28 gennaio 1972: cinquant’anni fa iniziava l’epopea Lancia nei Rally
Sandro Munari e Mario Mannucci la notte del 27 gennaio compiono l’impresa sul Col de Turini vincendo così con la Lancia Fulvia 1,6 HF il Rallye Monte-Carlo
Con la vittoria della Lancia Fulvia HF di Munari e Mannucci al “Monte” del 1972 è cambiata la storia della Lancia e la visibilità dei rally a livello nazionale
Una doverosa premessa: Cesare Fiorio, rampante figlio dell’allora addetto stampa Lancia Alessandro Fiorio, nel febbraio del 1963 fonda la HF Squadra Corse, sigla che significa alta fedeltà usata per far riferimento più ai clienti che non all’azienda. È costretto a farlo quasi di nascosto in una struttura che risulti esterna alla Lancia perché l’allora direttore tecnico Ing. Fessia, papà delle sorelle Lancia a trazione anteriore Flavia e Fulvia, non vedeva di buon occhio le competizioni sportive. Le prime vetture sono Flavia, Coupé e Zagato.
I risultati cominciano a diventare più incoraggianti a partire dal 1965, quando nasce la versione Coupé della più compatta Fulvia. Alla vettura dotata di motore 1,2 litri in meno di un anno segue la prima versione HF: leggera perché resa essenziale negli allestimenti e dotata di un motore più potente inizia a sorprendere nelle competizioni. Fiorio comincia ad avere maggior voce in capitolo perché i successi nelle gare sembra portino più clienti nelle concessionarie: vengono così realizzati motori più grandi e potenti, prima 1,3 HF e poi la mitica 1,6 HF detta “fanalone” per gli originali e inconfondibili abbaglianti di grandi dimensioni.
La Lancia però non naviga in buone acque: nel 1956 l’industriale Cesare Pesenti che aveva rilevato l’azienda acquistando le quote della famiglia Lancia è costretto a cederla per una cifra simbolica alla Fiat nel 1969. È lo stesso Sandro Munari, molti anni dopo mentre riceve il Casco d’Oro alla carriera, a ricordare che molti operai di Chivasso non trascorsero un bel Natale alla fine del 1971 a causa della cassa integrazione che per molti di loro sarebbe dovuta scattare l’anno successivo.
Lunga premessa per introdurre il miracolo che avviene al Rallye Monte-Carlo del 1972, in cui Casare Fiorio riesce comunque a schierare cinque HF al via. Favorite sono le francesi Alpine A110 che hanno dominato con una tripletta l’edizione precedente, ma anche le potenti Porsche 911 dotate del nuovo motore da 2,4 litri. Tedesche e francesi sono favorite sul percorso completamente asfaltato, l’unica alleata per le Fulvia può essere la neve, sempre possibile su alcuni tratti più in quota vista la stagione. Oltre alle favorite Alpine e Porsche ci sono anche outsider come Datzun con la 240Z ma anche Ford con l’Escort RS 1600 e le prime Fiat 124 Spider.
La gara è lunga, lunghissima perché inizia con interminabili percorsi di avvicinamento che, pur privi di prove speciali, possono risultare insidiosi per la resistenza delle vetture e degli equipaggi. Per l’edizione 1972 l’avvicinamento inizia da: Almeria (Spagna); Atene (Grecia); Remis (Francia); Lisbona (Portogallo) e Varsavia (Polonia). 2.000 km da coprire in due giorni. Gli equipaggi italiani scelgono di partire da Almeria. Giunti nel Principato di Monaco il percorso si snoda fino Vals-les-Bains per tornare a Monte Carlo.
La Lancia non è favorita ma ben preparata: durante tutto il mese di dicembre gli equipaggi provano e memorizzano tutte le insidie del percorso e redigono tutte le note delle prove speciali con grande attenzione alle potenziali insidie in caso di maltempo. Grande lavoro di logistica per pianificare i percorsi dell’assistenza, con il supporto di Pirelli che per l’occasione fornisce ben 1.000 pneumatici di tutte le tipologie differenti e in particolare di quelli in configurazione neve con differenti chiodature.
Le cinque Lancia Fulvia Coupé 1,6 HF schierate al via sono: n°2 Ballestrieri / Bernacchini; n°8 Källström / Häggbom; n°14 Munari / Mannucci; n°21 Lampinen / Andreasson e la n°26 Barbasio / Sodano. Nelle prime prove speciali, come da pronostico, dominano le Alpine e le Porsche, mentre Munari e Mannucci, i migliori con le Fulvia, si difendono limitando i danni. Arriva la prima lieve nevicata e i piloti che sono in testa tengono le gomme da asciutto, mentre le Lancia con una leggera chiodatura riescono a ridurre il distacco.
È la Fulvia HF di Munari e Mannucci a distinguersi subito, riuscendo a restare saldamente in terza posizione alle spalle delle Alpine di Anderson e Darniche. Si arriva così all’ultima tappa che prevede 153 chilometri suddivisi in sette prove speciali con tre passaggi sul Col de Turini. L’organizzazione ineccepibile consente ai due alfieri Lancia di scegliere gli pneumatici giusti e il ritmo incalzante che riescono a tenere costringe gli avversari a spremere al massimo le loro vetture.
Dopo il primo passaggio Anderson rompe il cambio: ora Munari e Mannucci sono secondi, ma dopo il secondo passaggio anche Darniche è costretto ad arrendersi per la rottura del cambio. Munari commenterà in seguito che il punto debole delle Alpine era l’affidabilità: tallonandoli con cattiveria li costringi a chiedere troppo e a rompere. A questo punto Sandro Munari e Mario Mannucci possono amministrare il primo posto: tolte di mezzo le Alpine la prima vettura che li segue ha dieci minuti di distacco.
Tutta la squadra festeggia i due beniamini mentre timbrano all’ultimo controllo orario a Monaco nei pressi del porto, proprio dove oggi c’è la chicane delle piscine. Neppure loro si rendono conto della rilevanza di quella vittoria. Racconterà ancora Sandro Munari che nei mesi successivi le concessionarie Lancia vengono quasi prese d’assalto: tutti vogliono una Fulvia Coupé. Rapidamente viene così allestita una versione rievocativa che riproduce la livrea bicolore con cofano e baule nero opaco, la scocca della 1600 seconda serie priva di paraurti, sedili sportivi avvolgenti e targhette Monte-Carlo su cofano e baule.
Un successo commerciale che permette alla Lancia non solo di incrementare la produzione ma soprattutto di annullare la cassa integrazione prevista e migliorare sensibilmente le finanze dell’azienda. Mai come allora una vittoria sportiva italiana modifica non solo la storia di una impresa ma anche l’approccio nei confronti dei rally, fino ad allora quasi ignorati dal grande pubblico. Ora i giornali riportano i racconti e le classifiche dei rally, persino in televisione compaiono servizi al telegiornale che elogiano le gesta di Munari e Mannucci con la Lancia Fulvia HF.
Non solo, quella vittoria permetterà in seguito a Fiorio di pianificare la realizzazione di una vettura creata proprio per vincere i rally: l’erede della gloriosa Fulvia, la Lancia Stratos, nascerà da un futuristico disegno di Bertone e l’apporto del motore della Ferrari Dino, ma questa è un’altra storia!
Ci teniamo a terminare il racconto di quella memorabile notte dedicando un pensiero e un augurio speciale a Sandro Munari che sta disputando proprio in questi giorni la sua gara più difficile. Forza Drago, così è da sempre soprannominato l’asso di Cavarzere, facciamo tutti il tifo per te.
(Foto: Fondazione Pirelli)