Aziende sanitarie, truffa da un miliardo: coinvolto il broker Torzi

Operazione della Guardia di Finanza tra Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte. Una società ha venduto a grandi istituti bancari crediti inesigibili presso le Asl

Milano
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Aziende sanitarie, truffa da un miliardo: coinvolto il broker Torzi

Indaga la Procura di Mlano sulla presunta truffa da un miliardo di euro su operazioni di cartolarizzazione di crediti cosiddetti sanitari. Nella mattina di martedì 22 febbraio. Su delega dei pm Cristian Barilli e Carlo Scalas e dell'aggiunto Maurizio Romanelli, il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf ha effettuato perquisizioni e acquisizioni in Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte nei confronti di persone fisiche e societa' nell'ambito di una indagine in cui sono ipotizzati a vario titolo i reati di associazione per delinquere, truffa e corruzione tra privati. Tutto nasce dalla precedente indagine sulla società di mutuo soccorso Cesare Pozzo. E tra i cinque indagati figura anche il broker molisano Gianluigi Torzi, già indagato dalla magistratura vaticana nell'inchiesta sul palazzo londinese di Sloane Anevue.

Truffa dei crediti delle aziende sanitarie, il meccanismo dei mafia bond

Come riporta Ansa, secondo gli accertamenti i cinque indagati avrebbero architettato un meccanismo complesso, simile a quello dei mafia bond. Il sistema si sarebbe basato su imprese operative nel settore sanitario che vantavano dei crediti nei confronti di Asl calabresi, campane e laziali. Crediti, pero', "inesigibili" perche' relativi a prestazioni effettuate fuori dal budget e, dunque, non rimborsabili dalle azienda sanitarie locali.

Le imprese, che presentavano anche "criticita'" fiscali e economico-finanziarie tanto da rientrare per l'appunto nello schema dei cosiddetti "mafia bond", vendevano quei crediti al gruppo di Torzi, che attraverso una "piattaforma" societaria li rimetteva in circolo, attraverso la creazione di prodotti obbligazionari che avevano 'in pancia' i crediti ritenuti 'fantasma', e tramite 'cartolarizzazioni'. Prodotti sottoscritti da diversi investitori istituzionali quotati in borsa, tra cui gruppi bancari, che avrebbero puntato a notevoli guadagni e al recupero del capitale impiegato con tanto di interessi.

Ancora da valutare se i grandi investitori istituzionali hanno effettivamente bruciato un miliardo di euro o se a loro volta abbiamo reimmesso sul mercato tali crediti. E, in tal caso, in quale forma e a danno di chi.