Non è l'Arena, Giletti: "Di mafia non parla più nessuno ma porto Brusca in tv"

Nello speciale in prima serata, il conduttore parlerà di mafia, un argomento che, a parer suo, in televisione non ha lo spazio che si merita

Massimo Giletti
MediaTech
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Tv, Giletti: “Racconto la mafia, se ne parla poco nel piccolo schermo ed è davvero cambiata”

"La mafia non è più quella della lupara e della coppola, quella delle stragi; oggi la mafia è a Milano, Berlino, Amsterdam, in Belgio, a Londra: fa comodo a tutti non parlarne perché la nostra è una società che ormai ricicla quantità industriali di denaro, bisognerebbe bussare a qualche banca per capirlo. Come diceva Falcone, segui i soldi e troverai la verità". 

In un'intervista al Corriere della Sera, Massimo Giletti anticipa cosa lo ha spinto a proporre una puntata speciale di Non è l'Arena nella quale parla di mafia con la giornalista Sandra Amurri, l'ex procuratore di Caltanissetta Lari e l'avvocato Li Gotti (difensore di Brusca). Una puntata in onda stasera su La7 cui segue la proiezione del docufilm “Corleone, il potere e il sangue”. Perché guardare questo docufilm? "Perché è illuminante, fa capire molte cose perché a parlare sono gli uomini come Mutolo, Marchese, Grado, Brusca, che sono stati più vicini a Totò Riina”. 

“Lui”, continua”, “si è sempre dipinto come un contadino mite dell'entroterra siciliano, quasi un vecchio saggio, ma in realtà il ritratto che ne fanno questi uomini che hanno ammazzato per lui decine e decine di persone restituisce l'immagine di un uomo diabolico, dall'intelligenza spietata, assetato di potere e sangue. Ancora oggi poi si allungano sulla sua figura le ombre di tanti, troppi dubbi: chi ha protetto la sua lunga latitanza? Perché il suo covo non è stato perquisito?". 

Molte serie tv raccontano il fascino del Male, c'è il rischio che si dia spazio a modelli sbagliati? "È sempre stato un tema di confronto con Saviano. A lui dobbiamo dire grazie perché attraverso i suoi racconti abbiamo iniziato a conoscere un mondo di cui nessuno voleva parlare; è chiaro che nel momento in cui racconti il Male e non fai mai vedere il Bene stimoli interpretazioni che ai più giovani arrivano senza filtri e quindi possono destabilizzarli. È un aspetto su cui riflettere".

Covid, Giletti: “Sul no agli stregoni in tv Mentana ha ragione ma dissenso non si criminalizza”

Ma non è tutto. Giletti si sofferma sul dibattuto tema “No Vax” e il relativo spazio da dedicarvi. "Mentana ha ragione" sul fatto che mettere a confronto uno scienziato e uno stregone non è informazione, "ma lui si riferisce al suo mondo, ai tg. Il suo radicalismo non può essere applicato a chi fa programmi tv, i talk sono fatti di contrapposizione e dialettica, io non amo chi criminalizza il dissenso. Censurare chi la pensa in modo diverso è qualcosa che non mi appartiene. È giusto porsi la domanda, ma è altrettanto vero che quando porti un no vax in tv e senti che spiegazioni dà in automatico si fa male da solo e non fa una bella pubblicità ai negazionisti". 

Qual è lo stato di salute dell'informazione? "Sono estimatore di Draghi e penso che dobbiamo ringraziare Renzi per aver staccato la spina a Conte. Ma do ragione a Santoro, mi sembra ci sia un generale appiattimento e una forte omologazione. E non è un bene. Dobbiamo farci domande, ottenere risposte; bisogna avere coraggio e anima critica. Quanti cani da guardia siamo rimasti? Se mettiamo insieme quello che hanno detto esperti e virologi negli ultimi due anni troviamo moltissime castronerie; è evidente che c'è stato un problema di informazione. Io credo che anche in un periodo di crisi sanitaria ascoltare chi la vede in modo diverso rimanga fondamentale".