Anni ’20: la brutta copia degli Ottanta (ma senza i Queen)
Altro che Reagan, Thatcher e Mitterrand: oggi ci ritroviamo davanti a un Trump che governa per acclamazione, il tedesco Merz nuovo volto del rigore e Macron sempre più isolato
Il commento
Guerre, crisi economiche, polarizzazione. In superficie, gli anni Venti del nuovo millennio sembrano una replica degli Ottanta. Ma a guardare meglio, siamo davanti a una versione low cost, una parodia senza attori protagonisti. Perché allora c’erano Reagan, Thatcher, Mitterrand. Oggi ci ritroviamo Trump, Merz e un Macron sempre più isolato nel suo palazzo d’avorio. E, incredibile a dirsi, l’Italia non è quella messa peggio.
Negli Stati Uniti è tornato The Donald. Più aggressivo, più spregiudicato, più deciso a riscrivere le regole del gioco. Ma non è Reagan. Non ha visione, ha vendette da consumare. Governa per acclamazione, polarizza per strategia. Mette i suoi nei gangli del potere con l’abilità di un costruttore, ma senza l’anima di uno statista. Ha riportato l’America al centro del caos, non della storia.
In Germania, dopo anni di immobilismo sotto Scholz, il potere è passato a Friedrich Merz. Dovrebbe essere il volto nuovo del rigore, ma per ora pare solo un ritorno al vecchio ordine senza lo slancio né la credibilità del miracolo tedesco. La locomotiva d’Europa ha deragliato, e Merz si aggrappa a una narrazione tutta economica, mentre il Paese chiede visione sociale.
Macron? Insegue il sogno di essere un De Gaulle digitale, ma ha perso l’aura. Le sue giravolte istituzionali hanno indebolito la Francia dentro e fuori. L’Assemblea è un campo minato, l’Europa lo guarda con sospetto. La grandeur si è spenta tra i fumogeni delle banlieue.
E poi c’è l’Italia. Che nella mediocrità generale, galleggia. Anzi, sorprende. Giorgia Meloni, pur tra mille contraddizioni, è l’unica leader che sembra avere una strategia, un’agenda, un’identità chiara. È il prodotto di un’Italia che si è abituata a navigare in acque tempestose senza perdere la rotta. Forse non cambierà la storia, ma almeno la governa.
Il paradosso è servito: nel decennio della paura e del disordine, siamo più solidi dei grandi. Una volta era l’Italia a inseguire. Ora, paradossalmente, detta il passo. O almeno non lo perde.
Certo, ci sarebbe bisogno di qualcosa in più: visione, coraggio, pensiero lungo. Ma chiedere questo nel 2025 è come cercare un vinile in mezzo agli NFT.
E a proposito di vinili: gli anni Ottanta avevano i Queen, Prince, Springsteen. Oggi abbiamo autotune e tormentoni riciclati su TikTok. All’epoca si ballava per vivere. Oggi si balla per fare views. I sabati sera erano pieni di luci al neon e passi sbagliati. Ora sono silenziati da uno swipe e un algoritmo.
E dire che bastava una DeLorean per viaggiare nel tempo. Oggi servirebbe per scappare.