Ucraina, siamo alle battute finali. L'esperto non ha dubbi: “Zelensky vicino alla resa. Putin a un passo dalla vittoria sul campo”

Intervista all’analista geopolitico Elia Morelli

di Federica Leccese
Volodymyr Zelensky, presidente dell'Ucraina
Esteri

“L’Ucraina potrebbe arrivare ad accettare la cessione di territori”: parla l’esperto 

“La situazione è difficile”. Lo ha ammesso il leader ucraino Volodymyr Zelensky dopo che l’Ucraina è stata costretta a ritirarsi da cinque villaggi nella regione di Zaporizhzhia. Una battuta d’arresto che arriva mentre il fronte di Pokrovsk resta teatro di durissimi scontri e la carenza di uomini e risorse inizia a pesare sempre di più sulle forze di Kiev.

Ma cosa significa davvero? È un semplice ripiegamento tattico o l’inizio di una perdita territoriale stabile? A fare chiarezza è Elia Morelli, ricercatore di storia presso l’Università di Pisa, analista geopolitico e saggista, che ad Affaritaliani ha analizzato le implicazioni strategiche di questa fase cruciale del conflitto, illustrando quali possibili scenari si possono aprire nei prossimi giorni.

La ritirata da cinque villaggi è un arretramento temporaneo o l’inizio di una perdita territoriale stabile per l’Ucraina?

“Sì, la ritirata da diversi villaggi, ma soprattutto l’esito della battaglia di Pokrovsk — che sembra giunta alle battute finali e potrebbe determinare una vittoria tattica sul campo da parte della Russia — è di fondamentale importanza. Pokrovsk ha una rilevanza strategica che va oltre la sua dimensione geografica: essendo situata nell’oblast orientale di Donetsk, è uno snodo ferroviario e stradale molto importante che collega la parte orientale del Paese al resto dell’Ucraina.

La sua eventuale caduta potrebbe aprire un nuovo corridoio per le forze russe, permettendo loro di penetrare ulteriormente nei territori del Donbass e costringendo le truppe ucraine a riorganizzarsi. Sarebbe quindi un duro colpo, sia dal punto di vista tattico-militare, sia psicologico, per il morale.

Potrebbe rappresentare l’inizio di una perdita territoriale stabile per l’Ucraina, dal momento che l’obiettivo strategico di lungo periodo della Russia è proprio consolidare la presa sul Donbass — quindi su Donetsk e Luhansk — ma anche su Kherson e Zaporizhzhia. In prospettiva, Mosca potrebbe un giorno tentare di spingersi fino a Odessa, anche se non credo che questo sarà possibile nel breve o medio periodo.”

Le difficoltà sul fronte e la carenza di soldati possono spingere Zelensky a considerare la resa o ad aprire negoziati che comportino concessioni territoriali?

“Certamente le difficoltà sul fronte e la carenza di soldati possono spingere Zelensky a considerare la resa o comunque la riapertura dei negoziati con la Russia. Lo stesso presidente russo Vladimir Putin si è mostrato disponibile a riprendere i dialoghi diplomatici con l’Ucraina, ma cambiando sede: non più Budapest, bensì Istanbul o Ankara, quindi direttamente in Turchia.

La posizione di Zelensky potrebbe però essere ulteriormente indebolita nel lungo periodo a causa della stanchezza dei partner occidentali nel continuare a sostenere l’invio di armi a Kiev. Gli Stati Uniti hanno progressivamente ridotto le forniture di armamenti, mentre gli altri restano al fianco di Kiev. Tuttavia, la presenza di milizie o di soldati non ufficialmente riconosciuti da parte occidentale in territorio ucraino contribuisce a sostenere la resistenza, che però sul lungo periodo rischia di soccombere di fronte alla superiorità demografica, economica e militare della Russia.

L’Ucraina potrebbe arrivare ad accettare la cessione di territori non solo in Crimea, ma anche nel Donbass, a Luhansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia, temendo che la Russia possa avanzare ulteriormente fino a stringere d’assedio Odessa — obiettivo strategico di Mosca, legato al concetto di “Nuova Russia”, cioè il recupero dei territori che storicamente appartennero all’Impero russo sotto la zarina Caterina II. Si tratta di un obiettivo di lungo periodo che resta al centro degli interessi del Cremlino.”

La tensione politica interna sta indebolendo la capacità di difesa dell’Ucraina?

“La tensione politica interna sta senz’altro indebolendo la capacità di difesa dell’Ucraina. Non solo lo scontro politico tra Zelensky e il sindaco di Kiev Klitschko — che ha più volte accusato l’ufficio del presidente di abusare dei poteri della legge marziale per controllare la capitale — ma anche il rapporto problematico che Zelensky ha instaurato con gli apparati militari.

Un altro problema che riduce la capacità di difesa dell’Ucraina è proprio la legge marziale, che nel lungo periodo rischia di stancare la popolazione e la stessa classe dirigente, aggravata da diversi casi di corruzione che hanno coinvolto persone vicine a Zelensky. Tutto ciò dimostra quanto sia difficile per la classe dirigente ucraina gestire una situazione così critica per la stabilità del Paese.

Infine, pesa anche la riduzione del serbatoio demografico: la popolazione ucraina è scesa da circa 50 a 25 milioni di abitanti, un calo che incide direttamente sulla capacità di reclutamento e sulla volontà dei giovani di combattere. Questo fattore ha un impatto decisivo sulla tenuta del Paese e sullo scontro bellico con la Russia.”

Dopo questi arretramenti, cosa dobbiamo aspettarci sul campo? Quali scenari si possono aprire nei prossimi mesi?

“Gli arretramenti sul campo stanno portando la Russia a intensificare le operazioni belliche e ad ampliare la propria offensiva contro l’Ucraina. Se dovesse cadere Pokrovsk e la Russia consolidasse la sua presa sul Donbass, potrebbe cercare di penetrare ulteriormente verso il centro del Paese.

Ritengo tuttavia che questa sia ormai una guerra di logoramento, che sul lungo periodo potrebbe vedere la Russia prevalere tatticamente sul campo. È possibile però che si arrivi a una risoluzione del conflitto nei prossimi mesi o anni attraverso una soluzione “alla coreana”: una divisione del Paese in due parti, con alcuni oblast orientali annessi unilateralmente alla Russia - anche per la presenza di popolazioni russofone - e una parte centrale e occidentale dell’Ucraina, nazionalista e vicina a Kiev, di fatto integrata nell’Alleanza Atlantica, se non formalmente almeno nella pratica.

In sintesi, si potrebbe arrivare a una spaccatura del Paese, con una vittoria tattica per Mosca ma un indebolimento strategico complessivo per la Russia rispetto all’inizio del conflitto.”

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