Milano, il 18enne che ha accoltellato il bocconiano: "Non c'ho visto più". E chiede i domiciliari

Accoltellamento in corso Como, l'interrogatorio del 18enne che ha sferrato i colpi: "Giro armato perchè sono stato aggredito in passato, sono intervenuto dopo nella zuffa e non ci ho visto più"

di Roberto Servio
Milano

Milano, il 18enne che ha accoltellato il bocconiano: "Non c'ho visto più". E chiede i domiciliari

“Non c'ho visto più, non pensavo di averlo colpito così. Giravo armato del coltello, perché sono stato aggredito in passato”. È quanto ha dichiarato il 18enne arrestato per l’accoltellamento del 12 ottobre, nel corso dell’interrogatorio davanti al gip nel carcere di San Vittore. La vittima, uno studente di 22 anni, rischia di rimanere paraplegico.

Da quanto emerso, il giovane e l’altro maggiorenne coinvolto si rimpallano le responsabilità insieme agli altri tre minorenni arrestati. “Sono intervenuto dopo nella zuffa e non c’ho visto più”, ha ribadito il 18enne, sostenendo che a iniziare sarebbero stati i minori.

Il pentimento dichiarato e il rimpallo delle responsabilità

Sia l’accoltellatore, difeso dall’avvocato Giovanni Giovanetti, sia l’altro maggiorenne accusato di aver fatto da palo, assistito dalla legale Elena Patrucchi, si sono detti “molto dispiaciuti” per la vittima. Entrambi sostengono di essere pentiti, anche se la genuinità di tale pentimento dovrà essere valutata nel procedimento.

Secondo i due maggiorenni, i primi a creare la zuffa e a pestare lo studente sarebbero stati i tre minorenni. Il 18enne indicato come “palo” ha messo a verbale di essere rimasto distante e di non sapere che l’amico avesse con sé un coltello. L’accoltellatore, invece, afferma di essere intervenuto a parapiglia già iniziato e di non aver compreso di aver colpito in quel modo.

Dal punto di vista difensivo, la linea dell’accoltellatore è sostenere l’assenza dell’intenzione di uccidere, nel tentativo di allontanare l’accusa di tentato omicidio. Per gli altri, le difese cercheranno di far cadere l’ipotesi di concorso morale. Entrambi i legali dei maggiorenni hanno chiesto alla gip Chiara Valori l’attenuazione della misura cautelare con il trasferimento ai domiciliari. La giudice deciderà nei prossimi giorni, dopo il parere del pm Andrea Zanoncelli nell’ambito delle indagini della Polizia.

 

Milano, il 'palo' del branco: "Sono preoccupatissimo per la vittima"

“Il ragazzo ha risposto, in questo momento è davvero preoccupatissimo e sconvolto per le condizioni della vittima, a cui manifesta ovviamente vicinanza augurandogli il meglio e anche io personalmente vorrei fare questo per la famiglia, perché mi sembra doveroso farlo assolutamente, come genitore”. Lo ha spiegato l’avvocata Elena Patrucchi, legale del "palo" del branco di Corso Como, al termine dell’interrogatorio di garanzia nel carcere di San Vittore, davanti alla gip Chiara Valori.

La lettera di scuse e la richiesta dei domiciliari

Il ragazzo, accusato anche lui di tentato omicidio, avrebbe già manifestato la volontà di scrivere una lettera di scuse allo studente e alla famiglia. Ha ribadito più volte che nessuno di loro “aveva compreso la gravità del fatto”. La difesa ha chiesto alla gip un’attenuazione della misura cautelare, proponendo i domiciliari. La decisione è ora nelle mani della giudice. Secondo quanto riferito, il 18enne avrebbe dichiarato di essere stato “lontano dagli altri” e di essere stato “assolutamente convinto che fosse solo una zuffa di poco conto”. Solo più tardi avrebbe saputo che era stato usato un coltello e sarebbe rimasto “sconvolto”. 

E' "distrutto, preoccupato e dispiaciuto". Così l'avvocato Gaetano Della Valle ha descritto uno dei tre 17enni arrestati, assieme a due 18enni. "Ha risposto a tutte le domande. Non abbiamo fatto alcuna istanza di modifica della misura cautelare al momento", ha chiarito il legale, dopo l'interrogatorio di garanzia davanti al gip del Tribunale per i minorenni, nel carcere minorile Beccaria. 

Le intercettazioni: "Non so se si vede il video dove lo scanniamo” 

Sulle responsabilità dei cinque ragazzi — i tre minorenni interrogati al carcere Beccaria — pesano le immagini delle telecamere di sorveglianza e le intercettazioni ambientali in Questura di fine ottobre, già note agli inquirenti e dal contenuto quasi confessionario. “Bro, io ho fatto così”, diceva il 18enne mimando il gesto delle coltellate. “Se vedono le telecamere e vedono quanto l’ho spaccato di botte”, aggiungeva uno dei minorenni. E ancora: “Non so se si vede il video dove lo scanniamo”. 

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