Balneari e ombrelloni vuoti, dopo il tormentone dell'estate cresce il rischio di vincolare gli accessi anche ai boschi e alle vette

Mentre le spiagge piangono la perdita di qualche turista, la montagna sembra tornata a sorridere. Il rischio però è che scatti l’idea di qualche folle compensazione ad alta quota...

di Antonio Mastrapasqua
Politica

Il commento 

E se dopo i balneari aprissimo un nuovo fronte con i “montanari”? Mi spiego: alla quasi ventennale polemica sulle concessioni inamovibili per gli esercenti degli stabilimenti balneari, quest’anno si è aggiunta quella del “vuoto ombrellone”. Non ci sono ancora numeri ufficiali, almeno su base nazionale, ma qualche star del cinema e della televisione ha sostenuto che ci sono molti ombrelloni vuoti sulle spiagge italiane. E’ stato uno dei tormentoni dell’estate che sta finendo. In realtà qualche esercente ha detto che non è vero (qualcun altro, ovviamente ha invece rincarato la dose delle lamentele). Ombrelloni vuoti – se è vero – perché troppo cari?

E qui il fronte di chi piange miseria si divide, anzi si ricompatta: “Non è vero che sono troppo cari, ma è vero che guadagniamo poco”, provando così a smentire chi vorrebbe aderire alla richiesta imperativa dell’Europa che ci chiede da 19 anni di fare gare per assegnare le concessioni balneari.

Il Governo Meloni ha deciso di piegare la testa, dopo tante resistenze: le gare ci saranno dal 30 settembre 2027. Ma il contenzioso con l’Europa non è finito. Ora riguarda gli indennizzi. In luglio la Commissione europea ha inviato al Governo una lettera che muove diversi rilievi alla bozza di decreto ministeriale sugli indennizzi da versare ai concessionari uscenti. L’Europa ritiene che il Governo non possa varare norme che riconoscano una compensazione agli operatori che perdono lo stabilimento e si dice contraria a un aggravio a carico dei nuovi concessionari che vincono le gare.

Si annunciano mesi di nuove polemiche: il centro-destra, con toni diversi, ha sempre voluto intestarsi la difesa degli esercenti-concessionari delle spiagge italiane. Circa 30mila soggetti, con altrettante famiglie e collaboratori: un pacchetto di voti, che tuttavia non è detto che siano “fedeli”. La gratitudine è il sentimento del giorno prima, come ricordava Giulio Andreotti.

In questo nuovo filone di confronto – cioè di polemica – si inserisce il tormentone da spiaggia di queste estate: l’ombrellone è vuoto o no? Una domanda che finisce per far dimenticare un’altra questione: l’accesso alle spiagge può essere libero o deve essere solo affidato al concessionario. In punta di diritto la risposta è semplice: l’accesso al mare deve essere libero. Peccato che, dove ci sono esercenti organizzati si erigono palizzate o muretti (o tornelli) che impediscono di arrivare al mare, senza il pagamento del “pedaggio” che si traduce nell’affitto di un lettino, di un ombrellone o di entrambi.

Ed ecco che mentre le spiagge piangono la perdita di qualche turista, la montagna sembra tornata a sorridere. Dopo anni in cui è stata considerata la sorella povera delle vacanze, ecco che ritorna il suo “allure”. Complice il caldo torrido, forse.

Il rischio è che scatti l’idea di qualche folle compensazione. In un Paese abituato a essere libertario ma non liberale, potrebbe fiorire un progetto: perché non vincolare anche l’accesso ai boschi e alle vette? Perché non dividere i nostri monti (e magari anche le colline) in tante concessioni demaniale da affidare a nuovi esercenti? O magari indennizzare i balneari che perderanno la concessione della spiaggia, con una concessione di bosco o di sentiero?

Evidentemente ci dovremmo aspettare nuove palizzate e nuovi tornelli, anche nei prati e nelle radure montane. Insomma, invece di assicurare la libertà del mare, potremmo ridurre anche quella in montagna, magari immaginando di poter lucrare nuove risorse per il bilancio pubblico sempre in cerca di risorse aggiuntive. Speriamo che nessuno ci ascolti: la Legge di Bilancio è alle porte.

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