Accordo Calenda-Renzi: "Enrico, stai sereno", buona anche la seconda

Il patto tra Italia Viva e Azione è una nuova vittoria di Matteo Renzi sul suo storico rivale Enrico Letta

di Daniele Marchetti
Enrico Letta Matteo Renzi 
Lapresse
Politica
Condividi su:

Il Pd si è messo nell'angolo da solo, con le chiusure decise da Letta

 

 

È fatta! Quell’asse tra Matteo Renzi e Carlo Calenda che il leader del PD Enrico Letta aveva in tutti i modi cercato di scongiurare calando persino le braghe sui seggi promessi ad Azione (30% dei collegi uninominale, un’enormità per un partito quotato attorno al 5-6%), è stato siglato proprio qualche ora fa.

Un nuovo “Enrico stai sereno” che mette all’angolo il Nazareno. Come il coraggio, anche la strategia e la visione politica se non la hai non te la puoi dare. E il PD sembra proprio vivere la stagione del “non so chi sono” e, soprattutto del “non so chi voglio essere”.

Come sempre il pesce puzza dalla testa. E la strategia di un PD federatore, al centro, delle forze riformatrici, democratiche e liberali è fallita nel momento in cui Enrico Letta ha chiuso le porte ad Italia Viva.

Questo il peccato originale del travaglio che sta vivendo il PD; il frutto di una inadeguatezza politica, di un deficit strategico e di visione che si sta trasformando in un ripiegamento a sinistra: in una auto-ghettizzazione in piena regola.

La stessa che, sul fronte opposto, ha intrapreso Forza Italia rinnegando le radici originarie di un moderatismo illuminato, molto sensibile alle esigenze di riforma del Paese e per niente sordo alle esigenze di “bene comune” e di sussidiarità solidale.

Una sconfessione di quella responsabilità politico-istituzionale su cui poggiava il governo di Mario Draghi (Sergio Mattarella) e di quel progetto di area governativa (senza parte dei 5 Stelle da un lato e senza parte della Lega dall’altro) ipotizzata da molti nel PD come nel partito azzurro.

Tutto nel segno del risentimento e della convenienza politica (sempre che -nelle urne- si riveli tale).

Ma le sorprese potrebbero non essere finite. La partita della Sicilia e delle elezioni regionali della maggiore isola del Mediterraneo potrebbe riservare nuove chicche questa volta sul fronte centro-destra. La lotta furibonda tra il Governatore uscente (che sta facendo di tutto per far saltare l'alleanza) Nello Musumeci appoggiato da Giorgia Meloni, i candidati della Lega che Matteo Salvini tiene secrerati pronto a barattarli con un numero più consistente di seggi parlamentari e le richieste degli azzurri capitanati da Gianfranco Miccichè: uno che quando ha detto, ha scritto (e per Palazzo dei Normanni ha scritto Stefania Prestigiacomo),  potrebbe destabilizzare e non poco il fronte che oggi appare monolitico ma che pienamente coeso non è mai stato neppure all’epoca del “Cav da bere”.

Tutto appare in movimento anche se l’alleanza tra Renzi, Calenda e Federico Pizzarotti: l’ex Sindaco di Parma, riconsegna all’Italia politica un elemento di normalità con una sinistra guidata dal PD (di cui fanno parte a pieno titolo i 5 Stelle), una destra incentrata su Fratelli d’Italia (e gli altri cespugli leghisti, azzurri ecc.) ed un polo moderato, governativo alternativo (ma non preconcettualmente ostile) all’una come all’altra parte.

Una novità che toglierà un poco di respiro all'astensione e che indubbiamente decreta una nuova vittoria di Matteo Renzi sul suo storico rivale Enrico Letta.