Atreju e lo scacco matto della premier Meloni, così ha replicato a Schlein e messo in subbuglio il campo largo
In un colpo solo, Meloni ha rispedito al mittente la sfrontatezza della Schlein e allo stesso tempo ha riabilitato la leadership di Conte
Atreju e lo scacco matto della premier Meloni a Schlein e Conte
Come già accaduto nel 2023 da via della Scrofa sede del partito della premier, è partito un invito, indirizzato alla segreteria dei dem (così come era stato inviato a tutti i leader dell’opposizione) Elly Schlein per partecipare alla kermesse del partito di Atreju, prevista dal 6 al 15 dicembre, nella suggestiva cornice di Castel S. Angelo a Roma.
Ma invece di rifiutare, come fatto in passato, questa volta la Schlein ha detto che sarebbe andata, solo in caso di confronto diretto con la Meloni. Richiesta legittima per carità, ma che ai piani alti del partito è stata accolta con un misto di stupore e di leggero fastidio, per quello che è apparso uno sgarbo da parte di chi vorrebbe avanzare “pretese in casa d'altri”.
Ma da fonti autorevoli interne al Movimento Cinque Stelle, fanno sapere che la cosa ha infastidito parecchio anche Giuseppe Conte, che aveva aderito come sempre, all'invito ad Atreju e senza porre condizioni. “Quello della Schlein è stato un evidente tentativo di autolegittimarsi come leader di una coalizione. È francamente un salto in avanti che non aiuterà a costruire quel rapporto di fiducia che deve esserci tra chi vuole realizzare una alternativa al governo Meloni”, ha detto un senatore Cinque stelle, molto vicino a Conte.
Ma per Palazzo Chigi, la sortita della segretaria dei dem è parso come un assist insperato (anche se la Schlein non è nuova a clamorosi “colpi di testa”, come quando ad Amsterdam accuso le destre al governo di essere una minaccia per la democrazia e la libertà) che andava assolutamente concretizzato.
Dopo qualche ora, infatti, ecco la pronta risposta della premier: "Leggo che Elly Schlein avrebbe finalmente accettato l'invito di Fratelli d'Italia a partecipare ad Atreju, ma solo in caso di un confronto diretto con me. Atreju è sempre stata una casa aperta al dialogo, anche con chi la pensa diversamente. Sono quindi pronta a confrontarmi con l'opposizione. Ma ritengo che al confronto debba partecipare anche Giuseppe Conte. Per due ragioni: la prima è che Giuseppe Conte, a differenza di Elly Schlein, anche negli anni passati è venuto ad Atreju senza imporre alcun vincolo. Lo ha fatto anche da Presidente del Consiglio. La seconda è che non spetta a me stabilire chi debba essere il leader dell’opposizione, quando il campo avverso non ne ha ancora scelto uno. Da parte mia, quindi, sono disponibile a un confronto unico con entrambi”, ha scritto in una nota sui social la premier, pregustando la maretta che si sarebbe creata nel cosiddetto campo largo.
In altre parole, in un colpo solo, Meloni ha rispedito al mittente la sfrontatezza della Schlein e allo stesso tempo ha riabilitato la leadership di Conte, uscita ancora una volta un po' ammaccata dal risultato delle urne. Lo schema della Schlein, dopo le Regionali, come spiega una fonte autorevole dei riformisti, sembra essere quello di rassicurare a parole Conte e altri pretendenti, per poi pugnalarli alle spalle.
“Schlein a parole apre a primarie di coalizione, ma in realtà è assolutamente contraria all’idea, perché sa bene di rischiare in una sfida a due con Conte o, peggio ancora, in una sfida allargata ad altri aspiranti leader. Ma il vero problema è che lei non è affatto aperta al confronto interno come vuol far credere. Si arrocca nel suo fortino e pretende di guidare il partito, eliminando con il sorriso i suoi potenziali avversari interni. I più pericolosi li ha parcheggiati a Bruxelles, altri come Bonaccini e Decaro li ha invece lusingati per poi fagocitarli sotto la sua ala protettiva. Restava da sistemare Conte, e con lui ha usato il bastone e la carota, concedendo magari una Regione, come la Campania, certa che il risultato di lista avrebbe comunque premiato lei. È un maldestro tentativo di coprire la sua sempre più evidente debolezza”.
Ecco allora che in una situazione simile, il centrodestra ha gioco facile ad alimentare quei dissidi malcelati, all’interno della coalizione avversa, evidenziando questa ambiguità della leadership, non ancora risolta. “Quando l’opposizione avrà un leader unico e riconosciuto da tutti saremo felici di accogliere ad Atreju un confronto diretto tra Giorgia Meloni e il leader individuato”.
È stato, non a caso, il commento caustico di Giovanni Donzelli capo organizzazione del partito della premier, di fronte all’offerta di confronto con la premier, inviata dal Nazareno. Giorgia Meloni in altre parole sembra voler adottare la strategia romana del Dividi et Impera, giocando sulla arcinota rivalità tra i due “galli” del centro sinistra.
Ed è anche per questo che Palazzo Chigi vorrebbe accelerare sulla legge elettorale, in un sistema in cui gli elettori dovrebbero votare il candidato premier, indicato nelle liste. E sullo stesso binario dovrebbe poi correre, come preannunciato dal Mazarino della premier, Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. È assai probabile ora che questa imprudente sortita della Schlein possa ulteriormente raffreddare i rapporti con il leader dei Cinque stelle, che, secondo chi lo conosce bene, sarà ora ancora più motivato a inseguire la leadership del centrosinistra, proprio ai danni della Schlein.
“Dobbiamo far vedere a questa presuntuosa chi ha le carte in regola per sfidare la Meloni, che in un confronto diretto la sbranerebbe”. Avrebbe detto ai suoi, pochi minuti dopo aver appreso della richiesta della segretaria dem. Insomma, non certo il clima adatto a costruire quel campo largo, da cui sempre per la Schlein sarebbe impossibile tornare indietro. E c’è chi maliziosamente arriva a immaginare un assai improbabile sorpresa dell’ultimo momento, che potrebbe regalare un clamoroso confronto tra la premier e Giuseppe Conte.
Un colpo di scena che avrebbe un effetto dirompente sul campo largo e sulla sua tenuta. In questo modo la Meloni potrebbe arrivare a prendere due piccioni con una fava: mortificare le velleità di leader della Schlein, riabilitando il suo principale (almeno peer ora) rivale interno alla coalizione di centrosinistra. Come si diceva prima, in una perfetta sintesi moderna del “Dividi et Impera”.