Sudan, azioni legali internazionali contro i dirigenti per il presunto uso di armi chimiche. L’analisi
Questi sviluppi intervengono in un contesto di accuse crescenti riguardo all’uso di armi chimiche nel conflitto sudanese
Sudan, azioni legali contro i dirigenti del Paese per il sospetto uso di armi chimiche, rischio isolamento internazionale. L’analisi
I principali dirigenti dell’autorità di Port-Sudan, incluso il presidente del Consiglio sovrano, generale Abdel Fattah al-Burhan, affrontano una nuova crisi a seguito di una vasta azione giudiziaria intrapresa dalla Coalizione sudanese dei diritti, che apre la strada a un isolamento internazionale senza precedenti.
Questa iniziativa giuridica non si limita al deposito di una denuncia presso la Corte penale internazionale (CPI). Comprende anche un ricorso ufficiale alla Commissione africana dei diritti dell’uomo e dei popoli, nonché una lettera urgente all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OIAC), con la richiesta di avviare immediatamente un’indagine e di sospendere l’adesione del Sudan all’organizzazione. Se questi organismi internazionali e regionali, dovessero accogliere le richieste, l’autorità militare in carica dal colpo di Stato dell’ottobre 2023 si troverebbe sottoposta a una pressione internazionale considerevole, tale da poterla condurre a un isolamento completo all’interno della comunità internazionale.
Questi sviluppi intervengono in un contesto di accuse crescenti riguardo all’uso di armi chimiche nel conflitto sudanese. Tali accuse rafforzano la dichiarazione del Dipartimento di Stato americano dello scorso maggio, secondo la quale l’esercito sudanese avrebbe fatto ricorso a queste armi in almeno due occasioni, conferendo ulteriore peso all’azione dei difensori dei diritti e ponendo la leadership militare sudanese sotto lo sguardo della giustizia internazionale.
É quanto riferiscono alcuni media africani e Reuters.