Tokenizziamo la foresta pluviale. La rivoluzione sostenibile della blockchain

Green token, ancorare il 40% della riserva Celo alla foresta pluviale entro il 2025

(foto Lapresse)
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blockchain e ambiente, l'idea di Markus Franke

È opinione diffusa che la tecnologia blockchain sia dannosa dal punto di vista ambientale e che le criptovalute portino con sé il problema di un elevato consumo energetico dovuto soprattutto alla loro estrazione. Secondo l’indice Digiconomist, che tiene traccia dell’impronta ambientale dei bitcoin, ogni anno le transazioni di questa criptovaluta richiedono un fabbisogno energetico di circa 130 terawattora, un numero superiore alla richiesta di una nazione come l’Argentina e appena inferiore a quella della Svezia. Non esistono solo i bitcoin, però e questo problema, che pure esiste, non riguarda la tecnologia blockchain in generale. Anzi, ci sono alcune piattaforme di criptovalute che hanno come scopo quello di abbattere le emissioni e di migliorare la qualità ambientale.

Una novità? In effetti sì, spiega Markus Franke, Head of Europe di Celo (piattaforma di finanza decentralizzata) perché fino ad oggi “siamo stati abituati a considerare i costi dell’inquinamento come esternalità. Ma cosa accadrebbe se  la ricchezza delle persone fosse collegata alla salvaguardia della natura?” Franke prende spunto dal libro Sacred Economics di Charles Eisenstein, secondo il quale le persone sono spinte a produrre qualunque cosa sostenga le valute, com’è stato per l’oro ma anche come è stato per il bestiame. E allora, perché non sostenere il denaro con altre cose che apprezziamo e che stanno diventando sempre più scarse, come le foreste incontaminate?

Green token e foresta pluviale: Tokenizzare gli alberi

Da qui la nascita dei green token. Nel dettaglio, l’idea è quella di ancorare il 40% della riserva Celo alla foresta pluviale entro il 2025. Come? Tokenizzando gli alberi, spiega Franke. Un token può rappresentare la proprietà di un bene sottostante (una parte di foresta), o crediti di benefici ambientali generati da un particolare bene (ad esempio, crediti di carbonio generati da una foresta). Oppure, ancora, possono essere token di governance in un DAO, un’organizzazione autonoma decentralizzata che protegge la foresta e fa il lavoro sul campo. Questi gettoni possono essere fungibili o non fungibili (NFT).

“Se, come società, dovessimo diffondere l’uso di criptomonete garantite dal capitale naturale - conclude Franke - qualsiasi crescita economica, qualsiasi aumento del denaro in circolazione porterebbe a una crescita di quelle risorse naturali legate alla valuta”.