Milo Manara nel 'Nome della Rosa': "Medioevo 'secolo' divorato dalla fantasia. Uno sportivo a fumetti? Presto per Sinner, punterei su due miti..." - L'intervista
Il nome della rosa – Vol.2: il maestro del fumetto ha completato la sua opera d'arte a fumetti. E si racconta ad Affaritaliani
Milo Manara nel 'Nome della Rosa': "Medioevo 'secolo' divorato dalla fantasia. Uno sportivo a fumetti? Presto per Sinner, farei..." - L'intervista
A due anni dalla prima parte del graphic novel ‘Il nome della rosa’, è arrivato in libreria il secondo e conclusivo volume dell’adattamento di Milo Manara al libro di Umberto Eco (Oblomov Edizioni).
Non solo. Al Volvo Studio di Milano, fino al 15 gennaio 2026, si potrà visitare la prima mostra integrale - a cura di Elisabetta Sgarbi (progetto allestivo di Luca Volpatti) - del maestro del fumetto sul capolavoro che vinse il Premio Strega nel 1980.
Cosa rappresenta il Nome della rosa per Milo Manara?
"Quello che ha rappresentato per milioni di lettori in tutto il mondo, un libro straordinario. Il Nome della Rosa è stato una specie di esplosione nella letteratura italiana, che normalmente non ha questo respiro così epico, questo 'romanzo mondo'. Solitamente o si occupa di cose altissime o di cose quotidiane, avvenimenti di cronaca... Mentre l'opera di Umberto Eco è stato un'evasione totale dal nostro mondo, per presentarci un altro universo. Si è trattato di un grande avvenimento, un grande fenomeno in tutto il mondo..."
E lei cosa ha trasmesso nella sua opera?
"Ho cercato di mantenere in minima parte questa lettura del Medioevo che ci appartiene come storia. Ma, anche e soprattutto secondo Umberto Eco, ne abbiamo un'immagine diversa, distorta"
In che senso?
"Ci stato ri-raccontato dalla letteratura ottocentesca e gotica: Mary Shelley, Bram Stoker, Edgar Allan Poe, Lovecraft, sono questi gli autori che hanno ricostruito un Medioevo oscuro, pieno di crudeltà, di esecuzioni, falò e strega. Ma..."
Ma?
"La caccia alle streghe sappiamo che è stata soprattutto nel Seicento, due secoli dopo"
Per cui il Medioevo è meno oscuro di quello che ci è stato raccontato...
"Molto meno oscuro. Sono stati secoli di grandissima fantasia, come non c'è mai stata nella storia dell'umanità. Un periodo storico in cui la fantasia ha avuto l'importanza assunta nel Medioevo non c'è più stato. Perché l'Impero Romano aveva le sue certezze, il Rinascimento ha riscoperto la filosofia, l'aristotelismo, la scienza, la prospettiva, il modo di costruire l'immagine. Nel Medioevo invece erano tutti ignorantissimi e quindi immaginavano tutto. Non sapevano niente, ma immaginavano tutto. Per cui è stato il 'secolo' divorato dalla fantasia. Una fantasia che spiegava l'incomprensibile"
Dopo aver fatto il nome della rosa, se lei potesse rendere a fumetti un'altra grande storia a livello di romanzo, che cosa sceglierebbe?
"A parte Kafka, diciamo tutti i suoi libri - da Il processo, a Il Castello, America, sono tutte straordinarie avventure - c'è un romanzo che mi ha molto divertito, un libro di un autore contemporaneo che si chiama Ermano Cavazzoni..."
Di cosa si tratta...
"Ha scritto un libro straordinario, ricco di fantasia: si intitola La galassia dei dementi"
Nella sua lunghissima carriera ha realizzato anche un fumetto su Valentino Rossi, una quindicina d'anni fa, se potesse farlo oggi su un altro sportivo, ce n'è uno che vorrebbe disegnare?
"Uno sportivo... Avrebbe dovuto compiere delle imprese tali da farlo entrare nell'immaginario collettivo di tutti. Mi viene in mente il campione del motociclismo, Giacomo Agostini..."
Jannik Sinner non la ispira?
"Ovviamente è il nome che viene in mente subito, però..."
Però?
"Non è che abbia una carriera lunga abbastanza da farne diventare un mito, come è stato Maradona o Pelé. Ecco il calciatore brasiliano forse ha una storia alle spalle decisamente interessante"
Come mai?
"Perché rappresenta qualcosa di più del calciatore, rappresenta un popolo intero. E oltretutto venne a vedere la mia mostra che avevo fatto in Brasile a Rio e anche a San Paolo. E mi dedicò su un libro 'Para o Manara Pelè'.
La video intervista a Milo Manara
Milo Manara - Il Nome della Rosa volume 2
Un'opera che mette su carta tre distinti stili grafici che si intersecano inseguendo la perfezione visiva. Ciascuno racconta un aspetto del libro di Eco: le sculture, i rilievi dei portali e i marginalia meravigliosi e surreali che corredano i libri miniati della biblioteca; il romanzo di formazione di Adso, con la scoperta della sensualità e della Donna; la vicenda storica dei Dolciniani, i cui temi della povertà degli ultimi, la non omologazione, la diversità perseguitata, il dissenso sono cruciali anche oggigiorno.
Il nome della rosa di Manara trova quindi un suo spazio nell’operazione “matrioska” letteraria del libro di Eco, che è anche un libro sui libri, che contengono altri libri: non una superflua trascrizione, ma una meravigliosa chiosa visiva.
Milo Manara ai vertici della sua arte - Anni di elaborazione per adattare il capolavoro di Umberto Eco. Un’opera preziosa che racconta con stili grafici diversi il nostro tempo, il passato e le sue meraviglie di pietra e di inchiostro.