Berberina: quando la forma fa la differenza. Dalla ricerca scientifica alla reale efficacia
Proprio per superare i limiti legati all’assorbimento, un gruppo di ricercatori italiani, tra cui il dott. Riccardi, ha condotto un studio pilota nel mondo reale su una nuova formulazione di berberina ad alta biodisponibilità, denominata ToBeRock
Berberina: non basta la dose, conta la biodisponibilità. Lo studio italiano che dimostra l’efficacia clinica di ToBeRock
Negli ultimi anni la berberina è diventata una delle sostanze più studiate in ambito nutraceutico. Questo alcaloide naturale, estratto da piante come Berberis aristata, è noto per la sua capacità di migliorare la sensibilità all’insulina, ridurre la glicemia, abbassare il colesterolo e i trigliceridi, con effetti positivi anche sulla pressione arteriosa e sullo stress ossidativo. Ma, come spesso accade nel mondo degli integratori, non è tutto oro ciò che luccica. Dietro a un principio attivo potenzialmente straordinario, si nasconde una criticità che può comprometterne l’efficacia reale: la biodisponibilità.
Il limite invisibile di molti integratori
La biodisponibilità rappresenta la quota di una sostanza che, dopo l’assunzione, riesce effettivamente a raggiungere il circolo sistemico e ad agire dove serve. Nel caso della berberina, questo valore è estremamente basso: solo lo 0,5% della dose ingerita arriva in forma attiva al sangue, mentre il resto viene degradato o eliminato a livello intestinale o epatico. Il motivo? La berberina presenta una scarsa solubilità acquosa, una ridotta permeabilità intestinale e un marcato metabolismo di primo passaggio da parte del fegato e del microbiota.
Il risultato è che molte formulazioni presenti sul mercato, pur contenendo dosi elevate di berberina, risultano di fatto poco o per nulla efficaci, perché la sostanza non viene realmente assorbita. In altre parole: la quantità dichiarata sull’etichetta non corrisponde a quella che agisce nell’organismo. Come sottolinea il dott. Enzo Luigi Riccardi, farmacista e nutrizionista, co-autore di uno studio scientifico pubblicato nel 2025 su Science Pharmaceutics (MDPI): “Nel mondo della nutraceutica, la differenza non la fa solo il principio attivo, ma soprattutto la forma farmaceutica. È la tecnologia che determina se una sostanza arriverà davvero dove deve agire. È ciò che distingue un integratore efficace da uno inutile”.
Dalla ricerca alla pratica: lo studio italiano su una berberina biodisponibile
Proprio per superare i limiti legati all’assorbimento, un gruppo di ricercatori italiani, tra cui il dott. Riccardi, ha condotto un studio pilota nel mondo reale su una nuova formulazione di berberina ad alta biodisponibilità, denominata ToBeRock. Lo studio, pubblicato su Science Pharmaceutics nel 2025, è stato svolto attraverso farmacie di comunità che offrono servizi di screening metabolico e monitoraggio nutraceutico, coinvolgendo 60 soggetti con alterata glicemia a digiuno (100–125 mg/dL), una condizione considerata prediabete. I partecipanti sono stati trattati per otto settimane con 1 o 2 capsule al giorno di ToBeRock®, una formulazione che impiega un innovativo sistema di rilascio autoemulsionante (SEDDS), progettato per aumentare la solubilità intestinale e migliorare l’assorbimento della berberina.
I risultati: efficacia reale, non solo teorica
I dati emersi dallo studio si sono rivelati significativi e clinicamente rilevanti. Dopo otto settimane, è stata osservata una riduzione media della glicemia a digiuno di 11 mg/dL. Anche il colesterolo LDL, comunemente definito “cattivo”, ha registrato un calo fino a 28 mg/dL, mentre nel gruppo sottoposto ad alto dosaggio si sono riscontrati contemporaneamente una diminuzione dei trigliceridi e un aumento del colesterolo HDL, considerato “buono”. La pressione arteriosa, sia sistolica che diastolica, ha mostrato una riduzione significativa rispettivamente di 6 e 7 mmHg. Infine, è stato evidenziato un miglioramento dell’equilibrio ossidativo, con una riduzione dei radicali liberi e un incremento delle difese antiossidanti, come confermato dai test FORT e FORD. Tutti i partecipanti hanno mostrato ottima tollerabilità, senza effetti collaterali, e un’aderenza al trattamento superiore al 95%.
La tecnologia che fa la differenza
ToBeRock adotta un approccio tecnologico avanzato: il sistema SEDDS (Self-Emulsifying Drug Delivery System). A contatto con i fluidi intestinali, la formulazione si auto-emulsiona in microgocce, aumentando enormemente la superficie di contatto e quindi l’assorbimento. Inoltre, la presenza di tocotrienoli (vitamina E) svolge un duplice ruolo: Migliora la penetrazione cellulare della berberina, agendo come co-carrier lipofilo. Aumenta l’effetto antiossidante e contribuisce alla protezione delle membrane vascolari. Questo sistema permette alla berberina di superare le barriere di solubilità e metabolismo, garantendo una concentrazione plasmatica più stabile e una maggiore efficacia clinica. È proprio qui che si concretizza la differenza tra un integratore formulato in modo scientifico e una semplice polvere vegetale in capsule.
La farmacia come centro di prevenzione
Un aspetto innovativo dello studio è il suo setting operativo: la ricerca è stata condotta direttamente nelle farmacie di comunità, veri e propri presidi territoriali di salute. Attraverso strumenti diagnostici rapidi (point-of-care), i farmacisti hanno monitorato parametri metabolici e ossidativi in modo pratico, ripetibile e non invasivo. Questo approccio dimostra come il farmacista moderno possa diventare un attore chiave nella prevenzione delle disfunzioni metaboliche, intercettando precocemente situazioni di rischio e proponendo soluzioni basate sull’evidenza scientifica. Come evidenzia il dott. Riccardi: “La farmacia non è più solo un luogo di dispensazione, ma un punto d’incontro tra scienza, consulenza e salute reale. È qui che la nutraceutica trova la sua applicazione più utile: nel supporto concreto al benessere delle persone”.
Non tutte le berberine sono uguali
Il messaggio più importante è che non basta leggere “berberina” sull’etichetta per avere la certezza di un prodotto efficace. Ciò che conta è come la molecola è veicolata, quanto viene realmente assorbita e se esistono studi clinici pubblicati a supportarne l’efficacia. Molti prodotti in commercio contengono semplici estratti standardizzati che non superano la barriera intestinale, restando quindi inefficaci nonostante le alte dosi dichiarate. Le formulazioni tecnologicamente evolute, invece, sfruttano veicoli emulsionanti, cofattori lipofili e strategie di rilascio mirato per garantire una biodisponibilità misurabile e riproducibile. In questo senso, la ricerca italiana ha dimostrato che l’innovazione tecnologica è la vera chiave di efficacia nella nutraceutica moderna.
La berberina rappresenta oggi uno dei principi attivi naturali più promettenti per la prevenzione metabolica, ma la sua efficacia dipende totalmente dalla forma in cui viene proposta. Una formulazione biodisponibile, clinicamente testata e tecnologicamente validata può realmente contribuire a migliorare il controllo glicemico e lipidico, riducendo i fattori di rischio cardiometabolico in modo sicuro e naturale. Il futuro della nutraceutica passa quindi da un concetto semplice ma rivoluzionario: non conta solo cosa si assume, ma come lo si assume.