"Ucraina, Kiev approva il piano di pace di Trump? I punti irrisolti porteranno a futuri rigurgiti di violenze: ecco che cosa ci aspetta"

Intervista a Luigi Chiapperini, Generale di Corpo d’Armata dei Lagunari in quiescenza

di Federica Leccese
Esteri

“Kiev approva il piano di pace, ma i nodi irrisolti potrebbero riaccendere il conflitto”. L'intervista all'ex generale Chiapperini 

Inaspettati i passi avanti da parte di Kiev nell'accettazione del piano di pace mediato dall’amministrazione Trump insieme al presidente russo Vladimir Putin. Secondo i media Usa, infatti, l'Ucraina guidata da Zelensky starebbe per approvare i punti del progetto ideato dal tycoon. Eppure, c’è chi aspetta ancora a cantar vittoria: si tratta davvero dell’inizio di una pace duratura o restano questioni irrisolte che potrebbero prolungare il conflitto? A fare chiarezza è Luigi Chiapperini -  Generale di Corpo d’Armata dei Lagunari in quiescenza, analista militare del Centro Studi dell’Esercito, già comandante dei contingenti multinazionali in Kosovo, Libano e Afghanistan - che ad Affaritaliani ha spiegato quali scenari militari potrebbero aprirsi a breve, indicando i punti dell’accordo da cui dipenderà il suo successo o il suo fallimento. 

Luigi Chiapperini in Afghanistan nel 2012

 

Generale, alla luce della riduzione del piano di pace da 28 a 19 punti e delle modifiche chieste da Kiev, quali sono secondo lei i cambiamenti più delicati che potrebbero determinare il successo o il fallimento di un eventuale accordo?

“Fermo restando che i dettagli relativi ai contenuti dei piani li conoscono a fondo solo i negoziatori e che stiamo pertanto facendo speculazioni su indiscrezioni, quello che si è aperto è sicuramente uno scenario nuovo in quanto finalmente si discute su qualcosa di concreto anche se in un clima di confusione e di fraintendimenti. La prima bozza con i 28 punti, che conteneva una sorta di resa senza condizioni dell’Ucraina, è stata ridotta a 19 proprio per tentare di riequilibrare la situazione. Una base per avviare il processo di pace potrebbe scaturire dalla possibile concordanza dei contendenti su alcuni punti.

Mi riferisco ad esempio alle garanzie di sicurezza all’Ucraina da parte degli Usa basate sull’equivalente dell’articolo 5 del Trattato Nord Atlantico, al consolidamento da parte dell’Ucraina delle pratiche protettive verso le minoranze etniche, linguistiche e religiose, alla continuazione dell’adesione dell’Ucraina al Trattato di Non Proliferazione Nucleare, allo scambio dei prigionieri secondo la formula “tutti per tutti”, alla restituzione di tutti i bambini deportati e di tutti i civili ucraini trasferiti forzatamente e finanche all’accelerazione del processo di integrazione dell’Ucraina nell’Unione Europea.

Ma sussistono certamente altri punti chiesti dall’Ucraina che difficilmente saranno accettati dalla Russia, almeno inizialmente. Non per altro i nodi sulle questioni più controverse sono stati lasciati in sospeso e dovranno essere sciolti da Putin e Zelensky.”

Generale, come valuta la posizione russa rispetto a questi 19 punti? Quali punti potrebbero essere più difficili da accettare per Mosca e perché?

“Le proposte ucraine hanno modificato il piano originale americano laddove conteneva concessioni eccessive e ingiustificate alla Russia oltre che incomprensibili umiliazioni per l’Ucraina. Chiaramente la prima reazione di Mosca è stata di rigetto del piano rivisto in quanto ci sono alcune condizioni sulle quali non intenderebbe transigere. La Russia infatti, in barba al diritto internazionale, pretende tante cose ma in particolare vuole l’annessione completa della Crimea e delle altre quattro regioni oltre che una Ucraina 'demilitarizzata'.

Pertanto il primo punto che Mosca difficilmente accetterà sarà la richiesta ucraina di dichiarare il cessate il fuoco sulla linea di contatto senza che le truppe di Kyiv debbano ritirarsi dai territori del Donbas ancora sotto il proprio controllo così come invece pretendono i russi. Legata a questo primo punto, c’è la questione del destino di quei territori che la Russia ritiene ormai parti integranti della propria Federazione ma che l’Ucraina considera invece occupati ma non annessi de jure alla Russia. 

