Crozza - Zaia fra autonomia, legittima difesa e Festival di Venezia: il monologo del “Leoncino d’Oro”

Crozza-Zai­a tra autonomia, legittima difesa e Leone d’Oro a Venezia: il monologo surreale di Fratelli di Crozza che fa ridere e riflettere

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Nella nuova puntata di Fratelli di Crozza, in onda il venerdì sera sul Nove e in streaming su Discovery+, Maurizio Crozza torna a interpretare uno dei suoi cavalli di battaglia: Luca Zaia, presidente del Veneto, trasformato in un personaggio sospeso tra politica regionale, sicurezza, cinema e delirio veneto-pop.

Il monologo si apre con un problema tecnico grottesco: il microfono non funziona, “non si capisce niente”, e Zaia-Crozza trasforma la “tragedia del microfono che gracchia” in una gag infinita, tra prosecco, spritz e battute in veneto. Il tono è quello tipico del comico: apparentemente leggero, ma pronto a infilare i temi politici nel flusso di battute.

Prima di “lasciare la carica del Doge”, lo Zaia di Crozza annuncia i suoi “quattro capisaldi”, a partire dall’autonomia regionale firmata con Calderoli, che il comico trasforma in occasione per una stoccata: «Pensate che fatto storico: vedere Calderoli che sapeva fare la firma». L’autonomia del Veneto viene raccontata tra una regione che non si ricorda e un lapsus geografico continuo, con Lombardia, Piemonte e perfino la Liguria tirate in ballo nel caos della scena.

Il monologo vira poi sul tema della legittima difesa, messo in scena con una surreale ricostruzione: il ladro che entra in casa, pulisce le scarpe, saluta educatamente, chiede di poter rapinare e finisce in uno “stallo maremmano/messicano” degno di uno spaghetti western veneto. Crozza gioca con le ambiguità: quando si può sparare, quando no, cosa succede se il ladro scappa, cosa fare “se ti punta la pistola e poi ti gira di schiena”. Il risultato è una satira che prende in giro semplificazioni e slogan sulla sicurezza.

Nella parte finale, Zaia si auto-mitizza in chiave cinematografica: dalla Pedemontana trasformata in set, fino al Festival del Cinema di Venezia. Crozza inventa poster improbabili: Capitan Veneto, Wonder Zaia, Il grande Zaia tutto nudo sotto la caldaia e persino un film ispirato a Morte a Venezia, ribattezzato Morte del terzo mandato. Al centro, il “Leoncino” che lo accompagna ovunque e una colonna sonora strappalacrime che rende il tutto ancora più surreale.

Fra giochi di parole, citazioni che passano da Tenco a “Anonzero”, e continui rimandi alla Liguria, il monologo di Crozza costruisce un ritratto ironico e iperbolico di Zaia: un presidente a metà tra Doge, supereroe veneto e protagonista di un film che non esiste, ma che il pubblico sembra vedere benissimo.

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