Difesa, aiuti a Kiev e tensioni interne, la Spagna di Sánchez sta diventando un problema per l'Europa e per la Nato
Il sentiero per il premier spagnolo sembra sempre più stretto...
Pedro Sanchez
La Spagna di Sánchez sta diventando un problema per l'Europa e per la Nato
Si è sempre considerata l’Ungheria come la classica mina vagante per l’Europa e per la Nato, ed in parte è anche vero certo, ma in questi ultimi mesi c’è un altro paese che sembra preoccupare assai più che Viktor e i suoi capricci, che ultimamente forse anche grazie alla intercessione di Giorgia Meloni, stanno diventando più coreografici che altro.
Alcuni stati europei, tra cui Germania e Francia in testa, cominciano a pensare, secondo alcune autorevoli fonti, che la Spagna con le sue ripetute ritrosie ad alzare il budget per la difesa (oltretutto in un contesto economico che lo vede salire del 2,9% contro una media Ue poco sopra all’1%) stia diventando un serio problema. Gli stati in prima linea che stanno subendo l'attacco ibrido della Russia all'Europa pensano che Donald Trump abbia insomma ragione: la Spagna e altri presunti alleati molto più a sud non riescono a sostenerli.
La solitudine di Sanchez negli ultimi consessi internazionali, come anche in Egitto, ormai sta diventando un caso. Tutti sembrano evitarlo come la peste. E per un paese comunque importante come quello iberico, si tratta di una questione assai complicata.
Ritengono profondamente ingiusto che la Spagna, soprattutto con la sua forte crescita economica, non abbia contribuito maggiormente agli sforzi dell'Europa per sostenere l'Ucraina e rafforzare le proprie difese. E quindi in qualche modo condividono l’ira di Trump che si è detto anche nei giorni scorsi pronto ad alzare i dazi proprio per la Spagna.
La diplomazia europea guarda alla prossima settimana quando a Bruxelles si terrà il prossimo Consiglio Europeo che verterà molto proprio sulla difesa europea. L'auspicio degli alti vertici diplomatici è che alla fine il premier iberico si possa allineare con gli altri leader europei. “In caso contrario lo scontro frontale con gli altri premier potrebbe avere risvolti le cui conseguenze, al momento, sono assai difficili da prevedere”, ha affermato una fonte del Consiglio di Stato, in via ufficiosa qualche giorno fa.
"Ora speriamo che l'impegno della NATO – il 5% – stia davvero accelerando rapidamente, perché stiamo correndo contro il tempo", ha invece affermato il ministro della Difesa finlandese, Antti Häkkänen, il cui paese condivide un confine di 1.300 chilometri con la Russia. "È questo che sottolineiamo come paese in prima linea: che gli altri paesi devono fare la loro parte, e in fretta".
Come ben si sa, in un vertice tenutosi a giugno, i leader della NATO hanno concordato di aumentare la spesa per la difesa e la sicurezza dal 2 al 5 percento del PIL all'anno nel prossimo decennio. Ma Sánchez si è rifiutato di aderire al nuovo obiettivo, il che gli è valsa l'ira del presidente degli Stati Uniti, ma anche un certo fastidio negli alleati europei, Germania in testa. Prima di quest'anno, la spesa della Spagna per la NATO era pari solo all'1,28% del PIL, la più bassa tra tutti i paesi membri della NATO.
Sánchez ha sostenuto che la Spagna non aveva bisogno di spendere molto per onorare i propri obblighi. "Penso che sia incredibilmente irrispettoso", ha detto Trump martedì. "E penso che dovrebbero essere puniti per questo. Sì, lo penso anch'io”. La denuncia di Trump ha trovato subito sponda nella Svezia, il nuovo membro della NATO.
"Penso che in Spagna e negli altri alleati ci sia la consapevolezza che ora è davvero il momento di investire nella difesa", ha affermato il ministro della Difesa del Paese, Pål Jonson. "È molto, molto importante che tutti i nostri alleati rispettino gli impegni che abbiamo concordato... Spagna inclusa".
