A Sant'Ambrogio Pirovano porta sul palco a Milano "Lu Santo Jullare Francesco" di Dario Fo e Franca Rame
Nel giorno di Sant'Ambrogio, patrono di Milano, arriva al Teatro Gerolamo "Lu Santo Jullare Francesco", l'opera teatrale di Dario Fo e Franca Rame
'Lu Santu Jullare Francesco', interpretato da Mario Pirovano
A Sant'Ambrogio Pirovano porta sul palco a Milano "Lu Santo Jullare Francesco" di Dario Fo e Franca Rame
Domenica 7 dicembre, alle ore 16, lo storico Teatro Gerolamo di Milano accoglierà Mario Pirovano con "Lu Santo Jullare Francesco", l’opera di Dario Fo e Franca Rame che restituisce un San Francesco vivo, ironico, ribelle e profondamente umano.
Una data non casuale quella scelta dal Teatro Gerolamo per inscenare "Lu Santo Jullare Francesco" l'opera teatrale di Dario Fo e Franca Rame su San Francesco d'Assisi. Trattasi, infatti, del giorno di Sant'Ambrogio, santo patrono di Milano, che pare quasi chiamato a incontrarsi con il santo protettore dell'Italia, in un teatro storico, dove verrà messo in scena il racconto di una figura storica di grande importanza per il nostro paese, presentata, però, in maniera più ironica, viva.
Mario Pirovano: "Portare questo spettacolo a Milano, nel giorno di Sant’Ambrogio, ha un valore speciale"
“Portare questo spettacolo a Milano, nel giorno di Sant’Ambrogio, ha un valore speciale – spiega Mario Pirovano – perché in queste due figure ritroviamo la forza di un messaggio che attraversa i secoli: il coraggio di difendere la verità, la ricerca della pace, la responsabilità verso gli ultimi. È un dialogo ideale tra Nord e Centro Italia, tra la capitale morale del Paese e il Santo che ne è patrono”.
"Lu Santo Jullare" è ben più di un'opera teatrale, ma racchiude in sé anche un lavoro di ricerca tra le fonti storiche medievali che Franca Rame e Dario Fo hanno condotto con grande dedizione, tanta da guadagnarsi un premio Nobel per la letteratura nel 1999. L'opera si concentra su racconta quattro episodi emblematici della vita del Santo: l’incontro con il lupo di Gubbio, l’orazione paradossale sulla guerra e la pace tenuta a Bologna, il confronto con il Papa e gli ultimi giorni della sua vita. Ne emerge un Francesco lontano dalla retorica agiografica e vicino alla gente: un “giullare di Dio” capace di usare ironia e provocazione per smascherare ipocrisie, parlare al popolo e scuotere i potenti.