Agnelli a Otto e mezzo sbotta contro il Governo: "Tecnici, fonici, musicisti… così li state abbandonando"
Manuel Agnelli attacca il governo sulla cultura: “Basta mancette, servono tutele vere per chi lavora nello spettacolo”. Ecco cosa ha detto e perché fa discutere
Manuel Agnelli non usa giri di parole e nella sua ultima uscita pubblica affonda un colpo durissimo sul governo, accusandolo di gestire la cultura come un ambito residuale, fatto di bonus spot e “mancette” insufficienti a sostenere chi lavora davvero nello spettacolo. Le sue parole, destinate a far discutere, arrivano nel pieno del dibattito sulle politiche culturali e su come tutelare un settore che da anni chiede strumenti concreti e non interventi palliativi.
L'ex frontman degli Afterhours parte da un punto chiave: la legge sulla discontinuità. Una norma già approvata e pensata per tutelare tutte quelle figure fondamentali nello spettacolo – tecnici, fonici, musicisti aggiunti, scenografi, maestranze – il cuore invisibile di ogni concerto e produzione artistica. “Per fare un concerto servono canzoni, prove, scenografie, tecnici, fonici, musicisti aggiunti…”, ricorda Agnelli, sottolineando come proprio chi rende possibile lo spettacolo sia spesso lasciato senza tutele.
Secondo Agnelli, invece di rendere operativa la legge attraverso i decreti attuativi, il governo avrebbe scelto una scorciatoia: trasformare tutto in un fondo distribuito a richiesta, una sorta di misura tampone che – dice – non risolve nessuno dei problemi strutturali.
“Abbiamo una legge già approvata, studiata per aiutare i mestieri discontinui che tengono in piedi la nostra attività. Invece di applicarla, l’hanno svuotata per farne una mancetta”, attacca il musicista. Parole pesantissime, che fotografano lo scontento crescente di un settore che continua a domandare maggiore attenzione, stabilità e strumenti reali.
La critica non è isolata: da mesi associazioni e professionisti del mondo dello spettacolo segnalano ritardi, confusione normativa e l’assenza di un piano strutturale. Agnelli, però, sceglie un tono netto, politico, quasi da manifesto: “Non si può fare cultura a colpi di bonus. Servono regole, continuità, rispetto del lavoro”.
La polemica è destinata ad ampliarsi nelle prossime ore: il mondo dello spettacolo si prepara a una nuova battaglia, mentre da Palazzo Chigi non sono ancora arrivate repliche ufficiali.