Elogio di Silvia Sardone

Da quando raccoglieva firme pro Berlusconi all'ingresso della Festa dell'Unità nella Stalingrado d'Italia alla nomina a vicesegretaria della Lega: quella di Silvia Sardone è la storia di una donna di coraggio (con la quale si può anche non essere d'accord

di Fabio Massa

Silvia Sardone

Milano

Elogio di Silvia Sardone

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Io Silvia Sardone me la ricordo. Era giovanissima, stava fuori dalla festa dell'Unità nella sua Sesto San Giovanni, ai tempi feudo inespugnabile della sinistra. Non aveva avuto paura a raccogliere le firme con le bandiere e il simbolo di una forza che la sinistra al potere avversava come fosse il diavolo: Berlusconi. Altri tempi, stesso coraggio. Silvia l'ho vista e rivista altre decine di volte. Si è affinata in televisione, ha sposato battaglie sempre meno locali e sempre più nazionali e internazionali. Ora è diventata vicesegretaria della Lega. Un riconoscimento a una che i voti li ha sempre presi, e che ha avuto un percorso di crescita che ha un segreto che in effetti non è un segreto. Ha coraggio. Molto spesso non condivido quel che dice, a volte neppure come lo dice (è davvero pasionaria), ma ho sempre pensato fosse una donna coraggiosa. Così come era coraggiosa quella ragazza che raccoglieva le firme fuori dalla festa dell'Unità nella città Stalingrado d'Italia. Non è poco.

 

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