Luigi Mangione, il fermo al McDonald’s ripreso dalla bodycam: “Sono Mark Rosario”
Diffuso il video dell’arresto di Luigi Mangione in un McDonald’s: si presenta con un falso nome e documento. Le immagini chiave nel processo
Arriva solo ora un filmato destinato a pesare sul processo: il video della bodycam dei poliziotti che documenta l’arresto di Luigi Mangione all’interno di un McDonald’s ad Altoona, in Pennsylvania. Le immagini mostrano il primo contatto tra l’indagato e un agente, pochi istanti dopo che il personale del fast food aveva allertato la polizia perché alcuni clienti lo avevano riconosciuto dal telegiornale.
Nel video Mangione appare calmo e collaborativo, ma fornisce un nome falso. “Mi chiamo Mark Rosario”, dice all’agente quando gli vengono chieste le generalità. Subito dopo consegna un documento che — come si scoprirà in seguito — risulterà contraffatto.
L’uomo, 27 anni, è accusato di aver assassinato Brian Thompson, amministratore delegato di UnitedHealthcare, ucciso a colpi d’arma da fuoco su un marciapiede di Midtown Manhattan nel dicembre 2024. Secondo l’accusa, si tratterebbe di un omicidio premeditato con un movente legato alla protesta contro il sistema sanitario privato statunitense.
Le immagini della bodycam assumono ora un ruolo cruciale nell’inchiesta. I procuratori ritengono che le parole di Mangione agli agenti e il contenuto dello zaino trovato al momento dell’arresto costituiscano prove determinanti. Gli avvocati della difesa, invece, puntano tutto su una strategia di esclusione delle prove, sostenendo che il giovane sarebbe stato perquisito illegalmente e interrogato senza che gli venissero comunicati i diritti previsti dalla legge.
I pubblici ministeri respingono ogni accusa di abuso procedurale e ribadiscono che l’operato delle forze dell’ordine sarebbe stato pienamente conforme alle norme.
Nel frattempo, la vicenda ha superato i confini giudiziari e si è trasformata in un caso mediatico-politico. Mangione, sui social, è diventato una figura simbolica per chi denuncia l’elevato costo delle cure sanitarie negli Stati Uniti. In alcuni ambienti online viene addirittura celebrato come una sorta di “giustiziere del sistema”, un’icona controversa che divide l’opinione pubblica tra indignazione e idolatria.
Un fenomeno che gli investigatori osservano con preoccupazione: la spettacolarizzazione del caso rischia di trasformare un processo penale in uno scontro ideologico.