Tutti i misteri attorno a Garlasco: lo scandalo a luci rosse del Santuario, il sicario, i suicidi sospetti
Massimo Lovati, avvocato di Andrea Sempio, rilancia la teoria del sicario mandato ad uccidere Chiara Poggi per proteggere un segreto "indicibile". Una ricostruzione che si collega al giallo del Santuario della Bozzola e ad una serie di suicidi sospetti
Garlasco: il Santuario della Bozzola
Tutti i misteri attorno a Garlasco: lo scandalo a luci rosse del Santuario, il sicario, i suicidi sospetti
"È solo un sogno", dice. Ma è un sogno che sembra un incubo. L’avvocato Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio dal 2016, ha fatto riemergere intervistato da Repubblica una delle ricostruzioni più oscure — e controverse — sul delitto di Garlasco. Secondo il legale, Chiara Poggi sarebbe stata uccisa da un sicario su mandato di qualcuno che voleva proteggerne un segreto “indicibile”, scoperto dalla giovane. La figura dell’assassino per conto terzi, apparentemente inverosimile, si intreccia con una rete di ricatti sessuali, un prete esorcista caduto in disgrazia e almeno tre morti sospette tra il 2011 e il 2016.
Garlasco, il Santuario della Bozzola e lo scandalo a luci rosse
Il centro della teoria Lovati è un luogo preciso: il Santuario della Madonna della Bozzola, periferia di Garlasco. Un punto di riferimento spirituale per la Lomellina, diventato nel 2014 teatro di un’operazione dei carabinieri di Vigevano. Due uomini romeni, registrazione compromettente alla mano, cercavano di estorcere 250mila euro a un alto emissario vaticano in cambio del silenzio su presunti abusi sessuali del rettore del santuario, don Gregorio Vitali. Un militare dell’Arma, travestito da sacerdote, assistette in incognito all’incontro. L’inchiesta portò al sequestro di materiali audio e video, mentre don Vitali — esorcista noto in zona — ammise un solo episodio definendolo "un momento di debolezza". Gli fu vietato di celebrare messa.
Il nome di Chiara e la chiavetta USB
Sette anni prima, il 13 agosto 2007, Chiara Poggi veniva uccisa nella villetta di famiglia. Cosa avrebbe potuto collegarla a questo intreccio di abusi e ricatti? Forse un file. Su una chiavetta USB in uso alla ragazza, sequestrata dai carabinieri, fu trovato un documento Word dal titolo “Abusi 550”. Un articolo dettagliato con testimonianze di vittime di pedofilia ecclesiastica. Solo una coincidenza? Per l’avvocato Lovati no: Chiara avrebbe saputo. E voluto parlare.
La teoria del sicario e la “copertura” su Alberto Stasi
Lovati, che già in passato aveva avuto un ruolo marginale nell’indagine sul Santuario (redasse contratti per i due ricattatori), rilancia dunque un’ipotesi estrema: Chiara sarebbe stata eliminata da un killer professionista, capace di entrare indisturbato nella villetta e simulare un delitto domestico. Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni, non sarebbe l’assassino — ma ne conoscerebbe l’identità. "Un sacco di bugie sul ritrovamento del corpo", ha detto Lovati. "Non è che le inventi uno così, te le suggeriscono". Secondo il legale, Stasi avrebbe taciuto per paura di essere ucciso a sua volta.
I suicidi sospetti e la morte del dottor Cavallini
Attorno alla storia si allunga la lista dei “coincidenze inquietanti”. A partire dal suicidio nel 2012 di Corrado Cavallini, medico di famiglia dei Sempio, trovato morto nella sua abitazione di Vigevano. Cavallini seguiva anche Giovanni Ferri, un anziano morto in circostanze strane: corpo incastrato in uno spazio angusto, gola e polsi tagliati, nessuna lama nei dintorni. La vedova ha sempre escluso il suicidio. Anche Ferri avrebbe potuto sapere qualcosa di cruciale, forse visto qualcosa la mattina dell’omicidio.
Poi ci sono i giovani. Tre suicidi tra il 2011 e il 2016. Tutti ragazzi legati all’ambiente della Bozzola. Uno di loro, amico intimo di Sempio, si sarebbe impiccato usando un nodo “troppo perfetto” per non destare sospetti. "Tutte le cazzate dagli zero ai 18 anni le abbiamo fatte insieme", ha detto Sempio in un’intercettazione, parlando proprio di uno di loro.
E' una contro-narrazione che sa di complottismo. E che gli inquirenti impegnati a seguire il filone ufficiale delle indagini bollano come "bizzarrie e calunnie". Ma che riaffiorano in superficie, portate alla ribalta persino da figure cruciali come l'avvocato di un indagato. Un modo per intorbidare le acque o una luce diversa gettata su una vicenda che potrebbe essere ancora più nera di quanto emerso sino ad oggi?