Elezioni moldave: vittoria del partito europeista al Governo tra contestazioni e accuse di brogli. Rischio escalation in Transnistria
Pressioni sull’opposizione, limitazioni al voto all’estero e restrizioni alla stampa mettono in dubbio la trasparenza del processo democratico
Elezioni in Moldova: vittoria del PAS tra accuse di irregolarità e bassa affluenza
Le modalità con cui si sono tenute ieri le elezioni parlamentari in Moldova hanno destato perplessità sia all’interno del Paese che oltre i confini nazionali, segnate da una partecipazione al voto moderata e da ripetute accuse di anomalie. Il voto ha attribuito la vittoria al partito di Governo PAS, guidato dalla Presidente Sandu. Il percorso elettorale è stato accompagnato da episodi che hanno messo in discussione la limpidezza del processo democratico.
Prima del voto, si sono verificati episodi di pressioni su esponenti dell’opposizione, con detenzioni e l’esclusione di candidati indipendenti e liste di partiti rivali. Manifestanti sono stati arrestati, mentre osservatori internazionali, tra cui membri dell’OSCE, e giornalisti stranieri hanno subito rifiuti di ingresso nel paese con giustificazioni ritenute poco serie. Anche alcune emittenti moldave di opposizione, come Canal5, hanno dovuto rinunciare alla copertura del voto per mancanza di autorizzazioni.
Un nodo critico riguarda la partecipazione degli elettori fuori dai confini nazionali. In Europa, il numero di votanti registrati è salito di circa un terzo rispetto alle presidenziali del 2024, arrivando a 275.000. Al contrario, in Russia, dove vivono oltre mezzo milione di moldavi, solo due seggi sono stati attivati, consentendo il voto a appena 4.000 persone. La chiusura anticipata dei seggi alle 21:00, nonostante le file, ha escluso molti elettori. In Transnistria, regione indipendentista non soggetta al controllo dell’autorità di Chișinău, le difficoltà sono state ancora maggiori: con soli otto seggi per 300.000 residenti moldavi e strade bloccate per presunte minacce, il voto è stato fortemente limitato, generando disagi e ritardi.
Problemi significativi sono emersi anche sul fronte della libertà di informazione. In vari seggi europei, le commissioni elettorali hanno richiesto registrazioni non previste a giornalisti indipendenti accreditati da media moldavi, con interventi della polizia che hanno allontanato i cronisti in più occasioni. A Roma, presso il consolato moldavo, i media sono stati scortati fuori, mentre a Milano, dove circolavano voci di possibili irregolarità, l’accesso è stato negato, contravvenendo alle normative locali e agli standard europei sulla libertà di stampa. Un altro punto di frizione è stato il ritiro della lista del partito “Grande Moldova” dalla corsa elettorale, nonostante il suo nome rimanesse sulla scheda, con i voti a suo favore dichiarati poi invalidi. Questo ha alimentato speculazioni su possibili manipolazioni.
Malgrado le contestazioni, il partito di Maia Sandu, PAS, ha conquistato la maggioranza con un risultato inferiore di circa 10 punti percentuali rispetto all’ultimo scrutinio parlamentare, superando comunque la soglia del 50%. Con un consenso più debole rispetto al recente mandato presidenziale, alcuni osservatori paventano che Sandu possa subire influenze esterne, in particolare dall’Unione Europea, in un contesto di crescenti attriti con la Russia. Tale dinamica potrebbe accrescere il rischio di tensioni militari nella zona della Transnistria. Questi eventi sollevano interrogativi sulla solidità democratica del paese e sul rispetto dei principi di apertura e informazione. Per un quadro più chiaro, sarebbe opportuno integrare i dati ufficiali con resoconti di fonti neutrali come Reuters o BBC.