Osservatorio ANBI: il Mediterraneo più caldo dei Caraibi, suolo italiano a 50 gradi

Gargano (ANBI): "È una vera emergenza climatica che sarà al centro dell’Assemblea Nazionale dei Consorzi di Bonifica e Irrigazione, in programma a Roma l’8 e il 9 luglio"

di Redazione
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Osservatorio ANBI: caldo record nel Mediterraneo, suolo italiano rovente e fiumi in sofferenza

Il Mediterraneo è diventato un’enorme vasca bollente: secondo l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, in alcune zone la temperatura dell’acqua ha superato quella dei Caraibi, toccando i 31 gradi tra Sicilia e Calabria, e non scendendo sotto i 29° neppure di notte. Il tratto più colpito va dal Tirreno fino a Gibilterra e dal Sud della Francia alle coste del Nord Africa, con anomalie termiche che arrivano fino a +6°C. Una situazione che Francesco Vincenzi, presidente di ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi di bonifica e irrigazione), definisce senza mezzi termini “a forte rischio sociale”. Il caldo record, infatti, non è solo un problema ambientale, ma minaccia anche la tenuta economica e idrogeologica di molti territori italiani.

Nel frattempo, i suoli italiani, secondo i dati diffusi dall’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea, hanno raggiunto temperature fino a 50°C in zone come il Foggiano, la Sicilia meridionale e la Sardegna orientale. Questo mentre l’aria in molte regioni tocca i 40°, lo zero termico sfiora i 5.550 metri e i ghiacciai alpini perdono fino a un metro ogni 10 giorni. Alle temperature da record si sommano fenomeni meteo estremi. In Piemonte, piogge torrenziali hanno causato l’esondazione del torrente Frejus, con allagamenti a Bardonecchia. In Lombardia, sull’Alta Valtellina, sono caduti 70 millimetri d’acqua in poche ore, provocando frane e nuovi smottamenti. E nel weekend, forti piogge sono attese su Nordovest, Emilia-Romagna e Toscana, per poi spostarsi verso il Nordest, con possibili picchi di pioggia intensi.

Massimo Gargano, direttore generale di ANBI, sottolinea che mentre al Nord si combatte con i nubifragi, al Sud regna la siccità. In Puglia, nella Capitanata, si è già perso il 20% della produzione di pomodori a causa della mancanza d’acqua nell’invaso di Occhito. Qui, il livello è sceso sotto la soglia utile all’irrigazione, mentre le falde non si ricaricano per l’assenza di piogge: in provincia di Foggia, a giugno è piovuto l’87% in meno rispetto alla media. Non va meglio in Basilicata, dove i bacini hanno perso 13 milioni di metri cubi in dieci giorni. In Sicilia, gli invasi si sono svuotati di altri 10 milioni di metri cubi solo nei primi venti giorni di giugno. In Campania, i fiumi sono in calo costante, con il Garigliano che ha perso quasi 30 cm in una settimana.

Anche al Centro la situazione è critica. I laghi del Lazio (Albano e Nemi) si abbassano di centimetri ogni settimana, mentre il Tevere e l’Aniene continuano a calare. In Umbria, il lago Trasimeno è in sofferenza, e anche l’invaso di Maroggia registra un ulteriore calo. In Abruzzo, la provincia di Chieti è tra le più a rischio per la disponibilità di acqua potabile, con piogge quasi inesistenti. Le Marche resistono meglio grazie a buone riserve nei bacini, ma in Toscana il fiume Ombrone è tornato sotto il minimo vitale. E al Nord? Il quadro non è più rassicurante: anche qui i fiumi calano, il Po a Pontelagoscuro registra un deficit del 60% e i grandi laghi, sebbene ancora in buone condizioni, stanno lentamente scendendo. In Lombardia mancano all’appello 156 milioni di metri cubi d’acqua rispetto alla media, con un deficit del 36% rispetto al 2024.

In Veneto, l’Adige viaggia col 56% di portata in meno, e anche Livenza e altri corsi d’acqua segnano valori anomali. Nelle Alpi Orientali, il riempimento medio dei bacini è al 72%, ma in Emilia-Romagna, fiumi come il Secchia sono sotto i minimi storici. Insomma, un’Italia divisa tra acqua che manca e piogge improvvise, con territori sotto pressione costante. “È una vera emergenza climatica che sarà al centro dell’Assemblea Nazionale dei Consorzi di Bonifica e Irrigazione, in programma a Roma l’8 e il 9 luglio”, ribadisce Gargano. Il Mediterraneo che bolle, i suoli che si arroventano e le acque che scompaiono: l’estate 2025 si conferma un banco di prova durissimo per l’Italia, sempre più fragile di fronte a una crisi climatica che non lascia più spazio a rinvii.

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