Open to meraviglia, il re dei creativi Lele Panzeri: "Una porcata estetica"

Lo spot di Armando Testa infiamma la polemica e, per fare chiarezza, Affari ha interpellato il numero uno tra i creativi italiani Lele Panzeri

di Lorenzo Goj
MediaTech

Open to meraviglia, il creativo Lele Panzeri al veleno contro lo spot di Armando Testa: "Ridicolo, una porcata estetica"

“Open to meraviglia” è già un caso nazionale. Diffusa dal 20 aprile, la campagna del Ministero del Turismo - voluta dalla ministra Daniela Santanché e realizzata dall’agenzia Armando Testa per rappresentare l’Italia - ha sollevato numerose polemiche sulla qualità dello spot.

Tra pesanti critiche e infiniti dubbi, per capirne di più Affaritaliani.it si è rivolto a uno dei nomi più blasonati nel panorama della comunicazione italiana: il pubblicitario Lele Panzeri, leggendario art-director e autore, tra i tanti, del claim di Ferrarelle, “Liscia, gasata o Ferrarelle”.

Chi è Lele Panzeri

Creativo, art director, direttore creativo, regista pubblicitario, regista e autore televisivo, giornalista, scrittore e navigatore.

La sua carriera è durata esattamente 50 anni, ha lavorato in molte agenzie italiane e internazionali e ne ha fondate un paio.

Alcune sue campagne sono entrate nella storia della professione (Ferrarelle, Golia, Pioneer, ilManifesto).

Ha ottenuto molti riconoscimenti sia in Italia che all’estero, culminati con l’ingresso nella Hall of Fame dell’Art Directors Club Italiano (del quale è stato fondatore e Presidente) nel 2022.

“Con questa campagna Armando Testa potrebbe aver toccato la vetta dell’orribile”, sentenzia Panzeri. “A livello tecnico è un pasticcio che non sta insieme. È ridicola. L’idea di mettere la faccia della Venere di Botticelli sopra un corpo vestito con maglietta e jeans è semplicemente una porcata dal punto di vista estetico”, spiega il creativo. “Anche il titolo, ‘Open to meraviglia’, cosa dovrebbe voler dire? Una sorta di crasi tra italiano e inglese che non lascia intendere nulla. Insomma, un progetto che può piacere giusto a chi ha il gusto dell’orrido”, dichiara.

Ma passiamo al punto, forse, più caldo della polemica: i soldi. Armando Testa ha scritto nel comunicato di lancio dello spot che l’investimento per la realizzazione è stato pari a nove milioni di euro. Cifra, questa, che potrebbe far impallidire i meno esperti del settore della comunicazione, ma non Panzeri. “Nove milioni, sempre sia davvero questa la spesa, sono una cifra irrisoria, giusta per una ‘campagnetta’. Ai miei tempi, parlando in lire, per una campagna la cifra da investire era intorno agli 85 miliardi (circa 50 milioni di euro attuali, ndr)”, racconta Lele Panzeri.

E proprio la questione denaro apre un altro tema ancora poco approfondito. Solitamente, il progetto di una campagna pubblicitaria voluta da un organo pubblico richiede una gara tra agenzie. E, da quello che risulta, non si hanno dati sull’esistenza di tale concorso. Un fatto piuttosto grave, che alimenterebbe i pensieri e le voci dei maligni.

Spot realizzato in Slovenia, dominio non registrato e...

Sono tante, troppe, difficili da contare, le critiche mosse contro la campagna di Armando Testa.

Più Slovenia che Italia

La scena della cantina in cui brinda un gruppo di amici è stata girata da Cotar a Gorjansko, a pochi chilometri da Trieste. Non solo, come rivelato dal produttore e regista triestino dell'agenzia creativa Terroir Films, Massimiliano Milic, che ha reso pubblica la gaffe del Ministero, la clip è stata presa da Artgrid, un archivo stock, ed è firmata da Hans Peter Scheep

Traduzioni non proprio corrette

Nella versione tedesca della campagna, raggiungibile sul sito www.italia.it, la città pugliese di Brindisi diventa  “Toast” (che in tedesco significa brindisi, ma quello che si fa con i bicchieri). Prato, invece, viene trasformato in “Rasen” (un prato di erba). Cento in “Hundert” (centinaio), Fermo in “Stillstand“, Scalea in “Treppe” (scala). Poi c’è il caso della città ducale in provincia di Macerata, trasformata in “Garderobe". Un lavoro non proprio preciso.

E il dominio non registrato...

La cura per la campagna è stata talmente maniacale da dimenticarsi di registrare il dominio web di "Open to meraviglia". Infatti, ad accorgersene è stata un'azienda di marketing del Mugello la quale ha comprato subito il dominio per 4 euro e 99 centesimi. "Tranquilli, ci abbiamo pensato noi", si legge nella home page del dominio www.opentomeraviglia.it acquistato - qualche ora dopo il lancio della campagna di promozione all'estero di Enit con la Venere di Botticelli influencer, che ha creato diverse polemiche - dalla Marketing Toys di Scarperia (Firenze).

L'azienda è di Filippo Giustini. Inizialmente il dominio rimandava all'home page dell'azienda fiorentina, poi Giustini ha scelto di inserire l'immagine della Venere di Botticelli con scritto 'Godetevi l'Italia, è bellissima. Anzi no, meravigliosa". 

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