Automotive Italia: produzione -8,3% e fatturato in calo, export sotto pressione.
A settembre l’automotive italiano torna in calo: -8,3% sull’anno. Nei nove mesi -13,2%. ANFIA: 2025 verso 500milaveicoli. Attesa la revisione UE CO2.
Il rimbalzo d’agosto aveva acceso una speranza. Settembre l’ha raffreddata:
secondo ISTAT, l’indice della produzione dell’industria automotive italiana flette dell’8,3% su settembre 2024, portando il cumulato gennaio-settembre a -13,2%. Il segnale contrasta con l’andamento dell’industria manifatturiera complessiva, che nello stesso mese cresce dell’1,5% su base annua, pur restando a -0,7% nei primi nove mesi. Il settore auto continua a correre controvento, tra domanda prudente, transizione tecnologica e una geografia produttiva da riallineare.
L’analisi dei comparti: dove si perde e dove si tiene
Dentro il perimetro Ateco 29, la fotografia è nitida. La fabbricazione di autoveicoli (29.1) torna negativa: -14,5% a settembre e -19,6% nel cumulato. Peggio fa la fabbricazione di carrozzerie, rimorchi e semirimorchi (29.2), giù -22,5% nel mese ma leggermente positiva da inizio anno (+0,6%), a conferma di un mix “a strappi” legato a commesse e cicli di allestimento. Resiste la componentistica: parti e accessori crescono di +0,6% nel mese, ma pagano da gennaio a settembre un -6,8%. Una tenuta relativa che riflette l’apertura ai mercati esteri e la capacità della filiera di servire piattaforme multiple, anche oltreconfine.
Autovetture: 21.000 unità e -17,5% in un mese
Sul lato volumi, i dati preliminari ANFIA parlano chiaro: a settembre la produzione domestica di autovetture si ferma a circa 21.000 unità, -17,5% su base annua. Nei primi nove mesi, il totale autoveicoli prodotti scende a 361.611 unità, -23,7% sul 2024. È il cuore della frenata: modelli a fine ciclo, riallineamenti industriali e un mercato europeo diviso tra termico, ibrido ed elettrico comprimono i lotti, mentre l’adeguamento alle prossime soglie CO2 impone scelte prudenti sulle linee.
Fatturati in retromarcia, industria in bilico
Anche la cassa ne risente. Il fatturato dell’industria (al netto delle Costruzioni) segna ad agosto -3,1% annuo (-2,1%mercato interno, -4,9% estero) e chiude gli otto mesi a -1,5%. Nello specifico automotive, il fatturato complessivo cala ad agosto del 6,7% (domestico -9,7%, estero -4,6%) e, tra gennaio e agosto, scende dell’11,3% (-15,3% interno, -7,8%estero). Stringe i denti anche la componentistica: ad agosto -5,9% (interno -9,3%, estero -4,1%), con un cumulato -12,9% (-22,1% domestico, -3,9% estero). La domanda interna resta l’anello debole, mentre l’estero attutisce l’urto senza poterlo annullare.
Export e componentistica: il cuscinetto della filiera
Nei primi otto mesi, l’export di autoveicoli vale 10,24 miliardi contro 21,78 miliardi di import: la Germania è il primo sbocco con il 17,4%, davanti a USA (16,6%) e Francia (12,2%). La componentistica automotive conferma il suo ruolo strategico: 14,90 miliardi di export e saldo positivo per 4,34 miliardi. È qui che l’Italia difende posizioni, grazie a specializzazioni di nicchia e a un ecosistema di fornitori che presidia qualità, tempi e innovazione di processo. Ma senza una traiettoria chiara sulle regole CO2 e sui piani industriali domestici, anche questo vantaggio rischia di assottigliarsi.
La voce di ANFIA e il nodo regolatorio UE
«Dopo il segno positivo di agosto… a settembre l’indice torna negativo (-8,3%)», ricorda Gianmarco Giorda, direttore generale ANFIA, sottolineando il calo a doppia cifra nella fabbricazione di autoveicoli e la lieve crescita della componentistica. Le stime dell’associazione indicano per il 2025 una produzione domestica di autoveicoli intorno a 500mila unità (-15,5%). Sullo sfondo, l’appuntamento del 10 dicembre con la proposta di revisione del regolamento UEsulla riduzione delle emissioni di CO2 per i veicoli leggeri. L’auspicio della filiera è un approccio pragmatico e tecnologicamente neutrale: neutralità tra elettrico, ibrido e termico a basse emissioni, al servizio di una transizione sostenibile ma ambiziosa.
Prospettive 2026: investimenti, piattaforme e occupazione
La filiera italiana guarda anche ai piani dei grandi costruttori. Per Stellantis, la piena implementazione degli impegni produttivi in Italia, suggerisce ANFIA, passa da una regolazione che «tenga conto della realtà del mercato e del contesto industriale». Tradotto: più certezza regolatoria per pianificare piattaforme, volumi e forniture, salvaguardando occupazione, indotto e capacità di investimento in elettrificazione, software e battery pack. Senza un sentiero chiaro, la transizione rischia di rimanere un esercizio sulla carta.