Volvo Cars guida il cambiamento: leadership al femminile e parità retributiva entro il 2027

Al Volvo Studio Milano, l’azienda svedese ribadisce il suo impegno per il Women Empowerment: più donne nei ruoli chiave e pari retribuzione entro due anni

Redazione Motori
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C'è chi la parità di genere la inserisce nei bilanci sociali, e chi la fa diventare una realtà concreta. Volvo Cars appartiene senza dubbio alla seconda categoria.

Durante l'incontro stampa "Volvo esempio di Women Empowerment" tenutosi al Volvo Studio Milano, il marchio ha confermato obiettivi ambiziosi e una visione coerente: 34% di donne in posizioni di leadership entro il 2030 e piena parità retributiva entro il 2027. Un percorso già avviato con risultati significativi, che trova riconoscimento nel Sandy Myhre Award assegnato a Volvo dal WWCOTY, la giuria mondiale di giornaliste automotive.

L'evento, moderato da Maddalena Fossati, ha riunito figure di spicco come Lotta Jakobsson, Katharina Sachs, Chiara Angeli e Sandy Myhre stessa. In apertura, il Presidente di Volvo Car Italia Michele Crisci ha sottolineato come l'inclusività sia un asset strategico, prima ancora che un valore etico.

Le testimonianze delle protagoniste hanno offerto uno spaccato autentico del modo in cui Volvo affronta la diversità, promuovendo una cultura del lavoro centrata sulla persona. Lotta Jakobsson, pioniera della sicurezza automobilistica, ha raccontato come la sua ricerca abbia portato alla creazione di manichini da crash test che riproducono donne incinte, segno tangibile di un approccio che considera tutti i corpi e tutte le esigenze.

Non meno rilevante il racconto di Katharina Sachs, giovanissima lead designer dell’EX30, che ha messo in evidenza come la cultura Volvo premi la fiducia e la capacità, a prescindere da genere ed età. Il design è pensato per accogliere, non per dominare: estetica e funzione sono al servizio del benessere, e non solo dell’immagine.

Chiara Angeli, Head of Commercial Operations per Volvo Car Italia, ha ricordato le sue esperienze in un contesto spesso maschile, sottolineando quanto la coerenza valoriale dell’azienda abbia fatto la differenza nel suo percorso professionale. Per lei, Volvo non è solo un luogo di lavoro, ma una comunità dove si costruiscono relazioni autentiche e si parla di cultura, non solo di prodotto.

Il riconoscimento internazionale ricevuto da Volvo è anche una presa di posizione politica nel senso più nobile del termine: dimostrare che è possibile fare impresa innovando sul fronte umano, oltre che tecnologico. L’automotive è un settore ancora profondamente segnato da stereotipi, ma proprio per questo può diventare il laboratorio di un cambiamento più ampio.

I dati parlano chiaro: nel 2024 le donne rappresentano il 50% dell’Executive Management Team, il 31% delle posizioni di senior leadership e il 27% della forza lavoro globale. Con l’obiettivo del 34% di leadership femminile entro il 2030 e la parità salariale in vista per il 2027, Volvo si distingue come benchmark industriale.

L’approccio DEI (Diversity, Equity, Inclusion) di Volvo non è una dichiarazione di principio, ma una strategia aziendale strutturata. Le auto della casa svedese sono progettate per accogliere e proteggere tutti: donne, uomini, bambini, persone di ogni forma, taglia ed età. Per Volvo, la sicurezza non è mai stata neutra, ma umana.

Nel quadro europeo ed extra-europeo, BYD, Ford e Tesla avanzano su altre dimensioni dell’innovazione, ma Volvo sceglie con coerenza di puntare sul capitale umano. L’evento di Milano ne è stata una conferma chiara, anche simbolica: in una città che è crocevia di cultura e business, Volvo ha lanciato un messaggio forte. Un invito all’industria a guardare avanti non solo con i fari puntati sull’elettrificazione, ma anche con lo sguardo rivolto alle persone che guideranno il cambiamento.

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