Trapianti, nasce la rete NOP: Mercedes-Benz V-Class e OCS in 4 hub

TransMedics e Mercedes-Benz avviano una flotta dedicata di Classe V per il trasporto di organi. Quattro hub italiani, tecnologia OCS™ e un Centro di Comando a Milano: così si accorcia la distanza tra donazione e trapianto.

Di Eugenio Perego
Auto e Motori

C’è un momento, nel percorso che separa la donazione dall’intervento, in cui ogni minuto è decisivo.

Fino a ieri quel tempo era affidato a una logistica frammentata, spesso eroica ma non sempre uniforme. Da oggi entra in campo un’alleanza che prova a cambiare le regole: TransMedics, la med-tech che ha rivoluzionato la perfusione ex-vivo degli organi con la piattaforma OCS™, e Mercedes-Benz Group, che mette su strada una flotta di Classe V progettata e allestita per missioni critiche. L’obiettivo è semplice da dire e complesso da realizzare: trasformare il trasporto di organi in un sistema, non in un’impresa caso per caso.

Il progetto è la prima tappa europea del NOP™, la rete logistica proprietaria con cui TransMedics negli Stati Uniti ha integrato aereo e su gomma attorno alla propria tecnologia di perfusione. In Italia nasceranno quattro hub — Milano, Roma, Padova e Bari — collegati fra loro e con i centri trapianto. La fase di lancio è prevista entro la fine del 2025: ogni hub avrà in dotazione i sistemi OCS Lung, Heart e Liver e sarà presidiato da team di perfusionisti clinici dedicati. Da Milano, nel nuovo hub NOP di Santa Giulia, opererà il Centro di Comando nazionale: una regia H24 in grado di coordinare mezzi, équipe e finestre chirurgiche, anticipando imprevisti e comprimendo i tempi morti.

La scelta del veicolo non è accessoria. La Classe V è stata configurata con specifiche di sicurezza e continuità operativa tarate sul trasporto di organi: ambienti di carico stabilizzati, ancoraggi certificati per i sistemi OCS™, alimentazione per apparecchiature medicali, connettività per la telemetria e protocolli di accesso rapido per il personale sanitario. In una missione in cui la “vitalità” del cuore, dei polmoni o del fegato dipende da temperatura, flussi e parametri emodinamici, l’abitacolo diventa un’estensione della terapia, non un semplice vano di trasporto. L’idea è preservare l’organo nel suo “miglior giorno”, mantenendolo perfuso e monitorato fino all’arrivo in sala operatoria.

La promessa, se manterrà le attese, ha ricadute concrete su tre fronti. Il primo è clinico: più organi utilizzabili significano più trapianti portati a termine, meno scarti dovuti a limiti di distanza o di tempo, una maggiore equità nell’accesso alla cura. Il secondo è organizzativo: una rete dedicata riduce l’improvvisazione, introduce standard replicabili e libera risorse nei centri trapianto, che potranno concentrarsi sull’intervento e sul follow-up. Il terzo è culturale: portare “a sistema” la catena della donazione aiuta a rendere visibile un lavoro che spesso resta dietro le quinte, rafforzando la fiducia di pazienti e famiglie.

Le parole dei vertici delineano bene il perimetro. Waleed Hassanein, fondatore e CEO di TransMedics, parla di “passo cruciale per ampliare l’accesso alla tecnologia OCS a chi ne ha bisogno”, chiarendo l’ambizione di una rete europea multi-Paese costruita attorno a una piattaforma che unisce hardware, servizi clinici e control room. Dario Albano, Managing Director di Mercedes-Benz Vans Italia, sottolinea l’orgoglio di mettere veicoli “di prima classe” al servizio di missioni dove ogni dettaglio conta: comfort, sicurezza strutturale, affidabilità meccanica e assistenza capillare diventano tasselli di un’operazione che ha come fine ultimo la vita delle persone.

Dietro le dichiarazioni ci sono scelte operative misurabili. La distribuzione geografica degli hub intercetta i principali corridoi clinici Nord-Centro-Sud, mentre la gestione integrata dei mezzi — flotta monitorata, check predittivi, protocolli condivisi con procurement e équipe chirurgiche — punta a ridurre le asimmetrie tra aree del Paese. Il NOP italiano nascerà con vocazione modulare: pronto ad aggiungere collegamenti aerei dove le distanze lo richiedono e ad accogliere nuovi hub se domanda e capacità chirurgica cresceranno.

La tecnologia OCS™ resta il cuore del modello. A differenza della conservazione statica a freddo, la perfusione normotermica mantiene l’organo in funzione, permettendo valutazioni in tempo reale e, in molti casi, recuperi insperati. Trasportare non è più “spostare un contenitore”, ma proseguire una terapia in movimento. È qui che un mezzo progettato per stabilità, alimentazione continua e accesso sicuro fa la differenza: ogni curva, ogni sosta, ogni rampa è pensata per non interrompere quel filo sottile che lega una donazione a un trapianto riuscito.

I prossimi mesi serviranno a mettere a terra processi, formazione e procedure condivise con i centri: definizione dei flussi, simulazioni, interoperabilità dei dati. Quando i primi viaggi partiranno, tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026, avremo un banco di prova concreto per misurare tempi porta-porta, tassi di utilizzo degli organi, soddisfazione delle équipe e, soprattutto, esiti per i pazienti. Se i numeri confermeranno la visione, l’Italia potrebbe fare da apripista a una rete europea coordinata, capace di abbattere confini che, in medicina dei trapianti, non dovrebbero esistere.

In fondo, questa alleanza racconta una verità semplice: l’innovazione vale quando arriva al letto del paziente. In questo caso, ci arriva passando per una corsia preferenziale che corre sull’asfalto, attraverso van pensati come piccole unità mobili di terapia. È un modo diverso di intendere il “viaggio” di un organo donato: più sicuro, più tracciabile, più umano. E se la tecnologia è il motore, la logistica è il volante che decide la traiettoria. Metterli nelle mani giuste, insieme, può cambiare il destino di molte vite.

Tags: