Una Lombardia che non volta lo sguardo: il 2025 delle politiche antiviolenza
In Lombardia 27 reti antiviolenza, 56 centri e 173 case rifugio. E un piano quadriennale che mette al centro la prevenzione culturale, la tutela delle vittime, l’autonomia economica e abitativa e la protezione dei minori
Ruggero Invernizzi
Una Lombardia che non volta lo sguardo: il 2025 delle politiche antiviolenza
Spesso ci poniamo una domanda tanto semplice quanto brutalmente chiara: che cosa significa, davvero, proteggere una donna? La Giunta regionale della Lombardia ha scelto di rispondere a questo interrogativo con azioni concrete, investimenti mirati e riforme strutturali. Perché la violenza contro le donne non è un’emergenza passeggera, ma una sfida politica e culturale che riguarda ciascuno di noi.
La Lombardia ha rafforzato ancor di più la propria architettura di protezione: 27 reti antiviolenza, 56 centri e 173 case rifugio. Numeri che raccontano molto di più: luoghi in cui ogni giorno si accoglie, si ascolta, si cura. Spazi in cui una donna, nel momento più fragile della sua vita, può sentirsi dire: “non sei sola, e non lo sarai più”. Le reti territoriali, composte da Comuni, Forze dell’Ordine, servizi sociosanitari ed enti del terzo settore, sono la vera infrastruttura civile della regione, e sono diventate ancora più forti, più rapide e maggiormente capaci di intervenire.
La Giunta ha approvato, nella settimana del 25 novembre, simbolicamente e politicamente, il Piano quadriennale 2026-2029, un documento che guarda oltre l’oggi, mettendo al centro la prevenzione culturale, la tutela delle vittime, l’autonomia economica e abitativa e la protezione dei minori. Non un mero elenco di misure adottate, ma un piano che indica una direzione strategica chiara: cambiare il futuro. Con 15,9 milioni di euro, la Lombardia ha scelto di investire nei centri antiviolenza, nelle case rifugio, nei servizi specializzati e nei percorsi di uscita dalla violenza. Una scelta politica netta: ogni euro speso per la libertà di una donna è un euro speso per la libertà di tutti.
Tra le misure più innovative:
• “Vicini ad ogni donna”, che pone la Lombardia tra le prime regioni italiane a costruire una rete dedicata alle donne con disabilità vittime di violenza
• il patrocinio legale regionale, che amplia i diritti delle vittime oltre quanto previsto dallo Stato
• il reinserimento lavorativo e gli alloggi ALER, perché la libertà non si misura solo nella fuga dalla violenza, ma anche e soprattutto nella possibilità concreta di ricominciare
Il 2025 è stato anche l’anno in cui la Lombardia ha guardato negli occhi i più fragili: gli orfani di femminicidio, i minori che assistono alla violenza, ragazze e ragazzi che devono imparare a riconoscere i segnali deboli delle relazioni tossiche. Con la nuova misura “Crescere insieme” e con la prosecuzione dei protocolli esistenti, la Regione ha scelto di investire in formazione.
E c’è già disegnato il futuro: nel 2026 nascerà “Una casa per ricominciare”, un investimento che dice a ogni donna che la sua autonomia non è un sogno, bensì un diritto concreto.
La nostra politica si è aperta anche ai giovani. L’edizione 2025 dell’evento del 25 novembre ha consegnato alla Lombardia la Carta “Generazione Rispetto”, scritta insieme a studenti e operatrici della rete antiviolenza. Un documento che trasmette un messaggio potente: il cambiamento culturale non lo si impone, ma si costruisce insieme, passo dopo passo.
La violenza contro le donne non riguarda solo chi la subisce. Riguarda tutti noi. Riguarda il tipo di società che scegliamo di essere. La Lombardia, con decisione politica e responsabilità istituzionale, ha scelto da che parte stare: dalla parte della libertà, della dignità e della vita di ogni donna.
di Ruggero Invernizzi
consigliere regionale di Forza Italia e Sottosegretario Controlli, Patrimonio e Digitalizzazione