"Ucraina, Trump attacca l'Europa perchè è stanco di finanziare Kiev. Per gli Usa cruciale avere Mosca vicina per la sfida con la Cina"

Intervista all’analista geopolitico Elia Morelli

di Federica Leccese

Donald Trump

Esteri

Perché Trump attacca l'Europa? L’esperto: “Vuole lasciare all’Ue la Russia per concentrarsi sulla Cina”

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato di non essere affatto soddisfatto della direzione in cui sta andando l’Unione Europea, definendo i Paesi “decadenti” e i leader “deboli”. Ma perché Trump sta intensificando gli attacchi contro l’Europa? Qual è la sua strategia? Vuole davvero “sganciarsi” dall’Ue? E quanto è realistica l’affermazione secondo cui Zelensky starebbe usando la guerra per non indire le elezioni? A fare chiarezza è Elia Morelli, ricercatore di storia presso l’Università di Pisa, analista geopolitico e saggista, che ad Affaritaliani ha svelato i reali obiettivi del tycoon: “Chiedere ai partner europei di occuparsi del contenimento della Russia così da potersi concentrare sulla Cina”.

Perché Trump sta intensificando gli attacchi contro l’Europa? Qual è la sua strategia?

“Trump esprime un sentimento molto diffuso tra gli americani, secondo i quali gli europei sono dei parassiti che per decenni hanno vissuto sulle spalle degli Stati Uniti. Da qui nasce l’idea di usare sanzioni e dazi per costringere quelle che definisce le “province dell’impero americano” a contribuire ai costi della potenza statunitense.

Nella sua visione, il nemico principale è interno: quel liberal-progressismo che avrebbe favorito immigrazione incontrollata, globalizzazione distruttiva per l’industria americana e un politicamente corretto radicale persino nel Dipartimento della Difesa.

Per Trump gli Stati Uniti devono tornare allo spirito guerriero tradizionale, abbandonando la vocazione “umanitaria” e i cambi di regime che, a suo dire, hanno indebolito la potenza americana. La sua linea è chiara: America First e recupero dell’orgoglio di un popolo che si sente tradito e diviso. Gli attacchi all’Europa nascono proprio da questa crisi identitaria e dal ridimensionamento del ruolo globale degli Stati Uniti”.

Trump vuole davvero “sganciarsi” dall’Unione Europea? 

“No, gli Stati Uniti non intendono abbandonare l’Europa, che resta strategicamente e culturalmente vitale. Non vogliono chiudere le basi militari in Germania o in Italia. Stanno però ridefinendo le alleanze: rimproverano Germania e Francia, rafforzano il rapporto con il Regno Unito e guardano all’Europa orientale – soprattutto alla Polonia – come nuova avanguardia del fronte atlantico.

L’obiettivo è liberare risorse spostando parte delle forze nell’Indo-Pacifico, dove si gioca la sfida decisiva con la Cina. Per farlo, gli Stati Uniti vogliono riaprire un dialogo con la Russia e distaccarla da Pechino. In pratica: gli USA chiedono ai partner europei, considerati veri e propri satelliti, di occuparsi del contenimento della Russia per permettere a Washington di concentrarsi sulla Cina”.

Quali sarebbero le conseguenze per l’Europa se gli Stati Uniti decidessero di abbandonarla o di ridurre drasticamente il loro impegno?

“Per gli europei questa prospettiva è tutt’altro che gratificante: agli Stati Uniti interessiamo come strumenti, non come partner alla pari. Le basi americane restano avamposti dell’egemonia statunitense e l’Europa dovrebbe finalmente assumersi le proprie responsabilità dopo decenni di dipendenza strategica.

Serve un maggiore coordinamento, una razionalizzazione delle risorse militari e l’avvio di un serio dialogo con Mosca per costruire una nuova architettura di sicurezza europea. Continuare con il sonnambulismo strategico e con isterismi bellicisti rischia di trascinarci verso il baratro”.

Trump accusa Zelensky di usare la guerra per non indire le elezioni, quanto è realistica questa affermazione?

“Gli attacchi di Trump a Zelensky riflettono la stanchezza americana nel finanziare la guerra e la volontà di chiuderla rapidamente. Secondo questa visione, gli Stati Uniti puntano a una spartizione dell’Ucraina:  la parte orientale sotto controllo russo (Kherson, Zaporizhzhia, Luhansk, Donetsk, Crimea); la parte occidentale, ricca di terre rare e minerali strategici, sotto influenza americana.

L’obiettivo finale è normalizzare i rapporti con la Russia per sganciarla dalla Cina. Da qui i rimproveri a Zelensky, alla legge marziale e alla sua permanenza al potere. All’orizzonte, secondo questo approccio, c’è una possibile divisione dell’Ucraina come premessa per un nuovo equilibrio con Mosca”. 

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