Il Segretario Generale della NATO Mark Rutte ha cercato di minimizzare la controversia durante una riunione dei ministri della Difesa dell'alleanza a Bruxelles mercoledì. "Spetta sempre ai singoli alleati assicurarsi di contribuire allo sforzo complessivo con il massimo delle proprie possibilità", ha affermato.
"Nessuno può dubitare dell'impegno della Spagna nei confronti della NATO", ha dichiarato il ministro della Difesa spagnolo, Margarita Robles, durante la stessa riunione. "Siamo un partner affidabile da 40 anni".
Affidabile forse, ma certamente poco propenso ad allinearsi alle nuove esigenze della difesa europea, che impongono un impegno maggiore, di fronte alla nuova instabilità geopolitica venutasi a creare. Anche sugli aiuti all’Ucraina la Spagna è abbastanza restia e si classifica tra gli ultimi posti in quanto ad aiuti concreti al paese invaso.
Tra gennaio 2022 e agosto 2025, la Spagna, infatti, ha stanziato “solo” 790 milioni di euro per aiuti militari all'Ucraina e ha donato carri armati e sistemi di difesa aerea, secondo i dati del Kiel Institute. A titolo di confronto, la Germania ha fornito 17,7 miliardi di euro di aiuti militari a Kiev e il Regno Unito 13,3 miliardi di euro. Nel complesso, i Paesi del Mediterraneo sono in ritardo nell'invio di armamenti all'Ucraina, rispetto ai Paesi del Nord e del Baltico. Gli aiuti militari dell'Italia valgono 1,7 miliardi di euro e quelli della Grecia 150 milioni.
Sánchez è una figura impopolare, considerata "inaffidabile” da circa il 67% della popolazione spagnola. Il suo partito è stato colpito da uno dei più gravi casi di corruzione della storia spagnola e anche la moglie e il fratello sono sotto indagine dalla Procura di Madrid. Insomma, la sua posizione in patria è indebolita più che mai, e secondo alcuni analisti, queste sue meline sulla spesa militare sono anche un escamotage per distogliere l’attenzione dei media sui guai in patria.
I sondaggi, infatti, mostrano che la maggioranza degli spagnoli lo sostiene quando si tratta del suo rifiuto di aumentare drasticamente la spesa militare spagnola. Pablo Simón, politologo presso l'Università Carlos III di Madrid, ha affermato che la Spagna è tradizionalmente restia a un eccessivo coinvolgimento nelle politiche di sicurezza internazionale e si è mantenuta neutrale nei conflitti globali. La decisione del Paese di aderire alla NATO nel 1982 è stata estremamente controversa e milioni di persone hanno partecipato alle proteste contro il governo spagnolo quando ha appoggiato l'invasione statunitense dell'Iraq nel 2003.
"La posizione di Sánchez è popolare perché riflette l'approccio prudente degli spagnoli alla questione della difesa, e Donald Trump è una figura impopolare in Spagna", ha affermato Simón. "Da una prospettiva strettamente politica interna, finché gli spagnoli ritengono di rispettare i propri obblighi come Paese, questa è una strategia vincente".
Ma il problema per Sanchez riguarderebbe poi la tenuta della sua fragilissima maggioranza. Il partito della vicepresidente Yolanda Diaz, Sumar, che fa parte della maggioranza di governo, si oppone fermamente a qualsiasi aumento della spesa militare che possa minare i finanziamenti per i programmi sociali. Il sentiero per il premier spagnolo sembra sempre più stretto e lo pone di fronte ad un bivio: o rimanere aggrappato in qualche modo al potere e rischiare seriamente di portare la Spagna all’isolamento in Europa, oppure assecondare il volere di Trump e della Nato, rischiando una crisi interna, che potrebbe anche portare alla fine del suo governo.