BYD a Che Tempo Che Fa: DOLPHIN SURF, SEAL U e ATTO 2 protagoniste

debutta su Che Tempo Che Fa con DOLPHIN SURF, SEAL U DM-i e ATTO 2: visione elettrica accessibile, sicurezza Euro NCAP e design su e-Platform 3.0.

Di Giovnni Alessi
Auto e Motori

C’è un momento, poco prima della diretta, in cui la televisione racconta il Paese meglio di qualsiasi report.

Le telecamere si accendono su Che Tempo Che Fa, la domenica sera alle 19.30 su NOVE e in streaming su Discovery+, e insieme a ospiti e interviste entra in scena anche una certa idea di futuro. In questa nuova stagione autunnale, a fare da filo conduttore tra studio e strada c’è BYD, il principale produttore mondiale di Veicoli a Nuova Energia. Per dodici puntate, Filippa Lagerbäck sarà a bordo di modelli della Casa: BYD ATTO 2, BYD SEAL U DM-i e, soprattutto, BYD DOLPHIN SURF, la compatta elettrica che ha fatto parlare di sé non solo per lo stile, ma per i numeri.

La scelta di un palcoscenico così popolare non è casuale. BYD porta la sua idea di mobilità elettrica in un contesto di grande autorevolezza, un luogo dove il racconto si fa servizio. L’obiettivo è chiaro: mostrare un approccio concreto, accessibile, lontano dagli slogan. A fare da ambasciatrice ideale è la DOLPHIN SURF, fresca di cinque stelle Euro NCAP, tra le tre elettriche più vendute in Italia a settembre 2025. Un risultato che parla a chi l’auto la vive tutti i giorni, più che a chi la colleziona in cartella stampa.

Nel traffico cittadino la DOLPHIN SURF gioca d’anticipo con dimensioni furbe  3.990 mm di lunghezza, 1.720 mm di larghezza, 1.590 mm di altezza  che dialogano con un disegno sportivo e giovanile. Il segreto è la base tecnica e-Platform 3.0, la spina dorsale modulare di BYD che libera spazio per l’abitacolo, fa respirare i sedili posteriori e regala un bagagliaio degno di segmenti superiori. È l’effetto più tangibile di una piattaforma nata per l’elettrico, capace di ottimizzare pesi, ingombri e distribuzione delle masse per una guida naturale e prevedibile.

Chi la osserva con occhio industriale coglie un dato più grande del singolo modello. La DOLPHIN SURF, già premiata come World Urban Car of the Year, è l’ottava 100% elettrica lanciata in Europa da BYD in meno di tre anni: una velocità d’esecuzione che racconta meglio di ogni slide la traiettoria del marchio sul continente. È la prova che l’innovazione, quando è scalabile, smette di essere promessa e diventa proposta concreta per professionisti, giovani coppie, piccole famiglie. Non un esercizio di stile, ma un’auto che si fa strumento.

Il racconto televisivo funziona perché incrocia volti e oggetti, storie e soluzioni. Fabio Fazio orchestra il talk; Filippa Lagerbäck porta il pubblico dentro e fuori lo studio, dove le BYD fanno da ponte con la vita vera. Così la SEAL U DM-imette in mostra l’efficienza ibrida plug-in nella quotidianità fatta di spostamenti misti, mentre la ATTO 2 presidia la soglia d’ingresso alla gamma con l’idea di un’elettrica intuitiva, semplice da usare, pensata per chi si affaccia per la prima volta al mondo EV. La DOLPHIN SURF, dal canto suo, sintetizza accessibilità, tecnologia e gusto dinamico in un formato compatto che parla la lingua della città.

La sicurezza è un tema che attraversa l’intero progetto. Le cinque stelle Euro NCAP non sono una medaglia da esibire in coda al listino, ma il risultato di una costruzione che integra batterie Blade proprietarie, gestione termica e un set completo di ADAS. Il messaggio è chiaro: fare un’auto elettrica non basta; bisogna farla bene, con protocolli di test severi e una taratura che non sacrifichi il comfort. È quello che si avverte a bordo, dalla silenziosità della marcia alla progressione lineare del powertrain, passando per un infotainment che evita l’effetto gadget per concentrarsi su funzioni utili.

Poi c’è la questione dello spazio, spesso sottovalutata quando si parla di citycar. La e-Platform 3.0 permette un pianale piatto, un passo generoso e vani intelligenti. Tradotto: niente lotta per le ginocchia sul sedile posteriore e un baule che non costringe a compromessi quando si carica un passeggino o una valigia rigida. È questo mix, più che la pura potenza, a fare la differenza per chi sceglie un’auto da tenere anni e non stagioni. Il design giovanile non è un’etichetta, ma una funzione: si vede nei tagli netti della carrozzeria, nella firma luminosa e in quell’equilibrio tra superfici tese e volumi pieni che in strada si traduce in riconoscibilità.

La presenza su NOVE e Discovery+ aggiunge un tassello strategico: raggiunge un pubblico trasversale, dalla community tech-curious a chi guarda la TV generalista per informarsi. In dodici appuntamenti, la familiarità con il marchio cresce in modo organico, puntata dopo puntata, senza forzature. BYD porta a casa due risultati: spiega l’elettrico senza cedere al tecnicismo e lega la propria immagine a un programma che ha fatto della qualità del racconto la sua cifra. Per un brand, è un contesto che vale più di una campagna convenzionale.

Sul fronte del posizionamento, l’equilibrio tra accessibilità e contenuto tecnologico resta il tratto distintivo. La DOLPHIN SURF promette costi di utilizzo contenuti, una ricarica domestica semplice e una gestione dell’energia trasparente; la SEAL U DM-i strizza l’occhio a chi non vuole rinunciare alla praticità della plug-in; la ATTO 2 presidia il terreno dell’ingresso gamma con un rapporto qualità-prezzo che guarda dritto al cuore del mercato. Nulla di roboante, molto di concreto: l’idea che la mobilità elettrica possa essere una scelta naturale, non un salto nel buio.

Se c’è una lezione che questa stagione televisiva può lasciare, è che la transizione non vive di annunci, ma di esperienze. Portare una DOLPHIN SURF davanti alle telecamere significa normalizzare l’elettrico, togliendogli quell’aura di oggetto per pochi e riportandolo nel suo habitat naturale: la quotidianità. È lì che si misura la promessa di sicurezza, affidabilità e performance, lì che si capisce se un’auto è davvero amica quando il tempo stringe e il parcheggio è stretto. Su questo terreno BYD sceglie di giocare la sua partita, con una proposta che tiene insieme design, tecnologia e realismo industriale.

Alla fine della puntata, quando le luci si spengono e resta il brusio dello studio, le auto rientrano in silenzio. La DOLPHIN SURF rimane l’immagine più nitida di questa idea di futuro a portata di mano: compatta, sicura, dinamica, costruita su una piattaforma pensata per l’elettrico e capace di convincere per sostanza. Non un manifesto ideologico, ma un’anticipazione credibile di come potremmo muoverci domani. La TV, per una volta, non si limita a raccontarlo: lo mette in scena.

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