L'inverno porterà in Ucraina la pace di Trump e Putin. E la Ue resta a guardare

Quanto ritenuto "inaccettabile" da Zelensky fino a qualche giorno fa, diviene realtà fattuale a causa della sua sconfitta sul piano politico ed economico

di Matteo Castagna
Esteri

L'inverno porterà in Ucraina la pace di Trump e Putin. E la Ue resta a guardare

Il 15 Agosto 2025 resterà la data della preparazione di una svolta geopolitica: il bilaterale in Alaska tra il Presidente Donald Trump e il Presidente Vladimir Putin. Niente particolare spettacolarizzazione, ma la cordialità è stata l'elemento oggettivo osservato da tutti. Nel 1867, la Russia cedette l’Alaska agli Stati Uniti per 7,2 milioni di dollari, ignorando quanto il territorio, considerato allora ostile e difficile da controllare, si sarebbe rivelato ricco di risorse naturali.

Quello di Ferragosto fu il primo incontro tra i presidenti di USA e Russia dal vertice tra Putin e l’allora presidente americano Joe Biden a Ginevra, nel 2021. Nello stesso anno, fu Anchorage - la più grande città dell’Alaska - a ospitare i colloqui tra l’amministrazione Biden e la Cina, primo incontro di alto livello dell’era Biden.

L’ultimo viaggio noto di Putin negli USA risale, invece, al 2015, per l’Assemblea generale dell’ONU, sotto l’amministrazione di Barack Obama. Vale la pena ricordare che né USA né Russia aderiscono alla Corte penale internazionale, che nel 2023 ha emesso un mandato d’arresto contro Putin. Molti osservatori hanno parlato di luogo simbolico, perché quel territorio è geograficamente il più vicino tra le due Superpotenze.

Tre mesi dopo il vertice che ha avvicinato, anche sul piano politico USA e Federazione Russa, all'inizio del rigido inverno ucraino, caratterizzato da conquiste sul campo dei soldati di Putin, scandali corruzione che lambiscono lo stesso presidente Zelensky, deficit di denaro e armi a causa dello stop ai rifornimenti americani e all' impasse UE, centinaia di migliaia di giovani che continuano a fuggire per non andare al fronte, civili esasperati dagli orrori della guerra, sembrerebbero aver trovato il momento opportuno per applicare quanto emerso in quello storico incontro.

L’amministrazione Trump ha descritto il piano, elaborato quasi certamente allora, come un “documento dinamico”, suscettibile di modifiche in base alle discussioni con le parti coinvolte: secondo quanto riferito da fonti informate, l’Ucraina avrebbe sostanzialmente accettato il vulnus della proposta americana, perché indotta dalle circostanze, tutte a sfavore di Kiev, mai debole come oggi.

Il piano propone di confermare la sovranità dell’Ucraina e di stabilire un accordo di non aggressione tra Russia, Ucraina ed Europa, con Mosca che non invaderà Paesi vicini e la Nato che non si espanderà ulteriormente. Prevede il riconoscimento de facto della Crimea e delle regioni di Luhansk e Donetsk come russe, il congelamento delle linee di contatto nelle aree di Kherson e Zaporizhzhia e la creazione di una zona demilitarizzata nel Donetsk, sotto controllo russo. Le forze ucraine, quindi, dovranno ritirarsi completamente dalla regione di Donetsk.

Il documento riduce le forze armate ucraine a 600.000 effettivi e prevede di inserire nella Costituzione del Paese l’impegno di non adesione alla Nato. Trump presiederebbe un “Board of Peace” incaricato di supervisionare il cessate il fuoco e lo svolgimento del piano, simile a quello proposto per la tregua a Gaza tra Israele e Hamas. Le sanzioni statunitensi alla Russia verrebbero rimosse nell'arco di fasi concordate e Mosca rientrerebbe a pieno titolo nel G8.

Il piano prevede che 100 miliardi di dollari di attività sovrane russe congelate vengano investiti in un progetto guidato dagli Stati Uniti per ricostruire l’Ucraina, con Washington che riceverebbe il 50% dei profitti dell’iniziativa. I fondi russi congelati rimanenti sarebbero destinati a un veicolo di investimento congiunto USA-Russia per lo sviluppo di “progetti comuni in settori specifici”.

