Rapporto DEKRA 2025: incidenti in calo e 1.500 città a zero vittime. I dati

Presentato alla Camera il Rapporto DEKRA 2025: 1.500 città a zero vittime. In Italia calano i morti, ma serve più tecnologia e cultura della sicurezza.

di Giovanni Alessi
Auto e Motori

Immaginate un mondo in cui nessuno perde la vita andando al lavoro o tornando a casa da una vacanza.

Sembra un'utopia, un sogno irrealizzabile, eppure i dati presentati a Roma raccontano una storia diversa. La "Vision Zero", ovvero l'obiettivo di azzerare la mortalità sulle strade, non è più solo uno slogan futuristico, ma una realtà tangibile per quasi 1.500 città nel mondo con oltre 50mila abitanti. È questo il cuore pulsante del Rapporto DEKRA sulla Sicurezza Stradale 2025, svelato presso la Camera dei Deputati in occasione del centenario della fondazione dell’ente. Un documento che non si limita a sciorinare cifre, ma fotografa l'evoluzione della nostra mobilità: un viaggio che ci ha portati dalle prime automobili meccaniche all'era degli algoritmi e dell'intelligenza artificiale.

L'Italia cambia marcia: i primi effetti del nuovo Codice

Se guardiamo al panorama nazionale, si intravede una luce in fondo al tunnel. A circa un anno dall’entrata in vigore del nuovo Codice della Strada, i numeri preliminari Istat per il primo semestre 2025 mostrano un'inversione di tendenza incoraggiante. Le vittime della strada sono calate del 6,8% rispetto all'anno precedente, con una diminuzione sensibile anche dei feriti e del numero complessivo di sinistri. È un segnale che le misure più severe e la maggiore attenzione ai controlli stanno iniziando a pagare, specialmente nelle aree urbane ed extraurbane. Tuttavia, il dato sulle autostrade, in controtendenza con un aumento della mortalità, ci ricorda che la battaglia è tutt'altro che vinta. Come ha sottolineato il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, quel calo del 7% non è un traguardo, ma solo un punto di partenza. Di fronte a oltre 3.000 morti l'anno, che equivalgono alla sparizione di un intero paese italiano, l'unica cifra accettabile rimane lo zero.

Il fattore umano e la rivoluzione dell'IA

Ma cosa causa ancora oggi la maggior parte delle tragedie sull'asfalto? La risposta è, purtroppo, quasi sempre la stessa: noi. Circa il 90% degli incidenti stradali è riconducibile a un errore umano, che sia distrazione, stanchezza o imprudenza. È qui che la tecnologia cessa di essere un accessorio e diventa un salvavita. Il rapporto evidenzia come l'integrazione del machine learning e dei sistemi di sicurezza predittiva possa colmare le lacune dell'attenzione umana. Non parliamo solo di auto che frenano da sole, ma di un ecosistema interconnesso. La tecnologia V2X ("vehicle to everything") permetterà ai veicoli di "parlare" tra loro e con l'infrastruttura, anticipando pericoli invisibili all'occhio umano, come un pedone dietro l'angolo o un veicolo in panne chilometri più avanti. Toni Purcaro, Presidente di DEKRA Italia, ha ribadito che questa sinergia tra uomo e macchina è la chiave di volta: l'innovazione non deve essere fonte di distrazione, ma uno strumento di prevenzione attiva gestito con responsabilità.

Un Paese a due velocità

L'analisi della sicurezza stradale si intreccia inevitabilmente con la qualità della vita e le differenze territoriali del nostro Paese. I dati mostrano un'Italia che viaggia a due velocità, riflettendo un divario infrastrutturale ed economico che pesa come un macigno. Mentre città come Firenze, Trieste e Genova si distinguono per il minor numero di morti e feriti in rapporto agli incidenti, capoluoghi come Potenza, Catanzaro e Campobasso soffrono ancora di tassi di mortalità preoccupanti. Questo gap evidenzia che la sicurezza non si fa solo con le multe o con i sensori, ma con strade ben manutenute, segnaletica chiara e investimenti mirati. La sicurezza urbana diventa quindi il terreno di scontro principale, dove amministrazioni locali e governo devono collaborare per ridisegnare le città a misura d'uomo e non solo di automobile.

Educazione e cultura: la vera prevenzione

Al di là dei sensori e delle norme, emerge con forza il tema culturale. Non possiamo delegare la nostra sicurezza esclusivamente a un chip o a un guardrail. Le istituzioni presenti, dal Viceministro Rixi ai rappresentanti della Polizia Stradale e dell'Anci, hanno concordato su un punto: serve educazione. Formare i giovani, sensibilizzare chi è già alla guida e promuovere una nuova consapevolezza del rischio sono azioni imprescindibili. La proposta di una "carta d'identità digitalizzata" dell'auto e l'uso di droni per il monitoraggio sono strumenti potenti, ma devono essere accompagnati da un cambiamento di mentalità. La mobilità sostenibile e sicura del futuro si costruisce nelle scuole guida, nelle aule scolastiche e nella coscienza di ogni cittadino che si mette al volante. Perché, come dimostrano le 1.500 città "virtuose", azzerare le vittime non è un miracolo, ma il risultato di una scelta collettiva precisa e costante.

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