Attacco Usa all'Iran, Meloni preoccupata dal rischio escalation. Ma se cade il regime di Teheran è una buona notizia

La premier e l'intervento militare americano. Inside

Di Alberto Maggi

Donald Trump e Giorgia Meloni

Politica

Cautela e prudenza da Palazzo Chigi per l'attacco Usa all'Iran, ma - dietro le quinte - via il dente via il dolore...

Cautela. Massima cautela a Palazzo Chigi, da parte della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dall'intero governo, per l'attacco a sorpresa da parte degli Stati Uniti a tre siti nucleari iraniani avvenuto nella notte tra sabato e domenica. La reazione del regime di Teheran e dei pasdaran, a parole, è stata durissima: "Ridurremo in cenere le basi Usa nel Golfo", E si sono fatti sentire con forza anche gli Houthi, il gruppo ribelle yemenita sostenuto dall'Iran, che hanno annunciato che la loro risposta agli attacchi statunitense all'Iran sarà "solo questione di tempo". Poco prima un membro del Consiglio politico supremo degli Houthi aveva minacciato di "ampliare la portata del conflitto" se non cesseranno gli attacchi all'Iran.

Come è noto la premier è sempre stata l'alleata europea più vicina a Donald Trump, unica rappresentante dell'Ue presente all'inaugurazione a gennaio a Washington e 'ponte' tra le due sponde dell'Atlantico per tenere aperto il dialogo sia sui vari fronti di guerra sia sulla querelle dei dazi Usa. Ma questa volta da parte di Meloni la prudenza è la parola d'ordine. Il timore, come ha spiegato il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, che si è detto "gravemente preoccupato dall'uso della forza da parte degli Stati Uniti contro l'Iran oggi" è quello di una "pericolosa escalation in una regione già sul baratro e una minaccia diretta alla pace e sicurezza internazionali" (parole di Guterres).

Molto importante sarà anche capire che reazione avranno la Russia e la Cina, in particolare Vladimir Putin visto che l'Iran è uno stretto alleato di Mosca a cui fornisce i droni per colpire in Ucraina (non tanto le dichiarazioni a caldo, abbastanza scontate di condanna, quanto che cosa accadrà nei prossimi giorni).

Dall'altra parte, però, se è vero che c'è il rischio escalation in Medio Oriente è altrettanto vero che arrivati a questo punto con il primo ministro Benjamin Netanyahu che non ha alcuna intenzione di fermarsi negli attacchi all'Iran e che le trattative avviate dall'Europa, Francia e Regno Unito in testa, sul nucleare di Teheran si sono rivelate un fallimento,

il ragionamento che dietro le quinte si fa a Palazzo Chigi è che se l'intervento di Trump dovesse accelerare l'implosione del regime degli Ayatollah alla fine non sarebbe una cattiva notizia. Insomma, via il dente (i pasdaran) via il dolore (la guerra). L'Italia sostiene la linea della diplomazia, del dialogo e della de-escalation e così farà per i canali ufficiali con Palazzo Chigi e Farnesina, pur senza ovviamente rompere con la Casa Bianca, anche se probabilmente da alcune cancellerie europee dovessero arrivare dure critiche (Eliseo e Macron in testa), ma alla fine se l'intervento militare Usa spazzasse via il regime teocratico di Teheran, anche se Meloni non condivide i modi, non sarebbe una cattiva notizia. Anzi, si potrebbe anche trovare, forse, una soluzione per la Striscia di Gaza e per il Libano che non avrebbero più il sostegno militare dell'Iran.

Leggi anche/ Gli Stati Uniti attaccano l'Iran. Trump: "Distrutti i siti nucleari". Teheran: "Conseguenze saranno eterne" - Affaritaliani.it

Tags:
attacco usa iranmeloni iranmeloni trump