Gli occhi del mondo sullo Stretto di Hormuz, il prezzo del petrolio ai massimi da gennaio

Le possibili conseguenze devastanti dopo l'attacco degli Usa all'Iran

di Redazione Esteri
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Iran, la decisione sullo Stretto di Hormuz e l'impennata del costo della benzina

Balzo dei prezzi del petrolio con un'impennata del 4% all'avvio delle contrattazioni in Asia come conseguenza dell'allargamento del conflitto mediorientale. L'attacco degli Stati Uniti ai siti nucleari in Iran e il rischio di un conflitto mondiale hanno fatto salire alle stelle il prezzo del petrolio. Pochi minuti dopo l'avvio degli scambi le quotazioni si sono stabilizzate ma segnano comunque un netto progresso dei future sia del WTI che del Brent. Un barile di WTI statunitense viene ora scambiato a 75,71 dollari (+2,59%). Dinamica simile anche per il Brent del Mare del Nord, ora a 78,87 dollari pari ad un +2,42%. L'impennata del prezzo del WTI e del Brent registrata all'avvio delle contrattazioni ha fatto toccare alle due commodities di riferimento i massimi da gennaio. Gli sviluppi del fine settimana del conflitto mediorientale hanno riacceso i timori del peggiore scenario possibile per il mercato petrolifero: la chiusura dello Stretto di Hormuz, al largo delle coste iraniane, attraverso il quale passa quasi il 20% del petrolio mondiale, un terzo del traffico petrolifero mondiale.

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Dopo una temporanea impennata dei prezzi del petrolio in seguito ai primi attacchi israeliani del 13 giugno, la scorsa settimana il mercato si è ampiamente moderato, adottando un atteggiamento attendista, dato che il conflitto non aveva finora colpito seriamente le infrastrutture petrolifere iraniane e che fino al fine settimana non vi era stato alcun coinvolgimento degli Stati Uniti. Bloccare anche solo parte di quel flusso spingerebbe il prezzo del barile dai 60 dollari di fine maggio a cento e forse molto oltre; farebbe crollare le borse per i timori sull’inflazione e la crescita. Di certo - riporta Il Corriere della Sera - il governo greco e la Marina britannica ieri hanno avvertito le loro navi: Atene, sede di alcuni dei maggiori armatori al mondo, invita le compagnie a "riconsiderare" i passaggi da Hormuz e Londra avverte che c’è una "minaccia elevata" per la marina mercantile non solo all’ingresso nel Golfo, ma anche nel Golfo di Aden e nell’accesso al Mar Rosso.

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