Atreju, Meloni ricompatta il Centrodestra. L'assenza di Schlein non è piaciuta nel Pd. Elly affondata dal "non alleato" Conte

Il bilancio politico della kermesse di Fratelli d'Italia

Di Alberto Maggi
Politica

Conte è stato chiaro: "Non siamo alleati. Lo saremo se ci saranno le nostre battaglie". Ma come farà il Pd a sposare la linea dei 5 Stelle?


Atreju 2025 si chiusa ieri con l'intervento appassionato, forte, deciso, ma senza toni eccessivi di Giorgia Meloni. Dopo gli applausi ai due principali alleati, i vicepremier Matteo Salvini ed Antonio Tajani, la presidente del Consiglio ha concluso la kermesse - che ha visto anche la presenza importante di ospiti internazionali del gruppo europeo Conservatori e Riformisti (ECR) del quale Fratelli d'Italia fa parte al Parlamento europeo - con un discorso che ha parlato sia alla pancia sia alla testa del suo popolo.

Meloni ha rivendicato con orgoglio di aver portato un partito del 4% al 30 (stando a tutti i sondaggi) e soprattutto di aver portato la destra italiana alla guida del Paese per la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Grande risalto anche alla compattezza, nonostante le differenze in politica estera e sulla manovra economica, del Centrodestra che riesce sempre a trovare la sintesi. E poi la grande battaglia di marzo con il referendum confermativo sulla riforma della giustizia, al quale la premier non lega le sue sorti politiche e quelle del suo esecutivo, ma che è sicuramente un passaggio chiave sia nel merito, viste le "ingerenze di una parte della Magistratura politicizzata", sia politicamente come sconfitta per le opposizioni divise quasi su tutto.

Atreju, che si è svolta ai Giardini di Castel Sant'Angelo a Roma, segnando l'edizione più lunga di sempre con numerosi ospiti politici e dello spettacolo, ha visto anche Affaritaliani protagonista. Il direttore Marco Scotti ha moderato martedì 9 dicembre la presentazione del libro “Il verminaio, l’inchiesta sui dossier dell’Antimafia”, firmato dalle giornaliste Brunella Bolloli e Rita Cavallaro. E poi per tutta la settimana che si è appena conclusa sono state tantissime le video-interviste a ministri e leader politici presenti alla kermesse di FdI che hanno riempito le pagine del nostro quotidiano online.

Politicamente resta ovviamente la scena della lite tra la ministra Elisabetta Casellati e Matteo Renzi, il quale le ha detto in faccia di essere "falsa". L'esponente di Forza Italia ha risposto per le rime ricordando e sottolineando la facilità con la quale l'ex premier insulta. Poi il tutto, tra le risate del pubblico, si è concluso con il ministro 'gigante' Crosetto che ha portato via Renzi di peso. Carlo Calenda ha stoicamente difeso l'Ucraina, l'invio di armi a Kiev, la necessità del riarmo europeo e il pericolo gravissimo che si chiama Russia. Sul fronte opposto Marco Rizzo, ex comunista e ora sovranista, ha accusato Italia ed Europa di aver gettato miliardi di euro per i water d'oro degli amici di Zelensky.

Nessun fischio dalla platea, nessuna contestazione, come ribadito più volte da Arianna Meloni, organizzatrice insieme a Giovani Donzelli. Atreju si è davvero confermata la terza camera del Parlamento e a far rumore è stata l'assenza di Elly Schlein. La segretaria del Partito Democratico era stata invitata ma pretendeva un faccia a faccia con Meloni. Come ospite che va a casa di qualcuno e vuole imporre le sue regole. Nel Pd questa fuga voluta della leader Dem non è piaciuta e ha lasciato l'amaro in bocca. In molti avrebbero voluta vederla nella "tana del lupo" difendere con le unghie le proprie critiche al governo dall'economia, ai temi sociali fino alla politica estera.

Ma il vero colpo pesante arrivato da Atreju a Schlein è stato quello assestato da Giuseppe Conte. Un'ora di intervento circa, 'Giuseppi' e l''avvocato del popolo' - come è stato presentato - ha snocciolato tutte le sue critiche a questo governo, ma soprattutto ha usato una frase molto netta e precisa: "Non siamo alleati del Pd. E un'eventuale alleanza (per le elezioni politiche, ndr) potrà esserci soltanto se verranno accolte le battaglie del Movimento 5 Stelle". Una doccia gelata per la segretaria del Pd, che dopo le vittoria in Puglia e in Campania aveva affermato "questa è la squadra per il 2027".

Conte ha rimesso tutto in discussione. E le "battaglie" dei 5 Stelle, come sappiamo bene, vogliono dire reddito di cittadinanza, magari un nuovo Superbonus e soprattutto una politica estera fortemente contraria al riarmo dell'Unione europea (oltre che al sostegno militare all'Ucraina). Tutti temi che imbarazzano fortemente il Pd che, malgrado vada in piazza con la Cgil di Maurizio Landini, fa sempre parte della famiglia dei Socialdemocratici Ue (quella dell'Spd tedesca e dei socialisti spagnoli di Pedro Sanchez) che sostiene la maggioranza della Commissione guidata da Ursula von der Leyen.

Che fare quindi? Rompere con Bruxelles per avere il 10-12% circa del M5S? Per non parlare poi dell'apprezzamento di Conte per Donald Trump, fumo negli occhi per i Dem. Che al loro interno non possono che dividersi ulteriormente, dopo l'assemblea nazionale di ieri che ha di fatto 'epurato' la minoranza abbandonata da Stefano Bonaccini, con questo atteggiamento del M5S. Insomma, la grande sconfitta di Atreju 2025 è stata Schlein. Prima per la sua assenza, secondo per le bordate di Conte.

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