Fusilli, ex CEO Renault Italia: "Il Gattopardismo di Bruxelles è una condanna per l'auto europea".

Raffaele Fusilli critica la decisione UE di ridurre il target emissioni al 90%: un compromesso pericoloso che minaccia la sopravvivenza dell'auto europea.

di Giovanni Alessi
Auto e Motori

La recente decisione della Commissione Europea di rivedere gli obiettivi per la decarbonizzazione del settore auto ha scatenato reazioni durissime tra gli addetti ai lavori.

La delibera, che prevede una riduzione del 90% invece che del 100% delle emissioni nocive entro il 2035, lasciando uno spiraglio per i motori ibridi e termici, è stata accolta da molti come una vittoria del buon senso. Tuttavia, c'è chi vede in questa mossa non una strategia salvifica, ma una condanna definitiva. È il caso di Raffaele Fusilli, ex CEO di Renault Italia, che definisce questa svolta politica come un esempio di "Gattopardismo al quadrato": cambiare tutto affinché nulla cambi.

Un compromesso che maschera il fallimento

Secondo l'analisi del manager, la narrazione che dipinge questa scelta come un trionfo della ragionevolezza è falsa. Fusilli non usa mezzi termini: "Questa non è una vittoria. Questa è l'ammissione di un fallimento gestita con la peggiore delle strategie: l'ignavia". La decisione di Bruxelles di lasciare l'industria automotive in una zona grigia rappresenta, secondo l'ex CEO, un pericolo mortale. Il tentativo di accontentare tutti attraverso un compromesso al ribasso finisce per creare un limbo normativo e industriale che rischia di soffocare le aziende del Vecchio Continente.

Il veleno industriale dei doppi investimenti

Il punto focale della critica di Fusilli è di natura prettamente economica e industriale. Costringere i costruttori a convertire la produzione verso l'elettrico, ma contemporaneamente chiedere loro di mantenere in vita il motore termico per una quota marginale del 10%, viene definito "un veleno industriale".

La logica è stringente: le case automobilistiche si troverebbero costrette a sostenere doppi investimenti, mantenere doppi impianti produttivi, doppie attività di Ricerca e Sviluppo (R&D) e gestire doppie catene di fornitura. Il problema è che questi costi enormi non sarebbero sostenuti dai volumi di vendita necessari per ripagarli. Fusilli sintetizza il concetto con una metafora efficace: "Non si può essere 'leggermente incinti'. O si cambia paradigma tecnologico, o non lo si fa". Questa "via di mezzo" distrugge le economie di scala, offrendo un assist formidabile alla concorrenza asiatica. La Cina, infatti, ha scelto una strada univoca e sta correndo veloce, mentre l'Europa rischia di impantanarsi in una strategia ibrida costosa e inefficiente.

Target irrealistici e mercato reale

Oltre al danno economico, c'è il problema della fattibilità. Fusilli sottolinea come il target del 90% rimanga scollegato dalla realtà del mercato. Analizzando i trend attuali di crescita delle BEV (Battery Electric Vehicles) in Europa, le stime di associazioni come ACEA e T&E prevedono una quota di mercato al 2035 oscillante tra il 50% e il 60%.

Di conseguenza, fissare un obiettivo al 90% non risolve nessuno dei problemi strutturali legati alla transizione energetica. Si tratta di una cifra che rimane irraggiungibile per il mercato reale, ma sufficientemente alta da imporre costi di adeguamento insostenibili. Questo scenario evidenzia una disconnessione preoccupante tra le ambizioni legislative di Bruxelles e la capacità di assorbimento del mercato e delle infrastrutture.

La mancanza di una vera leadership

L'accusa più pesante rivolta da Fusilli alla Commissione Europea riguarda la mancanza di coraggio politico. "Leadership non dovrebbe essere cercare il compromesso che accontenta tiepidamente tutti e non serve a nessuno. Leadership è scegliere". In un momento storico cruciale per il futuro della mobilità, serviva una "sterzata decisa", non un aggiustamento percentuale burocratico.

Secondo l'ex CEO di Renault Italia, il vero coraggio si sarebbe potuto manifestare in due sole forme, entrambe dignitose e strategicamente valide:

  1. Il coraggio dell'accelerazione reale: Confermare il target del 100% elettrico, ma supportarlo con un massiccio "Piano Marshall" per l'energia e le infrastrutture, proteggendo le aziende europee con dazi reali e incentivi strutturali, seguendo il modello protezionistico di USA e Cina.
  2. Il coraggio della verità: Ammettere che le tempistiche imposte erano errate e che l'ideologia ha prevalso sul buon senso. Riconoscere che puntare tutto su una tecnologia di cui l'Europa non controlla la filiera è un suicidio, decidendo quindi di spostare il bando di 5 anni o fissare un target più realistico al 50%.

Il rischio estinzione per l'auto europea

Invece di scegliere una di queste due strade, l'Europa ha optato per "non decidere". Lasciare un 10% di termico viene visto come un "contentino politico" che però condanna l'intera filiera a un'agonia lenta e confusa. Non si salva la tecnologia endotermica, né si risponde ai reali desideri del cliente.

La conclusione di Fusilli è amara: questa strategia non fa altro che prolungare l'incertezza. E in un settore ad alta intensità di capitale come l'automotive, l'incertezza è il nemico numero uno. Con la prospettiva di un nuovo cambio di rotta della Commissione tra soli quattro anni, l'industria europea si trova in una posizione di estrema debolezza che, secondo il manager, "conduce all'estinzione".

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