Ucraina, Turchia: c'è l'intesa con la Russia per sbloccare l'export di grano

Intesa sull'export di grano, Istanbul: raggiunto un consenso generale sulla creazione di un centro per le operazioni e la gestione sicura dell'attività

Esteri
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Guerra Russia Ucraina, la Turchia media per sbloccare l'export del grano: "Consenso generale"

La Turchia fa sapere che sarebbe stato trovato un "consenso generale" tra le parti per sbloccare l'esportazione di grano dai porti dell'Ucraina. Lo ha affermato il ministro della Difesa, Hulusi Akar, secondo quanto riporta l'Hurriyet. "È stato raggiunto un consenso generale sulla creazione di un centro a Istanbul per le operazioni e la gestione sicura e ininterrotta di questa attività da parte di soldati turchi, russi e ucraini insieme, oltre che con l'Onu", ha detto Akar. "Ora si possono intraprendere passi concreti" ha aggiunto citando i colloqui tra russi e turchi di questi giorni.

Guerra Russia Ucraina, Turchia iperattiva ma la tela di Erdogan è a metà

Sono stati due giorni di grande traffico diplomatico nella capitale turca Ankara. Se ieri si sono letteralmente avvicendati la ministra degli Esteri britannica Liz Truss e il ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid, il giorno prima era stata la volta del principe erede al trono dell'Arabia Saudita, Mohammed Bin Salman. Incontri dal valore differente, ma da cui non sono scaturiti risultati concreti e gli uomini di Recep Tayyip Erdogan avranno ancora molto da lavorare per raggiungere gli obiettivi prefissati e tessere la tela del presidente turco. Se la visita della ministra britannica è servita a fare un punto sulla situazione in Ucraina tra alleati Nato, l'arrivo di Lapid e Mbs sancisce la riconciliazione tra il presidente Recep Tayyip Erdogan e due Paesi con cui i rapporti diplomatici erano stati azzerati. 

Turchia e Gran Bretagna vogliono risolvere la crisi legata al grano bloccato nei porti ucraini "al piu' tardi nel mese di luglio" ha detto in conferenza stampa con Truss il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, sempre più protagonista delle strategie di Erdogan. "Se il grano non passerà dai porti turchi soffriremo per una grave crisi alimentare", gli ha fatto eco Truss. La Turchia insiste per istituire a Istanbul un centro di controllo e monitoraggio, ha negli scorsi giorni inviato una delegazione militare a Mosca e punta a organizzare un vertice a 4 a Istanbul, con rappresentanti di Onu, Ucraina, RussiaTurchia. L'obiettivo e' quello di ospitare il vertice la prossima settimana, ma al momento la situazione appare in stallo. Nulla di fatto anche sull'altro tema, l'allargamento Nato a Svezia e Finlandia. La ministra britannica ha detto che con i due Paesi scandinavi l'alleanza e' piu' forte.

Il tema dell'allargamento ai due Paesi scandinavi sarà discusso nel vertice NATO in programma a fine mese a Madrid. Difficile si giunga a una soluzione, la Turchia e' ancora decisa a porre il veto all'allargamento ma non solo, Erdogan punta a rilanciare le preoccupazioni legate al sostegno ai miliziani separatisti curdi di Pkk e Ypg da parte di Paesi NATO e ottenere "passi concreti" nei confronti dell'organizzazione con cui e' in guerra dal 1984. Decollata Liz Truss e' atterrato ad Ankara il ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid che ha incontrato Cavusoglu. La prima visita di un ministro degli Esteri israeliano in Turchia in 16 anni ha avuto come risultato l'avvio da parte dei due Paesi delle procedure per la nomina di nuovi ambasciatori.

Cariche vacanti dal 2018, un vuoto che in realtà ci si aspettava fosse colmato gia' negli scorsi mesi, considerando che il presidente dello Stato Ebraico Isaac Herzog ha visitato Erdogan a marzo e Cavusoglu e' volato in Israele un mese fa. Stavolta al centro dell'incontro non c'era l'energia o l'economia, i principali obiettivi di Erdogan, ma la sicurezza, un ambito in cui la Turchia e'organizzata e puo' offrire sostegno a Israele, ma lontano dalle preoccupazioni del presidente, che deve fare i conti con la piu' grave crisi economica degli ultimi 20 anni. Lo scorso 13 giugno il ministero degli Esteri dello Stato ebraico attraverso una nota aveva invitato tutti i propri connazionali in Turchia ad abbandonare il Paese in fretta, a causa di "gravi minacce alla sicurezza" e rischio di attentati e rapimenti.