Tutte le parti riceverebbero l’amnistia per le azioni compiute durante la guerra, dunque, si presume che il mandato di arresto internazionale per crimini di guerra emesso contro lo zar venga meno, così come tutti i procedimenti e le inchieste a carico dei suoi collaboratori, civili e militari.
Entro 100 giorni dalla conclusione dell' accordo si svolgeranno le elezioni, ove Zelensky non è considerato favorito. Kiev, in ogni caso, potrà accedere al mercato europeo e aspirare all’adesione all’Ue.

I 28 punti affermano che “l’Ucraina riceverà garanzie di sicurezza affidabili”. Parallelamente, secondo fonti ufficiali, gli Stati Uniti hanno presentato agli ucraini un’altra bozza di accordo, che include una garanzia di sicurezza modellata sull’Articolo 5 della Nato, che impegnerebbe gli Stati Uniti e gli alleati europei a trattare un eventuale attacco contro l’Ucraina come un attacco contro l’intera “comunità transatlantica”.

Esso stabilisce che qualsiasi futuro “attacco armato significativo, deliberato e prolungato” da parte della Russia contro l’Ucraina “sarà considerato un attacco che minaccia la pace e la sicurezza della comunità transatlantica”, e che gli Stati Uniti e i loro alleati risponderanno di conseguenza, includendo l’uso della forza militare. La Casa Bianca ha dichiarato che la Russia è stata informata della bozza, ma la proposta dovrà essere discussa anche con i partner europei e potrebbe ancora subire modifiche.

Il divieto di futura espansione della Nato trasforma l’Ucraina in un piccolo Stato, formalmente sovrano, ma militarmente e strategicamente vincolato, rafforzando unilateralmente la posizione della Russia. Il piano garantisce una pace formale, ma se le condizioni finali rimanessero quelle di oggi l’Ucraina pagherebbe un costo molto alto: perdita di territori strategici, riduzione militare, legittimazione della Russia e limitazioni alla sovranità politica e militare.

D'altro canto, al netto di queste dolorose concessioni, il piano offrirebbe a Zelensky una garanzia più solida contro ulteriori aggressioni russe rispetto a quanto sembrasse possibile, ascoltando le dichiarazioni di Trump finora. Ottenere queste garanzie era l’obiettivo principale di Zelensky nei negoziati ed è la prima volta che gli Stati Uniti le mettono nero su bianco.

L'unica analisi possibile fondata sui fatti è che l'Ucraina, giunta allo stremo delle forze, dovrà accettare la sconfitta e, sostanzialmente lo status quo ante 2022 o, addirittura, ante 2014, quando iniziarono le ostilità col Cremlino per l'avanzamento NATO in Donbass e i fatti sanguinosi di piazza Maidan. Le guerre, d'altro canto, sanciscono i reali rapporti di forza. L'invocata "pace dignitosa" è costituita dall'accettazione delle rivendicazioni russe, in cambio della ricostruzione del Paese e della protezione militare dell'Occidente.

Appare, dunque, evidente, che quanto ritenuto "inaccettabile" da Zelensky fino a qualche giorno fa, diviene realtà fattuale a causa della sua sconfitta sul piano politico ed economico, nonché sul campo, nonostante i miliardi di dollari ricevuti e l'appoggio incondizionato dei cosiddetti "volenterosi", che agli occhi del mondo intero hanno prodotto la più grande umiliazione per l'Unione Europea dalla sua nascita, in quanto ridotta a mera spettatrice della risoluzione di un conflitto strategico perso, ai suoi confini, che rinvigorisce l'orso russo e la pone di fronte a nuove sfide, che dovrà affrontare senza la consueta "balia" d'Oltreoceano, sia sul piano finanziario che politico e diplomatico.

Anche la NATO esce con le ossa rotte da questa conclusione delle ostilità con la Russia, tanto che la sua esistenza potrebbe avere ancora un reale senso, laddove aprisse alla Federazione russa, ma per il momento, questo passo, apparirebbe come un danno dopo la beffa e potrà, eventualmente, essere oggetto di considerazione più avanti, quando le acque si saranno calmate.

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