Armi a Kiev, Salvini: "Niente soldi ai corrotti". Ma Crosetto frena: "Non si giudica per due casi"

Il nuovo pacchetto di aiuti all’Ucraina è pronto, ma la Lega solleva timori sulla corruzione a Kiev

Politica

Armi a Kiev e i "dubbi" della Lega 

Il dodicesimo pacchetto di armi destinato all’Ucraina è prossimo alla firma, ma la Lega ribadisce la sua contrarietà a nuove forniture militari e questa volta punta il dito contro i recenti scandali di corruzione emersi nel Paese.

Da Napoli, il vicepremier Matteo Salvini avverte che non vorrebbe vedere “i soldi dei lavoratori e dei pensionati italiani alimentare ulteriore corruzione”, ricordando come, a suo giudizio, l’invio di armamenti non risolverà il conflitto né permetterà all’Ucraina di riconquistare i territori perduti.

Mentre Salvini espone le sue perplessità, da Roma l’altro vicepremier, Antonio Tajani, conferma che il nuovo decreto “verrà firmato nelle prossime ore”.

Una replica arriva poco dopo da Berlino, dove il ministro della Difesa Guido Crosetto, impegnato in un incontro con i colleghi di Italia, Francia, Germania, Polonia e Regno Unito, risponde che “non si giudica un Paese per due corrotti”, così come gli alleati non giudicarono l’Italia per la presenza della mafia durante lo sbarco in Sicilia. L’obiettivo, sottolinea, è aiutare i civili ucraini, vittime della grande maggioranza degli attacchi russi, auspicando che i responsabili di reati, ucraini o russi, vengano puniti.

 

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