Altro che Greta Thunberg e Ddl Zan, i giovani protestino contro i sindacati

Se i giovani avessero cultura economica fuggirebbero dagli slogan della Thunberg e capirebbero che non si salva il pianeta rinunciando ai principi del mercato

L'opinione di Simone Rosti
Politica
Condividi su:

Sui giovani grava già il nostro sperequato sistema pensionistico che dà ai padri quello che non potrà dare ai figli, cioè a loro stessi

Nelle ultime settimane i giovani hanno riempito le piazze al grido di “salviamo il pianeta” (durante il COP26) e “difendiamo i diritti di tutti” (dopo il fallimento della legge Zan). Nobili principi che appoggiamo in pieno. Ma c’è un però, che è quello dello scarso pragmatismo di questa generazione giovanile che sostiene battaglie ideali e emozionali, mentre sembra poco incline a battaglie più legate al presente.

Questi giovani, se avessero un briciolo di cultura economica fuggirebbero dagli slogan di Gretha Thumber, se leggessero di più Franco Prodi o Chicco Testa capirebbero che non si salva il pianeta rinunciando tout court ai principi del mercato e del buon senso (distruggere intere filiere produttive avrebbe costi sociali enormi), se avessero un briciolo di formazione istituzionale capirebbero che è stato l’azzardo del segretario PD Letta ad affossare la legge Zan (bastava farla sopravvivere con mediazioni richieste a gran voce anche da alcune comunità LGBT).

Mi sarei aspettato che i giovani insorgessero di fronte alle recenti affermazioni di Landini sulla necessità di destinare gli otto miliardi del taglio delle tasse, previsti della manovra, ai lavoratori dipendenti e ai pensionati. Con tutto il rispetto, parliamo pur sempre di categorie ampiamente tutelale (e sindacalizzate), mai una volta poi che si provi a legare risorse e produttività, mai.

I giovani vadano pure in piazza con il sindacato contro i fascismi, ma ci vadano anche per battersi contro la sindacalizzazione che li esclude dalle partite sulla redistribuzione delle risorse che impattano la loro vita personale e professionale. Ricordo che sui giovani grava già il nostro sperequato sistema pensionistico che dà ai padri quello che non potrà dare ai figli, cioè a loro stessi.

Ma perché non battersi affinchè alcuni di questi otto miliardi siano destinati, ad esempio, ai giovani per borse di studio generalizzate e straordinarie (ben oltre le solite risicate risorse)? Perché i giovani non fanno barricate su questo? Perché non pretendono che si smetta di caricare su di loro i debiti futuri? Perché i giovani non vanno mai in piazza quando si apre la sessione di bilancio e si decidono i capitoli di spesa? Chiudo con l’invito di una nota rivista religiosa che capita di trovare nelle nostre cassette delle lettere: svegliatevi!