Riguardo poi alla “demilitarizzazione” dell’Ucraina, Mosca considera una minaccia esistenziale la possibilità che un giorno Ucraina, Moldova e Georgia possano entrare nella Nato. Qui si può  immaginare una garanzia anche ufficiale da parte degli Usa di un proprio veto che però avrebbe valore fino a fine mandato di Trump, con il presidente successivo che potrebbe non attenervisi. Per Mosca è difficile da accettare anche la mancata riduzione delle forze armate dell’Ucraina a 600 mila unità ma qui Kyiv potrebbe anche accettare quel limite in cambio della possibilità di invitare truppe straniere alleate sul proprio territorio.

In sintesi, è una situazione molto complessa e di difficile interpretazione anche perché sono state infrante tutte le regole alla base della convivenza tra Stati sovrani ed è stato calpestato impunemente il diritto internazionale, con una guerra di aggressione che ha violato il principio di intangibilità dei confini internazionali e dell’ordine mondiale. In siffatta situazione, può essere avanzata ogni pretesa adducendo giustificazioni che però lasciano alquanto interdetti.”

Con il recente bombardamento di Kiev in risposta alle modifiche al piano di pace, quali scenari militari e rischi immediati vede sul terreno? Esiste secondo lei una finestra concreta per la pace, o la situazione appare destinata a prolungarsi?

“Sul terreno nell’immediato la situazione cambierà con la stessa velocità con la quale si sta modificando da anni, cioè molto lentamente. Potranno cadere le cittadine di Pokrovsk e di Kupjansk, ma se non cambiano gli attuali presupposti, per conquistare l’intero Donbas ci vorrebbero ancora mesi di guerra con centinaia di migliaia di perdite, specialmente russe. Altri mesi se non anni servirebbero alla Russia per conquistare le rimanenti parti delle regioni di Zaporizhzhia e di Kherson. Mosca, è bene sottolinearlo, dopo quasi 4 anni di guerra di aggressione non ha ancora raggiunto tutti gli obiettivi desiderati e sta provando ad ottenerli dai negoziati, grazie appunto alla inattesa sponda americana. 

Ciò avviene proprio mentre la Federazione russa inizia ad avere grossi problemi economici e continua a subire gli attacchi dei droni e dei missili ucraini che la colpiscono sempre più in profondità. Peraltro, la Russia incurante delle gravissime perdite prosegue la sua offensiva sul terreno mettendo in difficoltà l’Ucraina. 

Kyiv dal canto suo ha dimostrato grandissimo coraggio e capacità combattiva e continua a tener testa, grazie anche al sostegno fondamentale di molti Paesi tra cui l’Italia, a quello che era considerato il secondo esercito del mondo. Ma non sta meglio della Russia, continuando a subire giornalmente attacchi lungo tutto il fronte e danni ingenti alle infrastrutture civili ed energetiche con conseguenze gravi per la popolazione in questo quarto inverno di guerra. 

In sintesi, sembra che Russia e Ucraina, specialmente quest’ultima, si siano rese conto che probabilmente è arrivato il momento di valutare seriamente l’ipotesi di fermarsi. Qui sorgono spontanee due domande: quali obiettivi potrebbero essere considerati irrinunciabili dalla Russia per giustificare, di fronte agli oligarchi e all’opinione pubblica, lo stop alla guerra dopo quasi 4 anni di duro conflitto con un milione di perdite? E sull’altra sponda, per l’Ucraina, come porre fine in maniera onorevole e “giusta” ad un conflitto ancora in grado di essere affrontato ma sempre più logorante? Per raggiungere una vera pace duratura i contendenti dovrebbero superare gli ostacoli evidenziati e ciò sarà verosimilmente difficile, almeno nel breve periodo. 

Se invece parliamo di un cessate il fuoco, credo che una finestra possa aprirsi. L’Ucraina e gli altri Paesi alleati hanno messo opportunamente un freno al piano iniziale che si presentava come una resa ingiustificata e senza condizioni di una nazione in difficoltà ma ancora in grado di resistere. La Russia pretende molto ma potrebbe ammorbidire la propria posizione a seguito dell’eventuale ulteriore pressione degli Stati Uniti oppure ottenendo qualche beneficio, come la sospensione delle sanzioni o il rientro nel G8 (ma su questi punti gli altri alleati verosimilmente si opporranno). 

Ritengo che il probabile disaccordo sullo status giuridico delle regioni ucraine contese e il tentativo di blocco russo dell’adesione dell’Ucraina alla Nato saranno i due fattori principali che o faranno naufragare completamente i negoziati oppure, se messi intenzionalmente da parte, rimarranno comunque sullo sfondo, insoluti e forieri di futuri rigurgiti di violenze tra i due contendenti."

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