USA hanno finanziato addestramento, equipaggiamenti e modernizzazione delle difese nei tre Paesi.
I Paesi baltici si preparano a portare al commissario Fitto una serie di richieste di sostegno economico che saranno discusse nell’importante vertice che si terrà a Helsinki il 16 dicembre prossimo. “Vogliamo prestare particolare attenzione alla nostra regione – il fianco orientale, compresa la Lituania – perché vediamo l'impatto negativo derivante dalla situazione geopolitica”, ha dichiarato il Ministro per gli Affari Europei della Lituania, Sigitas Mitkus, in un'intervista al giornale Politico.eu all'inizio di novembre. “A volte è difficile convincere gli investitori che abbiamo tutte le strutture necessarie”. Ma qualche scettico avverte che qualsiasi sostegno finanziario immediato che Fitto possa fornire sarà comunque insufficiente a coprire le necessità dei Paesi baltici, data l'entità della sfida e con il bilancio settennale dell'Unione in calo.
L'UE ha infatti concordato 19 pacchetti di sanzioni contro Mosca, nel tentativo (in parte andato a vuoto, almeno per ora) di paralizzare l'economia di guerra russa, che ha finanziato l'invasione dell'Ucraina da parte del Cremlino dal febbraio 2022. Così facendo, Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania hanno subito un duro colpo. Mentre la minaccia di un'invasione del Cremlino ha scoraggiato turisti e investitori, le sanzioni hanno soffocato il commercio transfrontaliero con la Russia, e il tutto è stato aggravato dall'inflazione alle stelle dopo la pandemia. Il calo dei prezzi delle case ha inoltre reso più difficile per le imprese fornire garanzie per ottenere prestiti dalle banche.
Le richieste
“Le persone che avevano legami transfrontalieri con alcune conseguenze economiche li hanno persi”, ha dichiarato due giorni fa Jürgen Ligi, ministro delle Finanze estone. “L'economia estone è stata quella che ha sofferto di più a causa della guerra, che ha causato problemi di investimenti e occupazione”, ha aggiunto Ligi. Secondo le ultime previsioni della Commissione, l'Estonia dovrebbe crescere solo dello 0,6% nel 2025, ben al di sotto della media UE, nonostante si preveda una ripresa dell'attività economica nel 2026 e nel 2027. Un altro segnale di difficoltà finanziarie della zona è stata la violazione, da parte della Finlandia, delle regole di spesa della Commissione nel 2025 a causa di spese eccessive e di un rallentamento economico causato dalla guerra. “Riconosceremo la difficile situazione economica che la Finlandia sta affrontando, compresi gli aspetti geopolitici e la chiusura del confine con la Russia”, ha dichiarato martedì il Commissario europeo per l'Economia, Valdis Dombrovskis.
Le opzioni sul tavolo
Ma le opzioni di Fitto potrebbero essere limitate, fa notare una fonte della Commissione, almeno finché il nuovo bilancio settennale dell'Unione, noto come Quadro finanziario pluriennale (QFP), non sarà in vigore entro il 2028. Anche perché, come visto dalle accese discussioni sulla riforma del bilancio, la coperta rischia di essere corta. Il ministro lituano Mitkus chiede che le aziende baltiche ottengano un accesso preferenziale ai nuovi programmi di finanziamento dell'UE a partire dal 2028, cosa che attualmente manca nella proposta di bilancio della Commissione di luglio.
I funzionari degli Stati in prima linea stanno valutando altre opzioni. Tra queste, l'allentamento delle norme sugli aiuti di Stato da parte di Bruxelles per poter sovvenzionare le aziende in difficoltà e l'obbligo per la Banca Europea per gli Investimenti di fornire garanzie alle aziende che desiderano investire nella regione.