Joey Mannarino: Lo stratega diventato speaker che porta la politica americana sul palcoscenico globale
L’influenza di Mannarino non si ferma alla strategia. Negli anni, la sua presenza online è cresciuta fino a diventare una forza autonoma. Con oltre 750.000 follower su piattaforme come X e Instagram
Il Maestro della Narrazione: Come Joey Mannarino Sta Riscrivendo le Regole del Potere
In ogni epoca politica c’è una figura che rifiuta di restare nell’ombra. Joey Mannarino è una di queste. Per anni è stato l’architetto dietro campagne che hanno cambiato le narrazioni, trasformato outsider in contendenti e dimostrato che un messaggio, consegnato con precisione, può essere più potente della macchina politica stessa. Oggi, entra sotto i riflettori non come candidato, ma come commentatore e speaker la cui voce supera i confini e sfida le convenzioni.
Non ha seguito il percorso tradizionale dell’insider di Washington. La storia di Mannarino non inizia nei corridoi del Congresso, ma nel mondo della radio R&B, dove ha imparato che è la cultura, non la politica, a dettare come le persone si sentono e reagiscono. Lì ha visto come una canzone potesse smuovere un pubblico, come un ritmo potesse cambiare l’atmosfera di una stanza, e come l’autenticità non potesse essere contraffatta. Quando le elezioni presidenziali USA del 2016 hanno fatto esplodere i confini tra cultura e politica, Mannarino ha compreso ciò che pochi consulenti avevano capito: la politica era diventata performance. E chi poteva controllare la narrazione avrebbe controllato il risultato.
Questa intuizione è diventata la pietra angolare della sua carriera. Come Vicepresidente di Communication Strategies in Ad Victoriam International, Mannarino ha iniziato a consigliare candidati di alto profilo, gruppi di advocacy e comitati d’azione politica. Il suo approccio è stato dirompente, rifiutando i manuali sterili dei consulenti tradizionali. Ha creato messaggi che le persone volevano ripetere, condividere e credere.
Sotto la sua guida, le campagne non solo vincevano, ma ridefinivano il campo di gioco: sono stati raccolti milioni di dollari, comunità intere sono state mobilitate e gli avversari rimanevano a rincorrere trend che lui aveva già innescato. Ma l’influenza di Mannarino non si ferma alla strategia. Negli anni, la sua presenza online è cresciuta fino a diventare una forza autonoma. Con oltre 750.000 follower su piattaforme come X e Instagram, ha costruito un palcoscenico digitale dove il suo commento plasma le conversazioni quotidiane. Le sue opinioni sono spesso polarizzanti, il suo tono senza compromessi. Alcuni lo definiscono controverso, altri lo trovano una ventata di freschezza. In ogni caso, è impossibile ignorarlo. In un’epoca in cui l’attenzione è potere, lui la comanda.
Questa capacità di catturare e guidare il dibattito pubblico si è evoluta naturalmente in qualcosa di più: ingaggi come speaker. Ciò che era iniziato come interviste e commenti è diventato keynote speech, panel e apparizioni internazionali. Mannarino non è più solo la voce dietro una campagna: è la voce nella stanza, che smonta i meccanismi del potere per un pubblico desideroso di capire come la politica funziona davvero.
A conferenze ed eventi privati, esplora l’interazione tra cultura, tecnologia e influenza. Spiega come le campagne vincono non grazie agli slogan, ma alle storie, storie che sembrano personali, anche quando sono costruite a tavolino. Parla dell’ascesa della mobilitazione digitale, dove i movimenti nascono online e crescono più velocemente di quanto le istituzioni possano gestire. E avverte dei rischi di ignorare questo cambiamento: “Se non controlli la narrazione, sarà la narrazione a controllare te”.
Le sue radici italo-americane aggiungono un ulteriore livello alla sua prospettiva. Mannarino trascorre parte dell’anno in Italia, un Paese dove la politica è insieme tradizione e spettacolo, e dove la storia sembra vivere nelle strade. Questa doppia cultura gli permette di unire la velocità delle strategie digitali americane con la sensibilità necessaria nei contesti europei. Non a caso, oggi guida l’espansione di Ad Victoriam International in Europa e America Latina, con l’obiettivo non di esportare semplicemente il metodo americano, ma di adattarlo, costruendo modelli di comunicazione che rispettano la cultura locale amplificando l’impatto.
Questa espansione riguarda anche la costruzione di connessioni. In America Latina, dove i movimenti politici si fondano spesso su narrazioni emotive, le sue strategie trovano terreno fertile. In Europa, dove lo scetticismo verso lo stile americano è forte, la sua capacità di fondere tecnologia e sensibilità culturale gli dà un vantaggio. Non sta imponendo una formula: ne sta scrivendo una nuova.
La verità è scomoda ma inevitabile: l’era della politica come la conoscevamo è finita. I vecchi guardiani, partiti, media tradizionali, consulenti storici, hanno perso il monopolio dell’influenza. La nuova moneta è l’attenzione, e chi sa catturarla detiene le chiavi del potere. Mannarino è uno dei pochi non solo a capirlo, ma a prosperare in questo ambiente. È stratega e performer, costruttore di messaggi e messaggero allo stesso tempo.
I media se ne sono accorti. Le sue analisi sono apparse in interviste e dibattiti internazionali. Le richieste di intervento come speaker si sono moltiplicate: think tank a Washington, panel a Londra, forum politici a Roma, sessioni strategiche in America Latina. Ovunque vada, porta un mix di analisi e storytelling che rende le sue consulenze efficaci. Il pubblico non solo si informa, ma esce sfidato, costretto a mettere in discussione ciò che pensava di sapere sulla comunicazione politica.
Ciò che rende la sua ascesa ancora più notevole è il tempismo. In un momento in cui il discorso politico è frammentato e polarizzato, la fiducia nelle istituzioni bassa e lo scetticismo pubblico alto, Mannarino offre qualcosa di raro: chiarezza. Non promette di rendere la politica meno caotica; spiega perché è caotica e come quel caos può essere sfruttato invece che temuto.
Con la crescita della sua influenza, cresce anche il suo ruolo. Mannarino non si accontenta più di operare dietro le quinte: è entrato a pieno titolo nell’arena pubblica, unendo strategia e presenza, consulenza e commento, competenza e performance. Lo stratega è diventato speaker. E la sua voce conta non perché è la più forte, ma perché sa dove si nasconde il potere. Nella politica moderna, i confini tra consulente, commentatore e thought leader si sono sfumati. Joey Mannarino si muove in questa intersezione, influenzando il dibattito non solo attraverso le campagne che costruisce, ma anche attraverso le idee che condivide apertamente. È passato dal creare messaggi per altri al consegnare i propri. Come scriveva Aristotele, l’arte della retorica non riguarda solo la persuasione, ma la comprensione di ciò che muove le persone. Mannarino ha padroneggiato quest’arte. Il suo passaggio dalle ombre della strategia ai riflettori dei palcoscenici globali dimostra che, nella nuova era della politica, chi sa costruire e pronunciare il messaggio scriverà il futuro. E Joey Mannarino lo sta già scrivendo, un discorso, un commento e una narrazione alla volta.