Aggiotaggio e 'profit warning', Saipem assolta: "Il fatto non sussiste"

Assolta la società Saipem assieme ad altri imputati tra i quali l'ex vicepresidente ed ex ad Pietro Tali: le accuse erano false comunicazioni e aggiotaggio

Saipem
Milano
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Aggiotaggio e 'profit warning', Saipem assolta: "Il fatto non sussiste"

Tutti assolti gli ex quattro manager di Saipem e la societa' stessa nel processo con le ipotesi di reato di manipolazione del mercato e false comunicazioni sociali relative al profit warning lanciato nel 2013 in relazione al bilancio 2012. Lo hanno deciso i giudici della decima sezione penale del Tribunale di Milano scagionando con la formula del "fatto non sussiste" Pietro Tali, l'ex vicepresidente e amministratore delegato, Umberto Vergine, successore di Tali come ad, Stefano Goberti, l'allora dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili e Pietro Varone, l'allora dirigente della Business unit construction. Anche la societa' e' stata assolta dagli illeciti per "insussistenza dei reati presupposti". Il deposito delle motivazioni e' atteso tra 90 giorni.

La difesa: "Soddisfatti per l'assoluzione"

La difesa di Saipem esprime "piena soddisfazione" per la sentenza di assoluzione del tribunale di Milano per il caso di profit warning lanciato dalla societa' nel 2013 in relazione al bilancio 2012. A dirlo l'avvocato difensore Enrico Giarda in aula dopo la lettura del dispositivo. "La sentenza dimostra che anche gli ulteriori accertamenti della procura sui fatti in Algeria, di cui questo processo e' un secondo filone in quanto riguarda la contabilizzazione a bilancio dei progetti algerini, hanno portato all'insussistenza delle accuse', ha aggiunto Giarda, rimarcando che "la Consob non si era costituita parte civile in quanto non aveva ravvisato irregolarita'". La procura aveva chiesto al collegio della decima sezione penale di infliggere il pagamento di una sanzione pecuniaria di 600 mila euro al gruppo imputato per la legge 231/01 sulla responsabilita' amministrativa dell'ente.