Mario Draghi a Milano per 30° anniversario della Direzione Investigativa Antimafia

Crediti Photo Nick Zonna
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La Direzione Investigativa Antimafia (Dia) compie trent'anni. Gli stessi che sono passati dalla strage di Capaci in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della sua scorta. Ed è proprio grazie al lavoro continuo di Falcone contro tutte le mafie che quest'organismo investigativo interforze è nato. È dunque un anniversario importante quello che si è celebrato presso l'Auditorium Gaber di Palazzo Pirelli alla presenza del presidente del Consiglio, Mario Draghi.


All'inizio del convegno il direttore della DIA, Maurizio Vallone, ha consegnato alla presidente della 'Fondazione Falcone', professoressa Maria Falcone, sorella di Giovanni, il testimone dell''Antimafia Itinerante' per la prosecuzione delle attività connesse alle celebrazioni del trentesimo anniversario della strage di Capaci.


"L'incontro odierno - ha detto il governatore - offre la possibilità di proporre una coraggiosa sfida per un futuro migliore. Si sa, la strada verso il successo richiede una gran fatica per raggiungere il risultato, ma gli esempi che abbiamo davanti ci fanno capire che ne vale la pena. Vorrei che si scendesse in strada per celebrare Falcone ogni 23 maggio: pensare in positivo è il modo per ricordare che, grazie a queste persone, oggi i bambini di Palermo o di qualunque altra città possono avere una vita migliore, hanno la possibilità di scegliere perché qualcuno - quando loro ancora non erano nati - ha sfidato, e in parte vinto, uno dei peggiori mali della società. Questo dimostrerebbe quanto è rivoluzionario e alternativo rispettare le regole, cioè quello che la mafia non vuole".


Il presidente ha anche indicato come: informare l'imprenditore lombardo della presenza della criminalità organizzata e convincerlo che scendere a patti con essa è solo un cattivo affare, "aiutandolo e guidandolo verso l'unica scelta possibile - la denuncia - è un passo verso la sicurezza sociale. L'associazionismo è il medium: da soli si perde, insieme si vince".


Ecco allora che le associazioni di categoria e la comunità possono, se culturalmente preparate alla verità e all'onestà, offrire quello spazio di aiuto che permette di non lasciare alcuna persona da sola.
"Sappiamo, inoltre, - ha proseguito - che il rischio di infiltrazione diventa elevato quando il contesto è complesso, come oggi, gravato dalla crisi e dal difficile tentativo di ripartenza dopo un lungo periodo pandemico. Il nostro Paese, tuttavia, non è impreparato davanti a questi fenomeni, a differenza di altre realtà continentali che pure, in questo momento, corrono rischi molto simili. Tuttavia, quei Paesi non dispongono di risorse normative e istituzionali e culturali, paragonabili a quelle italiane nel contrasto alle associazioni mafiose. Anzi, ricordo che un Paese come l'Olanda ha recentemente scritto nel suo accordo di Governo che dovranno seguire l'esempio e le buone pratiche dell'Italia nella lotta al crimine organizzato. Siamo stati in grado negli anni di costruire un argine investendo nelle migliori risorse istituzionali, culturali e professionali, e dobbiamo andare avanti a farlo".


Per il presidente occorre piuttosto uno sguardo proiettato al futuro e un intervento istituzionale coerente e cosciente. "Sviluppare sinergie con diversi attori; ricercare nuove risorse per gestire i beni confiscati; rafforzare adeguate competenze tecniche ed amministrative del personale. E soprattutto semplificare la burocrazia: una modalità per agevolare le aziende oneste a partecipare a tutte le iniziative, i bandi, gli appalti della PA. È evidente, infatti, che aumentare i cavilli, moltiplicare le complicazioni procedurali, altro non è che un deterrente a rispettare le regole. La semplificazione snellisce i procedimenti amministrativi, riduce o elimina la complicatezza dei processi e dunque scoraggia i comportamenti illeciti".


"La conoscenza, la formazione, la trasparenza, l'integrità, non possono che favorire un Paese come il nostro. La Lombardia in particolare - ha concluso - che è capace di attrarre investitori e che ad essi deve garantire la miglior reputazione; il 'pericolo di ingerenza criminale, anche da parte delle mafie, è un fattore disincentivante sul piano economico per gli effetti depressivi sulla competitività e la libera concorrenza', proprio come aveva detto il presidente del Consiglio. Ben vengano infine iniziative come quella della DIA, un percorso territoriale che diffonde impegno, buona fede e rigetto dell'illegalità, fondamentali per far capire al territorio che non tolleriamo il dilagare dell'infiltrazione criminale".


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