Covid-19, dopo la pandemia riparte il disastro ecologico e i gas serra

La distruzione del pianeta è ripartita appena l’economia si è ripresa.Il commento Onu

di Daniele Rosa
Green
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“La temporanea diminuzione delle emissioni di gas serra dovute allo stop dell’economia durante i due anni di Coronavirus è stata soltanto un fuoco di paglia, l’uomo sembra non aver imparato nessuna lezione ed anzi il modus operandi è esattamente quello del passato se non pure peggiore” è la preoccupante indicazione che emerge nell’ultimo rapporto sulla situazione della crisi climatica di diverse agenzie legate alle Nazioni Unite.

Dopo il Covid-19 non c'è stata nessuna ripresa verde e nessuna "crescita più verde” per quello che si sta vedendo. La pandemia e la susseguente ripresa economica, dopo lil lockdown totale del 2020, erano stati visti anche come un’opportunità di correggere il progressivo disastro ecologico del pianeta. Un cataclisma provocato dal continuo e progressivo aumento delle emissioni di gas serra causato principalmente da petrolio, gas naturale e carbone.

Ma, l'Onu, nella sua analisi conferma che “non c'è alcun segno di una crescita più verde: le emissioni di anidride carbonica stanno tornando a salire rapidamente dopo un temporaneo calo dovuto al rallentamento dell'economia e al contempo il cambiamento climatico e i suoi effetti stanno accelerando2.

Nel rapporto, titolato “United in Science”, l’Onu, avverte che "le concentrazioni di gas serra nell'atmosfera rimangono a livelli senza precedenti e condannano il pianeta a un pericoloso riscaldamento futuro".

In questo rapporto, alla sue terza edizione, due sono i protagonisti: il green recovery fallito e l'ultimo studio dell'IPCC, il panel internazionale di eminenti scienziati sui temi climatici.

Nel rapporto si legge pure che "l'aumento delle temperature globali provoca devastanti fenomeni meteorologici estremi in tutto il pianeta, i cui effetti sulle economie e sulle società sono sempre più gravi. E il riscaldamento generato dall'umanità ha già causato cambiamenti senza precedenti in molte centinaia e persino migliaia di anni.

Nella sua drammaticità la pandemia aveva portato ad un calo storico dei gas serra ma , quando l’economia è ripartita, le emissioni sono nuovamente aumentate “Secondo alcune stime preliminari, tra gennaio e luglio 2021, le emissioni globali nel settore elettrico e industriale erano già allo stesso livello o superiori a quelle osservate nello stesso periodo del 2019, prima della pandemia” conferma il rapporto presentato da António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite "Se non ci saranno riduzioni immediate, rapide e su larga scala delle emissioni di gas serra, non saremo in grado di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi".

Limitare l'aumento della temperatura tra 1,5 e 2 gradi era l'obiettivo dell'Accordo di Parigi del 2015. Ma a cinque anni dalla firma di quel trattato, il percorso delle emissioni globali non corrisponde a quello che serve per soddisfare quegli obiettivi.

“La crisi generata dal Covid-19 offre solo una riduzione a breve termine delle emissioni globali. Non ci sarà una riduzione considerevole delle emissioni da qui al 2030, a meno che i paesi non tentino di raggiungere una ripresa economica che includa una profonda decarbonizzazione”.

E’ positivo che un gran numero di paesi, che rappresentano il 63% delle emissioni globali, si sia impegnato a raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050. Ma bisogna agire ora sulle politiche, a breve termine, e di questo sembra esserci poca traccia.

Il Segretario Generale dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM), Petteri Taalas, ha commentato il rapporto dicendo che “Durante la pandemia abbiamo sentito dire che dobbiamo ricostruire in meglio, al fine di tracciare un percorso più sostenibile per l'umanità ed evitare i peggiori effetti del clima cambiamento nella società e nelle economie ma, leggendo il rapporto, sembra che non ci stiamo muovendo nella giusta direzione”. L’Onu conclude dicendo che “L’obiettivo è ridurre le emissioni del 45% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010 e  le economie più sviluppate devono rispettare il loro impegno a mobilitare 100 miliardi di dollari all'anno in modo che i paesi più poveri possano affrontare gli impatti del riscaldamento e anche ridurre le loro emissioni”.

Obiettivo raggiungibile? Al momento sembra proprio di no.