Crozza – Von der Leyen e la politica del “poi vediamo”
Crozza interpreta Ursula von der Leyen e smonta l’Europa delle marce indietro: gas, auto elettriche, caldaie e riarmo in un monologo feroce su un’Unione che cambia idea ogni settimana.
Nella nuova puntata di Fratelli di Crozza, in onda sul Nove e in streaming su Discovery+, Maurizio Crozza mette nel mirino l’Unione Europea e lo fa interpretando una Ursula von der Leyen sempre più confusa, circondata da telefoni che squillano, lobby che chiamano e decisioni che durano meno di una stories su Instagram.
Il risultato? Una parodia spietata dell’Europa “a singhiozzo”, che promette grandi svolte storiche e poi le annacqua, le rinvia o le riscrive a seconda del vento politico.
Crozza entra in scena annunciando con tono solenne la “storica indipendenza energetica europea”, salvo smentirsi subito: stop al gas russo, sì… ma sostituito da quello americano “che costa il triplo”. Altro che autonomia, dice implicitamente la maschera von der Leyen: l’Europa ha solo cambiato fornitore, come quando si cambia operatore telefonico sperando di pagare meno e invece la bolletta aumenta.
Il cuore del monologo colpisce il Green Deal e la trasformazione ecologica dell’Unione Europea. Crozza ironizza su un’Europa che prima impone il tutto elettrico, poi concede benzina “eco”, poi strizza l’occhio al diesel “morale”, salvo riscoprire all’improvviso la voglia di investire centinaia di miliardi in armamenti.
Un passaggio emblematico è quello sulle auto: dal 2035 solo elettrico, ma poi forse no, poi sì, poi diesel pulito, poi benzina “se certificata”. Un ping pong normativo che Crozza traduce così: “In Europa le decisioni sono definitive… finché qualcuno chiama.”
E infatti entrano in scena le case automobilistiche tedesche, riconoscibili anche senza essere nominate, che telefonano a Bruxelles chiedendo “un attimo, solo un attimo di flessibilità”, mentre l’Europa, tra una esitazione e l’altra, ricuce la propria linea politica come una coperta troppo corta.
Altro bersaglio: le caldaie a gas. Prima vietate, poi riammesse. Crozza immagina milioni di cittadini europei che hanno appena speso diecimila euro per una pompa di calore e ora scoprono che “ci abbiamo ripensato”. Il danno oltre la beffa.
Poi arriva il colpo più duro: il riarmo. Mentre l’Europa si racconta green, pacifista e sostenibile, investe cifre colossali nelle armi. Secondo Crozza, è il punto in cui la narrazione europea implode: pannelli solari da una parte, carri armati dall’altra.
Il monologo si chiude con una domanda tanto sarcastica quanto politica:
“Ma a cosa serve un’Europa che cambia idea più del navigatore quando sbagli uscita?”
Tra gas russo e GNL americano, tra elettrico e benzina morale, tra green deal e riarmo, Crozza dipinge un’Unione Europea che non sembra governare il futuro, ma rincorrerlo con il fiatone.
Uno spettacolo comico, certo. Ma anche un ritratto politico più realistico di molti documenti ufficiali.