Addio al “sì” dell’Inno di Mameli: il Colle cambia il canto degli italiani. Il Quirinale: "Nessun significato politico o simbolico"

Il provvedimento, adottato su proposta del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, riporta l’inno alla sua formulazione originaria

di Chiara Feleppa
Politica

L’Inno d’Italia cambia: via il “sì” finale, torna la versione autentica di Mameli. La decisione del Quirinale 

L’Inno d’Italia cambia ufficialmente nella sua versione cantata durante le cerimonie istituzionali. Con un decreto firmato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, viene eliminato il celebre “sì” finale che per decenni ha accompagnato l’esecuzione del Canto degli Italiani, pur non facendo parte del testo originale scritto da Goffredo Mameli. Il provvedimento, adottato il 14 marzo 2025 su proposta del presidente del Consiglio Giorgia Meloni e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 maggio 2025, riporta l’inno alla sua formulazione originaria, mettendo fine a una consuetudine musicale che nel tempo era diventata parte integrante dell’immaginario collettivo.

Scritto nel 1847 da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro, il Canto degli Italiani è diventato inno nazionale ufficiale soltanto nel 2017, anche se già dal 1946, con la nascita della Repubblica, veniva utilizzato in via provvisoria. Il verso conclusivo più noto - “Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò” - è stato per anni seguito da un prolungato “sì”, utilizzato per rafforzare l’enfasi del canto. Tuttavia, secondo gli studiosi, quella parola non compare in alcuna versione del testo originale di Mameli. Come ricostruito nell’edizione critica del 2019 curata da Maurizio Benedetti, il “sì” sarebbe stato aggiunto successivamente da Novaro per esigenze musicali. Una discrepanza che da tempo alimentava il dibattito tra musicologi e storici, fino alla decisione di intervenire in modo formale.

Il decreto e la disposizione dello Stato Maggiore

La scelta è stata resa operativa da un “foglio” dello Stato Maggiore della Difesa, datato 2 dicembre 2025 e firmato dal generale di divisione Gaetano Lunardo, capo del I reparto dello Stato Maggiore dell’Esercito. Nel documento si stabilisce che: "In occasione di eventi e cerimonie militari di rilevanza istituzionale, ogni qualvolta venga eseguito il Canto degli Italiani in versione cantata, non dovrà essere pronunciato il “sì” finale".  Dal Quirinale precisano che non si tratta di una modifica dal significato politico o simbolico, bensì di un semplice adeguamento tecnico e filologico. L’intervento, spiegano, risponde a una richiesta delle bande musicali ed è finalizzato a uniformare la modalità di esecuzione dell’inno al testo originario di Mameli.

A confermare questa linea è anche la versione dell’inno disponibile sul sito ufficiale della Presidenza della Repubblica: l’esecuzione del 1971 cantata dal tenore Mario Del Monaco, nella quale dopo il verso “l’Italia chiamò” non compare alcun “sì”, ma soltanto un passaggio musicale. Una decisione che, dunque, non riscrive l’Inno d’Italia, ma ne rafforza la coerenza storica, riportandolo alla forma più fedele al pensiero del suo autore.

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