Usa, il nuovo partito di Elon Musk vale almeno il 7%. Tutti voti tolti ai repubblicani. E per Trump sono (grossi) guai

Quanto vale nelle urne l'annunciato 'The America Party'

di Alessandro Amadori, politologo e sondaggista
Esteri

Musk suggerisce di voler rappresentare la maggioranza moderata degli americani esclusa dai due grandi partiti, dando voce a quello che lui chiama l’“80% al centro” della società


Elon Musk ha annunciato su X (ex-Twitter) che intende fondare un nuovo partito chiamato The America Party, come alternativa ai due schieramenti tradizionali. Il motivo della rottura è esploso a giugno 2025, quando Musk, in precedenza alleato chiave di Donald Trump (aveva investito quasi 300 milioni di dollari nella sua campagna), ha criticato duramente il maxi piano di spesa presentato dal presidente, definendolo una “insane spending bill”, una spesa pazzesca. Su X aveva dichiarato che, se il piano fosse passato, il giorno successivo avrebbe lanciato il nuovo partito.  E così è stato. Questo ha segnato la fine della loro «amicizia politica», costringendo entrambi a prendere le distanze. L’iniziale proposta di Musk di fondare un nuovo partito all'inizio pareva solo una provocazione del magnate, ma ora sembra essere sempre più vicina alla realtà.

Il programma del nuovo partito non è stato ancora formalizzato, quindi possiamo solo fare delle ipotesi sul suo impatto politologico. Musk suggerisce di voler rappresentare la maggioranza moderata degli americani esclusa dai due grandi partiti, dando voce a quello che lui chiama l’“80% al centro” della società. In generale si prevede un’agenda orientata al libero mercato, con meno burocrazia e maggiori incentivi per l’innovazione tecnologica.

Del resto, Musk si è sempre identificato con progetti high-tech: auto elettriche, energia rinnovabile, esplorazione spaziale e intelligenza artificiale. Di conseguenza, l’America Party darà probabilmente priorità alle industrie del futuro. Sul piano sociale, invece, il nuovo partito sembra riflettere le posizioni conservatrici di Musk stesso: è probabile che si opporrà all’agenda “woke” della sinistra e manterrà atteggiamenti simili al Partito Repubblicano su temi come l’identità di genere o l’istruzione.

L’elettore medio del nuovo partito di Elon Musk è difficile da identificare con precisione, ma si possono delineare alcune caratteristiche probabili. Si tratterebbe per lo più di uomini, in età lavorativa, dai 20 ai 40 anni, che vivono nelle aree urbane o suburbane degli Stati Uniti. Sono persone che lavorano o aspirano a lavorare nel settore tecnologico, finanziario o imprenditoriale, e mostrano grande interesse per l’innovazione, le startup, l’intelligenza artificiale e le criptovalute. In generale, questo elettorato condivide un approccio liberista in economia: apprezza il libero mercato, è contrario all’aumento della tassazione e crede che lo Stato debba limitare la burocrazia per favorire la crescita delle imprese.

Dal punto di vista ideologico, questi elettori tendono a essere tradizionalisti sui temi sociali. Non si riconoscono nella cultura progressista e “woke” che vedono come distante dalle proprie priorità. Spesso non si sentono rappresentati dall’establishment politico ma, allo stesso tempo, non si identificano completamente né con i repubblicani né con i democratici.

Stimare l’impatto elettorale dell’America Party di Elon Musk è complesso, ma si possono ipotizzare alcuni scenari plausibili. Musk dispone di risorse finanziarie enormi e di un seguito mediatico senza precedenti: può contare su milioni di follower e sostenitori, che lo seguono non solo per i suoi prodotti ma anche per la sua figura di imprenditore visionario. Questo gli permetterebbe di lanciare una campagna elettorale di grande visibilità, con investimenti pubblicitari massicci sia in televisione sia online, superando facilmente i tradizionali vincoli economici dei partiti minori.

Tuttavia, il vero impatto si misurerebbe nel rapporto con il Partito Repubblicano. Se l’America Party si candidasse in modo organizzato, rischierebbe di sottrarre una fetta significativa di voti all’elettorato moderato di centro-destra. È questo che preoccupa maggiormente Donald Trump e i repubblicani: anche pochi punti percentuali persi a favore del partito di Musk potrebbero compromettere le loro possibilità di vittoria in distretti chiave, favorendo indirettamente i democratici. Molti analisti ritengono che la presenza di Musk sulla scena politica possa diventare un fattore destabilizzante, se non altro per la sua capacità di attrarre attenzione e di influenzare l’agenda pubblica su temi come tecnologia, innovazione e politiche economiche.

Se proprio si vuole azzardare una stima numerica, possiamo dire che il partito di Musk potrebbe valere, oggi, attorno al 7% dell’elettorato complessivo americano. Resta comunque da vedere se Musk riuscirà davvero a trasformare la sua enorme popolarità mediatica in voti concreti alle urne, considerando che nella storia americana i terzi partiti hanno sempre avuto difficoltà a ottenere un peso nazionale rilevante. Ma il solo fatto di aver annunciato la creazione di un suo partito apre un nuovo fronte politico che potrebbe costringere Trump a ripensare la propria strategia elettorale.

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