Herzog aveva chiamato Erdogan la scorsa settimana per ringraziarlo per la cooperazione nella lotta al terrorismo e complimentarsi per le brillanti operazioni messe a segno, segnale che l'emergenza era rientrata. Il perché' lo si è capito pochi giorni dopo, quando è trapelata la notizia dell'arresto di 8 elementi legati ai Pasdaran iraniani che pianificavano attacchi contro cittadini israeliano. Gli arrestati, divisi in due cellule, una di finti studenti e una di imprenditori, monitoravano i movimenti di uomini d'affari e cittadini israeliani a Istanbul, tra cui la moglie di un ex ambasciatore israeliano. Due mesi fa è scattata l'operazione dei servizi segreti turchi, che hanno intercettato gli iraniani prima di mettere a segno 4 diverse retate in contemporanea, tutte a Istanbul e arrestare gli otto. "Ringrazio le forze di sicurezza turche che con un eccellente lavoro di cooperazione hanno sventato un attacco contro dei nostri concittadini", ha detto Lapid, che ha poi annunciato la ripresa dei voli verso Istanbul e Antalya.

Segnali chiari che la normalizzazione dei rapporti tra Turchia e Israele procede, tuttavia è da notare come la nomina degli ambasciatori era già attesa nei mesi scorsi e il riavvicinamento è stato motivato da ragioni di economia ed energia. Due temi su cui Erdogan dovra' accelerare il dialogo se vuole far passare sul proprio suolo il gas israeliano che renderebbe la Turchia un fondamentale hub energetico per l'Europa, alla ricerca di fonti alternative al gas russo e allo stesso tempo rafforzare la posizione del presidente turco rispetto all'Ue. Nella guerra silenziosa tra Iran e Israele la Turchia pare aver scelto di stare dalla parte dello stato ebraico. Chissà cosa ne pensano a Teheran, considerando anche la "nuova era" nei rapporti tra Turchia e Arabia Saudita ormai partita, come si legge nel comunicato con cui i governi dei due Paesi hanno sancito la collaborazione politica, economica, commerciale, militare, energetica e turistica.

Una riconciliazione al momento rimasta sulla carta e senza risvolti concreti. Al momento l'unico vincitore sembra essere MBS, raggiante nelle foto di rito in cui Erdogan appare terreo. Al termine del faccia a faccia di 2 ore di due giorni fa Erdogan e il principe erede al trono non sono neanche comparsi nella rituale conferenza stampa. Dopo il gelo calato nei rapporti tra i due con l'omicidio del giornalista Jamal Khashoggi nel consolato saudita di Istanbul a ottobre 2018, la fine del processo ad aprile scorso che vedeva imputati 26 funzionari sauditi ha dato il via libera al riavvicinamento. La fine del caso Khashoggi era quello che MBS voleva e dopo aver sorriso raggiante al fianco di Erdogan ora attende il presidente americano Joe Biden a Jeddah il mese prossimo.

Una doppia vittoria per il principe che vede piegati al potere dei petrodollari sia Erdogan, che lo aveva sottoposto a una gogna mediatica durata settimane, rivelando i macabri dettagli dell'omicidio, sia Biden che in campagna elettorale aveva promesso tolleranza zero nei confronti delle violazioni dei diritti umani da parte di MBS. Due incontri in due mesi tra Erdogan ed MBS cerviti piu' a scattare foto, mentre Erdogan avrebbe preferito che MBS avesse replicato quanto fatto durante la visita ufficiale di novembre dal principe ereditario di Abu Dhabi Muhammed bin Zayed el Nahyan, che ha subito aperto un fondo di investimenti di 10 miliardi di dollari. Ossigeno in questo momento per l'economia turca.

La "nuova pagina" delle relazioni tra i due Paesi passa per una collaborazione in ambito economico che facilita gli investimenti sauditi in Turchia. Prevedibile, considerando che Erdogan mira essenzialmente ad attirare capitali. Ciò che emerso fino ad ora è che il il presidente turco è stato costretto a riavvicinarsi a MBS dalla crisi economica alzando bandiera bianca nel caso Khashoggi, che per lui era divenuto una questione di principio. MBS ha chiaro il motivo del riavvicinamento di Erdogan, si sente riabilitato, appare smagliante nella cerimonia e consapevole del potere del petrolio in un momento di grave crisi energetica sorride nelle foto di rito, ma aspetta ad aprire il rubinetto dei petrodollari.