Ferrari SC40 One-Off: omaggio alla F40 su base 296 GTB

La nuova Ferrari SC40 entra nei Progetti Speciali: V6 centrale su base 296 GTB, citazioni alla F40 e dettagli sartoriali firmati Flavio Manzoni.

Di Ludovica Irace
Auto e Motori

C’è una soglia, a Maranello, oltre la quale l’auto diventa racconto personale. La Ferrari SC40 vive esattamente lì:

una One-Off del programma Progetti Speciali disegnata dal Centro Stile Ferrari guidato da Flavio Manzoni, costruita intorno ai desideri di un singolo cliente ma pensata per parlare a tutti gli appassionati. La base tecnica è quella della 296 GTB: motore V6 in posizione centrale-posteriore, telaio e impostazione dinamica della berlinetta ibrida di ultima generazione, qui messi al servizio di una silhouette inedita. Il nome, SC40, è un inchino alla mitica F40, ma non un’imitazione: più che citare, l’auto interpreta.

L’ispirazione si vede nelle forme angolose e squadrate che rievocano gli anni d’oro, accoppiate a superfici morbide che danno modernità e pulizia. Il tema di stile è dichiaratamente industriale: geometrie precise, volumi muscolosi, proporzioni spostate in avanti con muso lungo e basso. Lo sbalzo posteriore corto è bilanciato da un’ala alta nella tinta Bianco SC40, sostenuta da ampi piloni laterali che proseguono idealmente le linee di fiancata. L’ala si fonde nel cofano motore come un’estensione verticale, sottolineata da una linea di fuga nera che ne evidenzia la base e incornicia lo specchio di poppa in rete, attraverso cui si intuiscono meccanica e telaio.

Il V6 resta protagonista anche alla vista: sotto il Lexan fumé delle louvres posteriori, l’unità si mostra come un cuore pulsante. Le stesse louvres tornano, più piccole, a intagliare i “muscoli” sopra i passaruota, creando un ritmo visivo che porta lo sguardo verso il centro dell’auto. In basso, gli scarichi centrali realizzati in additive manufacturing hanno terminali rivestiti in titanio e fibra di carbonio: un dettaglio tecnico che racconta l’ossessione per il peso e per la precisione costruttiva. I fanali mantengono la parentela con la 296 GTB, ma qui entrano in un contesto più scultoreo.

La vista laterale è dominata dalle prese dell’intercooler, libera reinterpretazione della storica NACA, segnate da una grande piastra triangolare in fibra di carbonio. L’intero profilo è scandito da linee verticali nette: il bordo del parafango anteriore, i tagli porta, il cofano motore. Questo reticolo invisibile regola le forze del disegno «come uno spartito musicale», trasformando l’aerodinamica in grammatica formale. Davanti, i proiettori agli angoli sono incastonati in una mostrina nera che scende fino alla grande presa d’aria inferiore a tutta ampiezza; due mostrine rettangolari delimitano le nuove prese freno, con le luci diurne in posizione superiore a “sopracciglio”.

Dentro, la memoria corre dritta alla F40. Il protagonista è il kevlar  qui in carbon kevlar sviluppato ad hoc steso nella vasca tappeti, dietro i sedili e in punti strategici dei sovratappeti. Lo si ritrova sul volante, nella fascia alta della plancia, nel vano motore e nel bagagliaio: un filo materico che lega passato e presente. I rivestimenti scelgono l’Alcantara® Charcoal e il Jacquard rosso; il Cavallino sui poggiatesta e il logo vettura sono tessuti con una lavorazione a intreccio che rende contemporaneo un simbolo di sempre. È un abitacolo che rifiuta il superfluo e mette al centro ergonomia, tattilità e leggerezza.

Il Bianco SC40, creato espressamente per questa vettura, è una tinta fredda che al sole disegna le curve della scocca e dialoga con il carbon kevlar interno. Il logotipo Ferrari sul cofano posteriore è ricavato in negativo, così che affiori il carbonio sottostante; la scritta SC40 compare in bassofondo solo sul lato destro, una firma discreta per chi sa cercarla. Anche i dettagli parlano la lingua dei materiali: i tappi del carburante e della presa di ricarica sono in alluminio con fregi spazzolati a vista; i cerchi hanno design esclusivo, con spazzolatura sulla parte diamantata e razze nere a enfatizzarne la geometria.

Più che un esercizio di stile, la SC40 è la dimostrazione di quanto il programma Progetti Speciali sappia trasformare un’eredità in identità. L’eco della F40 è presente, ma l’auto non la imita: la SC40 costruisce il proprio carattere con una sintassi nuova, dove ala, louvres, NACA e mostrine diventano strumenti di un’orchestra coerente. In questo senso l’omaggio è anche una dichiarazione: si può essere radicati nella tradizione e, insieme, visionari. È la soglia citata all’inizio, quella in cui il committente trova la sua macchina e il marchio trova un altro modo di raccontarsi.

Nel silenzio del reparto, mentre la luce bianca cade sulla vernice Bianco SC40, è facile immaginare la vettura in movimento: il V6 che prende giri, l’ala alta che lavora, l’aria che attraversa griglie e louvres come un flusso ordinato. Ma la SC40 dice qualcosa anche da ferma: che l’unicità non è un effetto speciale, bensì il risultato di coerenza e cura. È qui che la One-Off tocca il suo apice: nella capacità di far sembrare inevitabile ciò che, fino a un attimo prima, non esisteva.

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